Giorno del Ricordo: al Palagio di Parte Guelfa 150 studenti

Altra cerimonia a Trespiano questa mattina. In Consiglio regionale la seduta solenne dedicata alla memoria della tragedia degli italiani. La presidente Biti: “A tutti noi la responsabilità di vigilare perché azioni criminali come quelle di 70 anni fa non siano mai più permesse”

Redazione Nove da Firenze
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10 febbraio 2016 14:10
Giorno del Ricordo: al Palagio di Parte Guelfa 150 studenti

Firenze– “L’Assemblea toscana, insieme ai rappresentanti delle istituzioni politiche, civili e militari, si stringe attorno a chi ha vissuto la tragedia delle Foibe, a tutti coloro che hanno perso la vita e a quanti sono stati costretti ad abbandonare le loro terre”. Così il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, aprendo la seduta solenne, dedicata al Giorno del Ricordo. “Sarà nostro impegno non solo tenere alta la memoria di quei tragici eventi, ma anche far emergere la verità dalle nebbie della storia – ha continuato – perché ciò che è accaduto non avvenga mai più”.

Da qui il riferimento alla legge del 30 marzo 2004, istitutiva del Giorno del Ricordo, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati, nel secondo dopoguerra, e della più complessa vicenda del confine orientale. “Oggi abbiamo tra noi una testimone della storia, la signora Adriana Navicello, che riuscì a rifugiarsi nella nostra città avendo sposato un ufficiale fiorentino – ha raccontato il presidente – vide sterminata gran parte della propria famiglia ma si salvò scappando, incinta di otto mesi del suo primo figlio”.

“Questa bella e coraggiosa signora – ha sottolineato il presidente – che ha sempre rifiutato la platea, è simbolo di questa importante giornata, quindi anche monito e invito a parlare della tragedia delle foibe, vicenda per anni non sufficientemente considerata, ma che sta emergendo sempre più”. “La coscienza collettiva del popolo italiano sta portando avanti il ricordo – ha affermato – lo testimoniamo i presenti in questa aula, che ringrazio, ma anche tutti coloro che hanno partecipato alla cerimonia al cimitero di Trespiano, dove sono sepolti alcuni esuli”. “In un momento in cui la storia si evolve e invita alla partecipazione e alla solidarietà”, Giani ha concluso citando Dante, che parla di Pola come “ultimo lembo d’Italia, un lembo della nostra cultura e identità”.

“L’istituzione per legge del Giorno del Ricordo è un atto di giustizia dovuto alle vittime e ai loro congiunti, privati di quel riconoscimento pubblico, che è il segno tangibile dell’attenzione del Paese verso le tragedie del proprio passato”. Lo ha sottolineato Monica Barni, vicepresidente della Giunta regionale, nel suo intervento nella seduta solenne del Consiglio per il Giorno del Ricordo. “E’ un riconoscimento al dolore e alle sofferenze – ha aggiunto - di quanti persero la vita o videro tagliate le proprie radici, sradicati dalle proprie case e dal proprio mondo”. La vicepresidente ha ricordato che la Regione Toscana ha in grande considerazione la memoria pubblica delle tragiche vicende del Novecento, “nella certezza che si tratta di un investimento necessario dal punto di vista civile e culturale”.

“La conoscenza del passato – ha affermato Barni – è un incentivo all’impegno nella vita pubblica soprattutto per i nostri giovani, è quindi un contributo alla crescita della democrazia”. “Recuperare e fare emergere la memoria di quelle vicende drammatiche – ha aggiunto – è dunque un impegno non solo di una legge dello Stato, ma prima ancora un imperativo morale della coscienza e un dovere di onestà politica, che dobbiamo assumere”. In questa prospettiva, Barni ha rilevato che al fondo di questi drammi vi sia “l’onda lunga” della distruzione del patrimonio europeo, costruito intorno alla diversità di lingue, culture e tradizioni, che è stato immolato all’ideologia del nazionalismo esclusivo. “Il nostro paese si è dato una Costituzione – ha affermato la vicepresidente - che delinea i compiti di uno Stato impegnato nella difesa e nell’espansione dei dirittti della persona, diritti che sono intangibili e che rappresentano la garanzia sostanziale che il passato non tornerà”. A suo giudizio, chiuso il capitolo delle ideologie, i giovani di tutta Europa possono ripartire dal tema della speranza, intesa non solo come spinta verso un mondo migliore, ma come “capacità di fare i conti con il presente e con il passato, altrimenti la nostra tensione verso il futuro è vuota e nel vuoto non c’è spazio né per il bene, né per il meglio”.

