La commemorazione del 75° anniversario degli eccidi di Fivizzano durante la Seconda guerra mondiale

Il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e il Presidente della Repubblica Federale di Germania Frank-Walter Steinmeier sono intervenuti alla cerimonia. Enrico Rossi: "Rimettere al centro dignità e diritti della persona"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 agosto 2019 18:33

FIRENZE – Un incontro di particolare rilievo, quello di oggi a Fivizzano. Un incontro reso ancora più importante dalla presenza congiunta del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente della Repubblica federale tedesca Frank-Walter Steinmeier, proprio per rinnovare la memoria degli eccidi nazifascisti che sono avvenuti non solo nel territorio toscano, ma anche italiano ed europeo. Anche il presidente della Regione Enrico Rossi è intervenuto oggi a Fivizzano, in occasione del 75° anniversario delle stragi che insanguinarono il territorio nel ‘44, per rendere omaggio alle circa 400 persone che persero la vita.

Al loro arrivo a Fivizzano, i due Capi di Stato hanno incontrato alcuni sopravvissuti alle stragi. Successivamente, prima della cerimonia ufficiale, hanno deposto una corona presso la lapide che commemora i Caduti degli eccidi e hanno scoperto una targa commemorativa dell’incontro. In Piazza Vittorio Emanuele II si è svolta, quindi, la cerimonia nel corso della quale, dopo i saluti del Sindaco di Fivizzano, Gianluigi Giannetti e del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, hanno preso la parola il Presidente Steinmeier e il Presidente Mattarella.

“Sarebbe ingannevole pensare che quegli episodi siano avvenuti perché si trattava di un’altra, ben diversa epoca. Che chi se ne è reso colpevole appartenga a un tempo e un luogo lontani, che non sono quelli di oggi -ha affermato nel suo passaggio centrale il Presidente della Repubblica italiana- La pretesa che, in fondo, quei morti, quelle distruzioni, non siano attuali e che, quindi, non ci riguardino, quasi che fossero altre le comunità colpite, estranee le condizioni, è infondata.

Quelle vicende non sono un passato doloroso ma archiviato, anzi, da dimenticare! Al contrario, quei morti ci impongono di guardare con consapevolezza mai attenuata quei fatti. Se accedessimo alla tesi dell’oblio, rischieremmo di dimenticarci anche che in quei drammi affondano le radici e le ragioni del lungo percorso che, attraverso la lotta in Europa contro il nazifascismo, attraverso la Resistenza, con il recupero dei valori democratici e di libertà, ci ha portato alle nostre Costituzioni e nel successivo percorso di integrazione europea, alla nostra comune prospettiva storica. Se tutto questo non venisse sempre ricordato si realizzerebbe una fuga da noi stessi, dalla nostra storia, con il prevalere dell’incomprensione di ciò che siamo, con il prevalere dell’indifferenza, dell’estraneità verso ciò che autenticamente costituisce la nostra Repubblica. Si tratta di un rischio grave, che ci ruberebbe quella nostra storia di sofferenza e di riscatto. Offenderebbe il sacrificio dei nostri concittadini ai quali è stata sottratta la vita. Pretenderebbe di annullare il lutto dei familiari e il dolore di un’intera collettività. Questo non può accadere. La grande intellettuale tedesca, Hannah Arendt, ci ammoniva: E’ nella natura delle cose che ogni azione umana che abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo possa ripetersi anche quando non appartiene a un lontano passato. Nel corso della visita ufficiale compiuta a Berlino nel gennaio scorso, ho trovato lo stesso messaggio, all’ingresso del memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, espresso con parole di Primo Levi: È accaduto, quindi può accadere di nuovo. Una frase che, nella sua scabra semplicità, permea di significato la cerimonia di oggi perché, continua Levi in un altro passo: “e coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre. Il nostro futuro non può consistere nel ritorno a un passato di distruzioni, di oppressione dei popoli, di eccidi. E’ nostro dovere impedire che si creino condizioni in cui questo possa riprodursi. La nostra democrazia, i nostri valori di libertà, la spinta ideale che ha permesso all’Europa di risollevarsi e di riconciliarsi con se stessa, si fondano e si sviluppano proprio a partire dal sangue versato da innocenti, come avvenuto qui, e dal conseguente commosso grido dei padri fondatori dell’Europa: mai più guerre, mai più lutti. Un appello - monito e implorazione al tempo stesso - che trovò eco attenta nelle coscienze di coloro che - sopravvissuti all’abisso della barbarie - si posero come obiettivo la costruzione di una nuova Europa, finalmente pacificata, nella quale ostilità e sopraffazione fossero bandite”.

