Firenze – A conclusione del dibattito sul lavoro della commissione d’inchiesta sugli eventi alluvionali del 29 e 30 ottobre e del 2 e 4 novembre 2023 in Toscana, il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione del Partito democratico e un ordine del giorno di Fratelli d’Italia.
La risoluzione è passata a maggioranza con il voto favorevole di Pd, Iv, M5s e gruppo misto-EcoSistema e il voto contrario di Fratelli d’Italia e gruppo misto-Merito e Lealtà. Nel testo, si “condivide integralmente” la relazione di maggioranza e in particolare “l'impegno a proseguire con determinazione e in modo coordinato tra tutti i livelli istituzionali nelle politiche di prevenzione e riduzione del rischio idraulico e idrogeologico, in ragione dell'evidenza che fenomeni metereologici eccezionali come quelli che hanno originato gli eventi del 2023 sono sempre più frequenti, conseguenza di quel cambiamento climatico che ancora oggi qualcuno vorrebbe negare; l'individuazione dello scopo della commissione di inchiesta, strumento non finalizzato ad individuare eventuali responsabilità di singoli negli effetti degli eventi (compito, questo, proprio di altri organi costituzionali), ma all'attività di approfondimento dei fatti, della funzionalità del sistema di allertamento come dell'attinenza e dell'efficacia delle procedure di emergenza attivate, dell'adeguatezza delle opere di difesa del suolo come del sistema di riconoscimento degli indennizzi per i danni subiti da cittadini ed imprese, così da aiutare il Consiglio regionale, nello svolgimento delle proprie funzioni statutariamente garantite, ad assumere iniziative ed atti da esso valutati necessari per far conseguire, a questi eventi, che vanno definiti nella loro intera tragicità, per le vittime che hanno prodotto, per i danni, strutturali ed economici, che hanno creato, per il disagio che hanno creato a migliaia di toscani, un rinnovato impegno per la tutela del territorio; la capacità di aver dimostrato l'impellente necessità di tutte le risorse economiche necessarie a realizzare tutto quel sistema di interventi di riduzione del rischio idraulico ed idrogeologico che, in forza di quanto previsto dal Codice della Protezione Civile, sono stati indicati all'attenzione del Dipartimento Nazionale di protezione Civile, dunque al Governo presso cui esso è costituito ed opera, nell'ambito dell'elenco degli interventi di cui alla lettera D dell'articolo 25 comma 2 del Codice, cioè quegli “interventi, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo nelle aree colpite dagli eventi calamitosi, strettamente connesso all'evento e finalizzati prioritariamente alla tutela della pubblica e privata incolumità, in coerenza con gli strumenti di programmazione e pianificazione esistenti”.
Interventi ammontanti, in termini economici, complessivamente a 1,1 miliardi euro”.
La risoluzione impegna inoltre la Giunta regionale, “per gli ambiti di rispettiva competenza, a recepire e le proposte operative offerte dalla relazione di maggioranza”.
Approfondimenti
L’ordine del giorno di Fratelli d’Italia, primo firmatario il capogruppo Vittorio Fantozzi, è stato approvato all’unanimità, nel testo sostitutivo che ha accolto gli emendamenti proposti dal Partito democratico. Impegna il presidente e la giunta regionale ad “attivarsi affinché: a decorrere dalla prossima consiliatura, sia sviluppato un aggiornamento delle attività di monitoraggio e controllo sull'attività resa dai Consorzi di Bonifica in materia di difesa del suolo, anche mediante la previsione di specifiche relazioni a cadenza programmata trasmesse al Consiglio regionale nelle sue funzioni di indirizzo e controllo; siano assunte a livello statale iniziative che possano agevolare una risposta univoca da parte dei sindaci di comuni contermini in presenza della medesima allerta, in tema di iniziative quali la chiusura di scuole, parchi, giardini, attività commerciali, a partire dalla revisione della direttiva della presidenza del Consiglio dei ministri e conseguentemente sia adeguata la delibera di giunta regionale 395/2015, anche al fine di verificare che la zonizzazione all'epoca adottata sia sempre rispondente alle necessità attuali, anche alla luce del verificarsi sempre più frequente di eventi avversi connessi ai cambiamenti climatici e che quindi si proceda una micro-zonizzazione del rischio idrogeologico; siano implementate le attività di formazione in favore degli enti locali svolte dal Settore protezione civile regionale, anche al fine di giungere all'adozione di Piani comunali di protezione civile sempre aggiornati e che, in relazione a tali Piani, la Regione