In vacanza all’estero nell’estate del ponte Morandi

Basta un breve soggiorno in Europa per costringerci a un impietoso confronto tra le carenze italiane e la qualità della vita nel resto del continente

Nicola
Nicola Novelli
16 agosto 2018 06:00
In vacanza all’estero nell’estate del ponte Morandi

Almeno da 15 anni, come tanti, abbiamo deciso di trascorre le nostre vacanze in giro per l’Europa. Sopratutto quelle estive, perché il Mare Mediterraneo si rivela quasi ovunque più economico che da noi. Infatti nel resto del continente sono praticamente sconosciuti i tipici stabilimenti balneari della costa tirrenica, dove un paio di ombrelloni costano un canone stagionale pari quasi all’affitto di un immobile. Eppure le spiagge degli altri sono in ottime condizioni. Per intendersi la sabbia è pulita delle amministrazioni locali, l’accesso è libero, i bagnanti si portano l’attrezzatura da casa, oppure la noleggiano sul posto a un prezzo inferiore a quello del parcheggio giornaliero di un auto in Versilia. Di conseguenza il villeggiante può permettersi un pasto, o una bevuta in riva al mare, anche perché spende sempre meno che sedersi a qualunque ristorante fiorentino, anche se assaggia il frutto fresco del lavoro dei pescatori locali.

Ma i vantaggi che saltano ai nostri occhi all’estero non finiscono qui. Sia che raggiunga in auto una sperduta località dell’Algarve portoghese, che la vicina Dalmazia sloveno-croata, sia che si rechi in Languedoc, o nella meridionale Andalusia, l’automobilista scopre una rete autostradale a buon mercato, con l’alternativa di strade statali a quattro corsie e una rete viara provinciale con asfalto di buona qualità. E la fibra ottica non è soltanto un'espressione commerciale delle telecom, ma realtà entrata nelle case private anche nelle Isole Baleari.

Quasi ovunque un sistema di marketing turistico propone al visitatore elaborati programmi culturali, o di intrattenimento, ritagliati per giovani, famiglie, o anziani. Spesso con ampia offerta di eventi ad accesso gratuito. E se capita l’imprevisto di un consulto sanitario, persino nella più sperduta località delle isole Canarie, il medico di base è disponibile e si rivela più economico del ticket pagato in Toscana dai turisti stranieri. E le nuvole di zanzare fiorentine sono un lontano ricordo, non esclusa la paludosa Camargue, perché la disinfestazione non è scaricata sui portafogli privati, ma il risultato efficace ed economico della pianificazione pubblica.

Da anni, ad ogni visita all’estero, diamo conto -su queste pagine- del divario tra le reti tramviarie delle città europee e quella fiorentina. In ogni località troviamo già in esercizio un sistema integrato ferro/bus/bicicletta, con ampi parcheggi scambiatori e prolungamenti tramviari fuori del circuito urbano. Intanto, dopo due decenni di attesa, a Firenze non vediamo ancora in funzione la terza linea di quella tramvia che si è guadagnata il primato della più costosa d’Europa.

Il confronto con gli altri paesi è impietoso e non lascia alternative alla cruda verità: l’Italia, specie dalla crisi economica iniziata nel 2007, è un paese infrastrutturalmente arretrato. Nonostante un vivace tessuto imprenditoriale, ormai abituato a sopravvivere all’anarchia politica. Nonostante una società civile auto-organizzata nel volontariato, che tenta di alleviare le carenze della pubblica amministrazione. Nonostante tante singolari eccellenze, come in ogni parte del mondo.

Da 40 anni almeno il nostro paese ha smesso di credere nello sviluppo, è affogato nel debito pubblico e assiste a una lotta senza quartiere tra fazioni politiche per la conquista di un potere fine a se stesso. A nulla valgono le raccomandazioni delle istituzioni di Bruxelles che ci invitano ad arrestare la corruzione dilagante, a liberalizzare i mercati (per esempio quello turistico), ad approfittare davvero delle opportunità finanziarie dei bandi UE.

Vista da lontano, la tragedia del ponte Morandi (quello crollato a Genova, con vittime anche toscane) è la sintesi estiva del degrado italiano. Il paese natale per antonomasia del crimine mafioso, ma in cui l'unica minaccia sembra avere il volto nero degli immigrati, sia pur in transito temporaneo verso paesi che offrono un avvenire. E’ il ponte spezzato delle nostre speranze e di quelle dei giovani, destinati ad andare via, non solo in vacanza. L’ennesima voragine in cui ci ha precipitato una classe dirigente frantumata, in parte incapace di realizzare infrastrutture efficienti, in parte contraria alla loro stessa realizzazione. Un vuoto incolmabile che condizionerà a lungo la nostra vita quotidiana, in attesa di un nuovo risorgimento, che nessuno intravede.

In evidenza