"Il nostro dovere – ha detto Rossi durante il suo intervento - è quello di trarre da questa commemorazione un monito sulla necessità di difendere e promuovere la pace, la convivenza e il rispetto tra i popoli. L'insieme delle stragi nazifasciste avvenute nel Comune di Fivizzano rappresenta uno degli episodi più tragici e rilevanti consumati sul territorio toscano nel 1944. Furono oltre 400 le vittime civili degli eccidi che avvennero da maggio a settembre 1944 nei paesi qui vicini.

Solo a Vinca morirono 174 persone. Dal 24 al 27 agosto, per ben quattro giorni consecutivi, si verificarono ogni genere di crudeltà, sevizie, saccheggi e torture. Stragi compiute con razionalità meccanica, con azioni indiscriminate nei confronti di civili, inermi e innocenti, non tanto in rappresaglia alle iniziative partigiane". Un'efferatezza, come ha sottolineato, Rossi "che non risparmiò donne e bambini, veri e propri crimini di guerra. E il modo che abbiamo per onorare coloro che furono barbaramente sterminati, per rendere loro giustizia, è mantenere viva la memoria.

Una memoria sulla quale si è costruita una civiltà europea che vuole rendere impossibile il ripetersi di quanto qui è avvenuto e purtroppo avviene in tante altre parti del mondo. ‘Mai più!' è stato l'imperativo dei padri fondatori dell'Europa, mai più guerre scatenate dal nazionalismo. Questa è stata la base della costruzione dell'architettura europea". "La Germania – ha aggiunto ancora Rossi - ha svolto un lungo e doloroso percorso di riflessione sul proprio passato, con grande puntualità e capacità di andare a fondo, che può essere di esempio.

Anche l'Italia deve continuare a coltivare con costanza la memoria e contrastare le tendenze che vorrebbero abolirla, allontanarla, considerarla cosa non attuale. Occorre infatti operare affinchè le spinte disgregatrici, che in Europa e nel mondo vediamo all'opera, non arrivino a mettere in discussione la pace, l'umanità, lo stato di diritto. Dobbiamo difendere una forma di convivenza fondata sulla tutela e sul rispetto della persona umana. Su questi temi l'attenzione del Presidente Mattarella è stata costante e preziosa e di questo voglio ringraziarlo". Infine, dopo aver sottolineato la capacità dell'Europa di sapersi rialzare ("in questi 7 decenni di pace, pur nelle contraddizioni, nei problemi, nelle ingiustizie mai risolte una volta per tutte, grandi masse di persone sono riuscite ad emanciparsi, a migliorare le proprie condizioni di vita, a raggiungere certi livelli di benessere, ad affermare la propria dignità e a vedere affermati i propri diritti."), Rossi mette in guardia sui rischi della messa in discussione di diritti faticosamente conquistati ("dovremo stare attenti a chi ha giudizi liquidatori su questi fatti.

Guai a noi se gettassimo via l'acqua sporca insieme al bambino, un tragico errore che non possiamo permetterci. La storia del fascismo e del nazismo ci insegna che una società, sopratutto in fasi di crisi sociale, non è mai al riparo da possibili degenerazioni, che n on può mai escludere che le conquiste in termini di diritti, civiltà, garanzie costituzionali e tutele sociali, possano essere messe in discussione e possa esserci un ritorno indietro, seppur in forme diverse, ma con lo stesso segno, con lo stesso particolare significato che qui abbiamo sperimentato attraverso la distruzione della persona e della sua dignità.

Il contesto attuale in Europa e nel mondo deve renderci avvertiti e vigili. In diversi paesi le garanzie dello stato di diritto sono indebolite o addirittura messe in discussione, organizzazioni politiche di chiara matrice neofascista guadagnano spazio e consenso. Come non ricordare proprio a Vinca, in occasione delle celebrazione di due anni fa con l'esposizione di una bandiera della Repubblica di Salò?"). Quindi la conclusione, ricorrendo ai valori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.

"Venne adottata nel 1948 – ha spiegato Rossi - in un Europa distrutta dalla guerra e ferita dal punto di vista materiale e morale. Il suo inizio è l'affermazione dell'uguaglianza di tutti gli essere umani. Attenzione: oggi sembra che questo valore di base, per una buona convivenza tra gli uomini, sia messo sullo sfondo, indietro rispetto all'egoismo e alla tutela personale, di gruppo, di etnia, di famiglia, di nazione. E' un errore gravissimo, perché irridere, contestare o rinnegare il valore dell'uguaglianza significa mettere in discussione principi democratici e conquiste che in questi decenni siamo stati in grado di realizzare.

Noi qui oggi, come esortava a fare Calamandrei, siamo ritornati a quelle radici, ai principi della nostra Repub blica e della nostra Europa. Il mio auspicio e il mio augurio è che da questo possiamo trarre un rinnovato slancio e una più forte energia che ci sorregga nello sforzo di difendere e rafforzare i principi del nostro vivere comune e della nostra comune civiltà europea".

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