Si è svolta questa mattina a Trespiano la cerimonia in ricordo delle vittime della tragedia. Il Comune di Firenze è stato rappresentato dalla presidente del Consiglio comunale Caterina Biti. “Il giorno del ricordo non soltanto momento per onorare la memoria delle vittime – il cui numero purtroppo resta ancora non conosciuto in modo preciso – ma occasione importante per assumere, ognuno, nel proprio ruolo, dal semplice cittadino al più alto responsabile delle istituzioni, la responsabilità di essere vigili e attenti perché azioni criminali come quelle accadute 70 anni fa non possano più trovare terreno in cui attecchire” ha dichiarato Biti. La cerimonia ha visto inoltre la presenza del presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, di alcuni sindaci dei Comuni dell’area fiorentina e di consiglieri comunali e di Quartiere.

Al Palagio di Parte Guelfa, all’iniziativa organizzata dall’assessorato all’educazione (in collaborazione con l’Istituto Storico per la Resistenza in Toscana-ISRT), si è parlato delle stragi avvenute durante e dopo la fine della seconda guerra mondiale. Presenti, insieme alla vicesindaca Cristina Giachi ed agli studiosi Silvia Salvatici (università di Milano) e Silvano Priori (ISRT), 150 studenti di alcune scuole della nostra città: le secondarie di primo grado Calvino, Pieraccini e PioX-Artigianelli e l’Istituto professionale Aurelio Saffi. «Ciò che rende le storie oscure e manipolabili in sovrapposizioni ideologiche che le snaturano – ha sottolineato la vicesindaca nel suo intervento – è l’ignoranza, il non capire ciò che è successo.

Ogni anno, di questa complessa vicenda del confine orientale, scegliamo un profilo. Questa volta abbiamo scelto quello dell’esodo perché una delle forme assunte dalla violenza in quelle zone fu proprio quella di costringere tante persone a lasciare la propria casa». «Ci sono ancora testimoni dell’esoso degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia - ha aggiunto – e possiamo utilizzare questa ‘memoria vivente’ per costruirne una collettiva. Quest’ultima poggia sui resoconti di quanti hanno vissuto quella tragedia, che poi hanno avuto la generosità di rinnovare quel dolore per condividerlo con noi, e di coloro che hanno assunto il compito di studiare quel periodo». Dopo gli interventi è stato proiettato il video ‘Perché la notte’ di Lorella Rotondi, professoressa di lettere al Saffi ed esule di seconda generazione.

I militanti di Casaggì Firenze e Gioventù Nazionale nelle scuole fiorentine con volantinaggi a tappeto per ricordare i martiri italiani infoibati e l’esodo dei dalmati, dei giuliani e degli istriani. Nel volantino il riferimento “provocatorio” all’assenza di riferimenti, nei libri di testo, ad una delle tragedie più infami del Novecento: “Chiedi ai tuoi professori cosa sono le foibe”. “Questa mattina, nel giorno del ricordo, abbiamo scelto di volantinare a tappeto nelle scuole superiori della città per sensibilizzare gli studenti e ricordare i martiri delle foibe”, così affermano da Casaggì Firenze.

“Al termine della seconda guerra mondiale - proseguono i referenti della destra studentesca - sul confine orientale delle terre d’Italia le milizie comuniste del maresciallo Tito massacrarono deliberatamente decine di migliaia innocenti, gettandoli nelle cavità carsiche. Nelle foibe finirono tutti, anche alcuni partigiani “bianchi”: era in atto una pulizia etnica ai danni degli italiani che voleva preparare il terreno per la terribile dittatura comunista che di lì a poco si sarebbe instaurata”.

