Il Tirreno: l'assemblea dei redattori sfiducia il direttore Marcacci

Soprattutto stigmatizzata "la scelta di non pubblicare notizie di rilievo nazionale" come il "caso Manetti"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 Novembre 2025 03:50
Il Tirreno: l'assemblea dei redattori sfiducia il direttore Marcacci

L'assemblea di redazione de "Il Tirreno", ha sfiduciato, con 38 voti su 44 votanti, il direttore responsabile Cristiano Marcacci. I motivi sono illustrati nel documento condiviso da Cdr e corpo redazionale. L'Associazione Stampa Toscana "è al fianco dei colleghi, pronta a sostenerli, anche legalmente, nelle iniziative sindacali che intenderanno nuovamente intraprendere" .

IL COMUNICATO SINDACALE

"L’assemblea dei redattori del Tirreno sfiducia il direttore Cristiano Marcacci. Con 38 voti su 44 votanti, i giornalisti del Tirreno stigmatizzano il comportamento di una direzione che, insediatasi il 26 giugno 2025, non si è mai presentata in assemblea per fornire la linea politico editoriale come prescritto dal contratto nazionale di lavoro – che prevede questo passaggio come primo atto del direttore – e soprattutto stigmatizzano la scelta di non pubblicare notizie di rilievo nazionale come il “caso Manetti”, l’ex capo di gabinetto del governatore Giani, e oggi assessora alla cultura.

Crediamo che in realtà proprio la rimozione di una notizia di quel valore costituisca l’esplicitazione di fatto di una linea editoriale precisa. Un silenzio narrante. Con profondo imbarazzo per la storia di questo giornale e la sua immagine di presidio di democrazia mai sottomesso al potere, ieri, 27 novembre 2025, il Tirreno si è distinto nel panorama della stampa nazionale, non solo toscana, per essere stato l’unico – l’unico – ad aver scelto (perché di una scelta precisa si tratta) di non pubblicare una riga sul “caso Manetti”.

Si è scelto, cioè, di non dare la notizia politica dell’anno in Toscana. E allo stesso tempo, nello stesso giorno, di pubblicare un’intervista al presidente Giani a 48 ore dalle sue dichiarazioni fatte durante la visita al giornale, intervista che a posteriori appare apologetica e danneggia così perfino il collega che l’ha scritta, al quale peraltro non è stata data la possibilità di riaggiornarla almeno tentando di porre al governatore una domanda sul caso.

Sul giornale non è uscito niente. Il burqa all’informazione, ai fatti, alla realtà. Il contrario della nostra missione, dei nostri doveri professionali. Una contorsione anti-democratica inaccettabile che scredita il lavoro e la professionalità di tutti i giornalisti del Tirreno, poiché si tratta di fatti che erano conosciuti e descritti in un documento ufficiale del ministero dell’Interno.

Una decisione che ha avuto, ha e avrà ripercussioni enormi sulla credibilità della testata. Un fatto grave per chi ha scelto questo mestiere con passione, per chi - almeno fino a pochi anni fa - poteva vantare di farlo con la schiena dritta; certo, avendo di fronte a sé alcune stelle polari, ma senza condizionamenti tali che minassero la dignità professionale e quella del giornale.

Crediamo che perfino il lettore meno avvertito avrà notato questa rimozione. E quindi viene spontaneo chiedersi: perché un lettore dovrebbe alzarsi la mattina, fare la caccia al tesoro per trovare l’edicola, impazzire per un parcheggio o farsi chilometri a piedi prima di trovare un chiosco e scegliere il Tirreno? Perché dovrebbe spendere i soldi per un giornale che senza pudore le censura, le nasconde, le omette? Mi si nota di più se dico o se non dico? Ecco, ci siamo fatti notare da tutti.

È un fatto gravissimo, e riportare la notizia il giorno dopo, cioè oggi, solo a seguito di un'assemblea dei giornalisti che a larghissima maggioranza stigmatizza la scelta, è addirittura imbarazzante. Considerate tutte le omissioni, le risposte non date dal direttore e dall’azienda, i giornalisti del Tirreno non possono restare in silenzio, ma rivendicano la libertà di stampa che ha sempre contraddistinto la storia della testata e che un gruppo editoriale degno di definirsi tale deve garantire.

Tutto questo avviene in una fase difficilissima, in cui l’azienda e il direttore, negli unici incontri concessi alla rappresentanza sindacale, non hanno mai fornito alcuna risposta alle vere emergenze del Tirreno: dai carichi di lavoro insopportabili al rischio di nuovi tagli, fino alla possibilità di un ennesimo aumento di una cassa integrazione quasi mai interrotta in cinque anni e di un accorpamento o chiusura di redazioni. Su tutto ciò la direzione non si è mai espressa né l’azienda ha proposto o ipotizzato un piano di rilancio, limitandosi a beneficiare dei contributi statali per le aziende in crisi, a tagliare stipendi e edizioni, facendo perdere radicamento e identità al giornale.

Per questo la sfiducia al direttore è anche un segnale all’editore e alla comunità dei lettori, un grido d’allarme per la salvezza del Tirreno".

L’assemblea dei giornalisti de Il Tirreno

Il Comitato di redazione

In evidenza