Si celebra oggi il “giorno del ricordo” istituito nel 2004 dallo Stato italiano per ricordare le vittime delle foibe durante la seconda guerra mondiale e l’esodo delle popolazioni giuliano-dalmate di lingua italiana dai territori ora ricompresi in Slovenia e Croazia. Il 10 febbraio, giorno scelto per questo ricordo non è casuale: proprio il 10 febbraio a Parigi, con i trattati di pace, i territori orientali del regno d’Italia furono in parte consegnati alla Jugoslavia.
Per celebrare il Giorno del Ricordo, il Consiglio regionale della Toscana si trasferisce nel Teatro comunale di Laterina, dove questa mattina si tiene la seduta solenne. Il presidente dell’Assemblea legislativa, Antonio Mazzeo, rivolge in apertura il saluto e un ringraziamento al sindaco di Laterina Pergine Valdarno, Jacopo Tassini, per aver concesso di svolgere qui la celebrazione.
A Laterina sono infatti conservate le baracche del campo profughi degli esuli giuliano-dalmati, costretti a lasciare le loro case in Jugoslavia solo perché italiani. Le baracche saranno visitate al termine della seduta, con la deposizione di una corona. Nel ventesimo anno dall’inizio della celebrazione del ‘Giorno del Ricordo’, richiama le parole dell’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, “un grande toscano”, che disse: ‘Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale.
Devono essere radicati nella nostra memoria. Ricordati e spiegati alle nuove generazioni’. Ora che l’era dei testimoni sta finendo, dovrebbe prevalere la voce della storia. Le istituzioni sono chiamate a farsi amplificatori di memoria, non dobbiamo voltarci dall’altra parte”.
Il Novecento, prosegue Mazzeo, “sarà ricordato, purtroppo, come il secolo delle atrocità, delle guerre, dell’odio razziale, degli stermini di massa. La prima e la seconda guerra mondiale, la Shoah, le Foibe rappresentano episodi di inaudita violenza. Sono il prodotto della guerra, della disumanità delle scelte, non del caso”. Cita il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “che ieri ha detto: un muro di silenzio e di oblio, un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità si formò intorno alle terribile sofferenze di migliaia di italiane e di italiani massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto di fronte alla minaccia dell’impoverimento e dell’imprigionamento, se non in alcuni casi dell’eliminazione fisica”.
Ricorda come anche la Toscana “fu toccata da questo dramma. Si stima infatti che circa 2 mila persone furono portate qui a Laterina. Quello che era un campo di concentramento militare e di prigionia, si trasformò dal 1948 al 1963 in Centro di raccolta profughi dell’esodo giuliano-dalmata. Un luogo di sofferenza che mi piacerebbe, così come è accaduto per tanti altri luoghi della memoria nella nostra regione, potesse trasformarsi in un museo in grado di diventare testimonianza indelebile del pericolo rappresentato dai totalitarismi e dall’odio etnico”.
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Oggi, dice ancora il presidente dell’Assemblea toscana, “rinnoviamo ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti, agli esuli e ai loro discendenti il senso forte della solidarietà e della fraternità di tutti gli italiani e di tutte le cittadine e i cittadini della Toscana. Non una mera celebrazione, ma l’occasione per ribadire l’impegno delle istituzioni ad essere in prima fila per tenere viva, sempre e oltre ogni distinzione di parte, la fiamma della memoria”. Questa giornata “ci richiama una volta di più anche alla necessità di lavorare per costruire un’Europa più forte, più unita, più solidale”.
E richiama la tragedia attuale della guerra in Ucraina, che “ci riporta indietro nella costruzione di una comune appartenenza europea. Oggi siamo a pieno titolo cittadini europei. Siamo italiani in quanto europei. La cultura delle frontiere chiuse, degli egoismi nazionali, dei muri che dividono ha tuttavia ancora troppo spazio. È vero – conclude il presidente –: il dolore che provocò e accompagnò l’esodo delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane ha tardato ad essere fatto proprio dalla coscienza della Repubblica e un contributo prezioso perché queste vicende tornassero alla luce nella loro drammaticità lo hanno dato proprio le associazioni degli esuli”.