“Questi innocenti sono stati uccisi due volte: dall’odio comunista dei partigiani titini e dall’oblio di una cultura imposta e faziosa che ha relegato questa tragedia sotto silenzio, rimuovendola dai libri di storia e negando al nostro popolo il diritto di conoscere una vicenda che ha segnato le vite della nostra gente. Un massacro del quale ancora si stenta a parlare a causa dell’imbarazzo provato da certa sinistra, all’epoca connivente con i carnefici”. “Oltre alle vittime - concludono da Casaggì Firenze - vi furono anche 350.000 esuli istriani, giuliani e dalmati, costretti a fuggire lasciando le proprie case e la propria vita: una volta arrivati in Italia furono accolti con sputi e insulti dai comunisti italiani, quelli che oggi parlano di “accoglienza”.

Anche il Parlamento degli Studenti della Toscana partecipa alle commemorazioni del Giorno del Ricordo in occasione della Seduta Solenne del Consiglio Regionale della Toscana per ricordare la tragedia delle foibe e dell’esodo delle comunità giuliano-dalmate e istriane. “Una strage crudele – ha affermato il Presidente del Parlamento Bernard Dika – che non deve essere dimentica o trascurata, dove più di 10mila persone furono gettate ancora vive o già morte nelle cavità carsiche al confine orientale e quasi 300mila furono costrette ad espatriare dalle loro case e terre.” “Oggi, nelle nostre scuole – ha aggiunto il Presidente a margine della Seduta Solenne – dove troppo spesso non possiamo affrontare le stragi della storia contemporanea per mancanza di tempo nei programmi didattici, abbiamo comunque il dovere di rinnovare la memoria di quegli avvenimenti per affermare il riconoscimento delle reciproche identità e della storia di ciascuno”.

E’ stata una cerimonia particolarmente partecipata quella che si è svolta questa mattina a Fucecchio in occasione del Giorno del Ricordo, la commemorazione che ogni 10 febbraio ha il compito di tener viva la memoria su tragici fatti che, alla fine della seconda guerra mondiale, colpirono la popolazione italiana della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia, con le sofferenze dell’esodo forzato e l’orrore degli oltre 11 mila morti, tra quelli deceduti nei campi di concentramento e quelli gettati nelle foibe. All’invito dell’amministrazione comunale, presente in Piazza XX Settembre con il sindaco Alessio Spinelli e con la vicesindaco Emma Donnini, hanno risposto autorità civili e militari, molte associazioni e soprattutto il mondo della scuola, presente con ben quattro classi delle scuole primarie Carducci. Il sindaco Spinelli ha ricordato ai presenti quanto sia importante ricordare questa tragedia che per troppi decenni è stata dimenticata, soprattutto per opportunismo politico e pregiudiziali ideologiche, e, citando anche il Presidente emerito Giorgio Napolitano, ha sottolineato come, oltre all’imperdonabile orrore contro l’umanità, vada ricordata anche la “congiura del silenzio”. Il primo cittadino poi, rivolgendosi in particolare agli studenti, ha ricordato quanto sia necessario un impegno quotidiano da parte di tutti per il mantenimento della pace.

San Gimignano celebra il giorno del ricordo giovedì 11 febbraio con un incontro dedicato alle classi terze medie dell’Istituto Folgòre da San Gimignano (ore 9,30 – Teatro dei Leggieri). Durante la mattinata sarà proiettato materiale didattico sulla tragedia delle foibe con il contributo di Franco Cecotti, membro dell’Anpi Provinciale di Trieste e studioso della complessa “questione orientale”. Porteranno il loro saluto l’amministrazione comunale di San Gimignano e rappresentanti della sezione Anpi di San Gimignano. L’iniziativa, che rientra nelle attività previste dal Protocollo d’intesa “Attività di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della Resistenza”, è promossa dall’amministrazione comunale per far conoscere alle nuove generazioni la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, l’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e la più complessa vicenda del confine orientale

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