Un contributo “fondamentale per contribuire a quella ricostruzione della memoria che resta condizione per affermare pienamente i valori di libertà, democrazia, pace che sono e resteranno sempre alla base della nostra Toscana”.
“Per noi è un onore ospitare oggi la seduta solenne del Consiglio regionale in una giornata di giusto ricordo – dichiara il sindaco Jacopo Tassini –. Questa tragedia per troppo tempo è rimasta nell’ombra, ma non a Laterina. Qui a Laterina sono rimasti molti profughi per tanto tempo, nel ’48-49 c’erano circa tremila persone provenienti dal Venezia-Giulia, dall’Istria e dalla Dalmazia. Questo campo rappresenta una testimonianza importante.
Nella nostra popolazione è rimasta una memoria viva di quei fatti. I laterinesi – spiega il sindaco – hanno vissuto quel dramma fin da subito, tutti erano ben coscienti di quello che queste persone avevano vissuto. Si sono creati legami di solidarietà. Quelle persone erano semplicemente nostri connazionali che ebbero la sfortuna di trovarsi a vivere in quei territori. Furono sradicati dalla propria terra. È dovere morale di tutti noi farsi carico di quella dolorosa pagina di storia italiana, rimasta per troppi anni coperta da un vergognoso silenzio”.
Il sindaco indica “alcune assi poste al centro della sala: facevano parte dei giacigli dove dormivano i profughi, ci si leggono ancora le scritte lasciate da alcuni di loro. Le abbiamo portate qui per rendere più vivo il ricordo”. L’auspicio, dice ancora Jacopo Tassini, “è la creazione di un museo all’interno delle baracche rimaste, che divenga un centro di ricordo. Ci attiveremo perché possa diventare un segno e un monito per le generazioni future”. Auspicio raccolto, come detto, dal presidente Mazzeo: “Non è facile trovare risorse, ma ciascuno dovrà fare la propria parte”.
Per Maria Claudia Valdini, figlia di un esule istriano, giunto dalla costa orientale dell’Istria, “da una città che oggi si chiama Labin, prima si chiamava Albona”, ha letto un passo del libro ‘L’Istria di Gina’, di Giuseppe Crapanzano. “La terra dov’ero nata era diventata irriconoscibile”, racconta Gina che vedeva il suo desiderio di ricongiungersi al marito, subito mandato in Italia, fortemente ostacolato dai “comunisti che avevano preso il comando”.
Maria Claudia Valdini ha sentito fin da piccola i racconti del padre, “la sua storia e le storie delle persone. La nostra famiglia è stata divisa, la nostra è una storia di lontananza e di forza per mantenere i rapporti familiari e amicali. Questi venti anni di celebrazione rappresentano per noi un ricordo importante. Sono onorata di essere oggi qui”. Maria Claudia Valdini oggi vive a Firenze. “Mio padre era corrispondentesi di un giornale degli esuli, si è impegnato molto conservando le foto, con i suoi scritti a mantenere il ricordo”.
I racconti dei protagonisti hanno animato la seduta solenne del Consiglio regionale dedicata alla Giornata del Ricordo. Guido Giacometti, esule istriano e referente per la Toscana dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, ha vissuto negli anni dell’infanzia l’esperienza del campo profughi e ricorda come “per noi bambini poter giocare nascondendoci sotto le coperte era divertente, ma per tutti gli altri lo era molto meno”. “Il campo - ricorda – era diviso in veri e propri box con le famiglie divise solamente da uno spago tirato, si mangiava sui letti. Sto sostituendo dei testimoni che per problemi di salute non possono essere qui, ma rende molto bene l’idea dell’esilio una foto con lo sguardo della nonna triste e quello della nipote che contiene la speranza di andare in un posto migliore”.
Guido Giacometti ci ha tenuto a sottolineare come nella scuola, in Toscana, “si sia usata la tecnica dell’elusione, mentre gli alunni venivano portati alle celebrazioni della shoah ma non nei luoghi dove si è compiuto il massacro delle Foibe”. Una rimozione della memoria che invece non è avvenuta in Slovenia: “In quel Paese hanno lavorato per fare emergere la realtà. Noi abbiamo un problema con il corpo insegnante e con la Regione che, con cadenza biennale, organizza dei viaggi per accompagnare gli studenti sul confine orientale, un’iniziativa dal punto di vista tecnico fatta molto bene, si formano gli insegnanti, si parla con i ragazzi e poi un gruppo ristretto va e tornando riferisce la sua esperienza in classe. Noi da anni chiediamo di partecipare al comitato organizzatore dei viaggi, ma la risposta è sempre negativa e ci viene detto accontentatevi di una conferenza affidata a un nostro storico”.
Il referente per la Toscana dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha concluso il suo intervento spiegando il lavoro fatto in Slovenia per individuare fosse comuni e foibe: “La Slovenia ha un comitato governativo per la ricerca e al momento ne sono state individuate 601. Parliamo di un territorio che ha la superficie della Toscana e hanno finanziato il programma per altri 5 anni. Stanno anche usando tecniche avanzate per il riconoscimento delle vittime dalle ossa ritrovate e parliamo di migliaia di vittime. La stessa cosa non è stata fatta dall’Italia, dalla Croazia e del Montenegro. Abbiamo davanti un grande lavoro da parte del Governo c’è una grande spinta, ma per cambiare la mentalità ci vorrà qualche generazione”.
A chiudere la seduta solenne dell’Assemblea legislativa l’intervento del presidente della Giunta regionale Eugenio Giani che ha ringraziato tutti i presenti e in particolare il sindaco di Laterina Pergine Valdarno Jacopo Tassini “per il modo bello con cui si sta vivendo, con intensità e sentimento, questa giornata. Questo luogo dà il senso dell’autenticità, è stato il campo profughi più vissuto nella regione e ha fatto bene il presidente del Consiglio regionale Mazzeo ha ricordare come a volere nel 1992 la Giornata del Ricordo sia stato un grande toscano come il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Nella mia esperienza come assessore volli fortemente intitolare una piazza alle vittime delle Foibe, vicino alla Fortezza da Basso e purtroppo la targa è stata nuovamente vandalizzata e prontamente ripristinata. Quando inauguravamo delle vie c’era un’atmosfera di festa, in quell’occasione c’erano più poliziotti che partecipanti”.
“C’è stata tanta deformazione storica su quegli avvenimenti - ha proseguito il presidente Giani - e sento molto questa occasione per rappresentare una verità storica che per tanti anni è stata mistificata. Parliamo di un esodo di 350 mila persone costrette a lasciare tutto, disseminate in tutta Italia e spesso trattate con diffidenza. Personalmente l’immagine che mi tocca di più è quella del piroscafo Toscana che esce dal porto istriano. Nel cimitero di Trespiano c’è una parte dedicata a queste vittime che fino all’ultimo hanno sperato di poter tornare nella loro Istria, ma per decenni i confini sono stati chiusi ed era difficile tornare a casa”. Il presidente della Giunta ha poi sottolineato come in quella zona si respiri l’Italia da Spalato a Ragusa, l’attuale Dubrovnik, e come Dante nella Divina commedia vedeva i confini dell’Italia dalla Sicilia a Pola”.
“La vocazione espansionistica della Jugoslavia - ha aggiunto Giani - soffocò un profondo senso di italianità. Nelle Foibe morirono più di 10 mila persone per il senso di un’identità incancellabile dell’essere italiani. A loro e agli esuli va la mia più profonda solidarietà e mi sento di dover chiedere scusa per la diffidenza con cui furono trattati al loro arrivo in Italia”.
Il presidente Giani ha poi raccontato di come i suoi nonni ospitarono e aiutarono una famiglia di esuli da Pola e di come sia rimasto un grande rapporti di affetto e amicizia con i discendenti. “A Laterina restano poche vestigia del campo profughi, e qualunque progetto di valorizzazione e recupero avrà il sostegno della Regione. In un’Europa che ha addolcito i suoi confini - ha concluso - è nostro dovere dare un senso di vicinanza e solidarietà a chi ha vissuto il dramma dell’esodo”.
Alla seduta solenne, farà seguito la visita alle baracche che ancora testimoniano la presenza del campo profughi di Laterina e la deposizione di una corona in ricordo di quanti, vittime dell’esodo, persero la vita.
“A Campi Bisenzio occorre rimuovere la cortina di indifferenza e ostilità verso il Giorno del ricordo. Grave, infatti, la mancanza di un evento ufficiale quest' oggi alla presenza del Sindaco e dell' amministrazione comunale”.
Stamani omaggio floreale a Campi Bisenzio, ai giardini dedicati a tutti i martiri in via Siena.
“Oggi - hanno detto Paolo Gandola, capogruppo delle liste di centrodestra (Forza Italia-Pli-Udc, Lega, Cambiare si può e centrodestra campigiano) Nicola Douglas de Fenzi, capogruppo di Impegno Vero e Angelo-Victor Caruso, coordinatore di Forza Italia a Campi, insieme a Daniele Falciai di Impegno Vero e Genovina Pierini di Forza Italia- ricordiamo migliaia di innocenti assassinati nelle foibe del Carso triestino, tra il 1943 e il 1945, uccisi perché colpevoli di essere italiani, a cui vanno aggiunti i morti nei campi di prigionia.
Ricordiamo anche i circa 350 mila italiani che dopo la fine della guerra furono costretti ad abbandonare le loro case e le terre dove erano nati e cresciuti, quelle zone del confine orientale tormentate e tribolate, con una storia complicata e contesa, frammentata e conflittuale. Profughi nostri connazionali, italiani due volte, che hanno scelto l’esodo per sfuggire al disegno di conquista territoriale e di egemonia rivoluzionaria dei comunisti di Tito.
Il Giorno del Ricordo, così come quello della Memoria, deve essere un monito alle nostre coscienze - hanno aggiunto - se il dialogo non prevarrà sul pregiudizio, se lo spirito di fratellanza non prevarrà su quello della discordia, vi sarà sempre il rischio che i valori acquisiti della libertà, della democrazia e della giustizia possano ancora essere messi in crisi”.
Male ha fatto anche quest'anno l'amministrazione comunale a non prevedere una iniziativa istituzionale ufficiale per onorare la ricorrenza prevista per oggi da una legge dello Stato - hanno concluso - la storia non può essere vivisezionata a piacere, il dramma delle foibe è parte integrante della storia della nostra Nazione, piaccia o non piaccia”.
Si è svolto stamani al Teatro Verdi di Pisa un incontro in occasione del Giorno del Ricordo, organizzato dal Comune insieme a Prefettura di Pisa, Provincia di Pisa e Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato di Pisa. Un appuntamento che rientra all’interno della giornata di celebrazione, istituita con legge 92 del 2004 dal Parlamento italiano, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Alla mattinata, presentata e coordinata dall’assessore alla cultura Filippo Bedini, hanno preso parte gli alunni delle scuole medie cittadine, che hanno partecipato con letture di poesie e testimonianze, oltre al contributo musicale del Coro della scuola Fibonacci. Alla presenza delle autorità cittadine, sono intervenuti, il Prefetto di Pisa Maria Luisa D'Alessandro, il Sindaco Michele Conti, il Presidente della Provincia Massimiliano Angori e il Presidente dell'associazione ANVGD Pisa Clelia Kolman. A seguire si è tenuto il momento di approfondimento "Dalle foibe all'esordio - Il martirio degli italiani e la storia del confine orientale" con lo scrittore e filosofo Stefano Zecchi e il giornalista triestino Fausto Biloslavo.
Nel pomeriggio sono seguite le deposizioni di corone d’alloro e mazzi di fiori al cippo "Martiri delle foibe" a Marina di Pisa (in via Milazzo 55), alla rotatoria "Martiri delle foibe" a Porta a Lucca e alla rotatoria "Norma Cossetto".