assuma iniziative affinché i comuni non si sottraggano ai loro obblighi; sia attivato un confronto con Anci finalizzato a garantire un sostegno tecnico alle amministrazioni locali, ai cittadini e alle imprese, in particolare per quanto concerne la rendicontazione dei danni subiti per eventi meteorologici avversi o frane, così da facilitare l'ottenimento dei ristori; sia sempre più garantito, anche con risorse regionali, per le opere di competenza dei comuni connesse alla riduzione del rischio idrogeologico, il sostegno alle attività di progettazione da parte dei comuni stessi, in particolare di quelli più piccoli; anche in ragione della proposta della Giunta regionale sui Piani di adattamento climatico siano promossi Piani speciali di intervento per alcuni territori, in particolare quelli delle aree interne già soggetti ad altri problemi – come l'assenza di servizi sanitari e commerciali e le difficoltà di collegamento – per i quali l'esposizione al rischio idrogeologico potrebbe comportare il completo spopolamento; siano adottate ulteriori specifiche norme volte al contenimento del consumo del suolo, soprattutto nelle aree maggiormente esposte al rischio idrogeologico; sia migliorato il sistema di monitoraggio dei tombamenti dei corsi d'acqua effettuati anche in epoche più o meno remote, al fine di elaborare piani di intervento per la messa in sicurezza dei territori interessati; si continui a sostenere l'attività delle aziende agricole nella cura dei terreni e sia favorito il recupero produttivo dei terreni incolti e abbandonati”.
L’odg, ha spiegato in Aula Elisa Tozzi, “torna su alcuni capisaldi della nostra relazione di minoranza e siamo disponibili ad accogliere le proposte di emendamento della maggioranza”.
“Noi non diciamo ‘arrangiatevi’ ai cittadini e alle imprese, al contrario proponiamo un modello diverso di governo del territorio, parlando il linguaggio della verità”, dichiara il portavoce dell’opposizione, Alessandro Capecchi (FdI). “Dire che tutto si può risolvere attraverso gli interventi di cui alla lettera d) dell’articolo 25 del Codice di protezione civile è prendere in giro i cittadini”. All’assessora Monni risponde “che intanto 647 milioni sono arrivati e sono lì, in parte ancora da spendere.
Non si è detto ancora niente sulla manutenzione ordinaria e straordinaria. Ci risulta che le cartografie del Pgra siano oggi adeguate anche al fenomeno del ‘flash flood’. Ricordo che la maggior parte dei danni sono arrivati da rotture arginali. La priorità deve essere la messa in sicurezza del territorio, non la creazione di nuove opere che richiedono per la loro stessa natura ulteriori opere di contenimento idraulico e l’impegno compete non solo al Governo, ma anche alla Regione”.
“È vero che la difesa idraulica non è una competenza solo dello Stato, ma mentre la Regione Toscana ha sempre fatto la sua parte, mettendo negli ultimi sette-otto anni una media di 100 milioni ogni anno, non tutti i governi nazionali hanno avuto lo stesso approccio”, dichiara Federica Fratoni (Pd), che ricorda “un Governo di centrosinistra, nel 2015, ha costituito una struttura apposita chiamata ‘Italia sicura’ e ha messo oltre un miliardo di euro. Questo per Firenze ha voluto dire la realizzazione, attualmente in corso, delle quattro casse di espansione che consentiranno all’Arno di reggere una piena del livello di quella del 1966.
Purtroppo, da quel momento in poi e questo Governo non fa eccezione, non solo è stata smantellata quella struttura, ma si sono disimpegnate anche risorse in questa direzione. Fortunatamente è arrivato il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Serve un approccio sinergico, determinato convinto e molto lungimirante. Non sono per lo scaricabarile – ha concluso la consigliera –, la Regione nel suo campo di competenza ha dimostrato di fare con impegno e con risorse, mi aspetto che dallo Stato e dal Governo ci sia una riconsiderazione di questa priorità”.
Il capogruppo del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli, ha rivolto un ringraziamento alla commissione per il lavoro svolto. “Siamo sempre stati molto disponibili, perché eravamo certi dell’esito. L’impegno della Giunta su questi eventi è stato puntuale e poderoso – ha dichiarato –, il lavoro della commissione ci consegna anche segnalazioni nei confronti delle quali diamo dimostrazioni di apertura”, ha sottolineato anticipando il voto favorevole all’ordine del giorno di Fratelli d’Italia, nel testo sostitutivo emendato.
“Dobbiamo intervenire per migliorare la parte operativa dei soccorsi, ma soprattutto agire sulla prevenzione”, ha aggiunto Ceccarelli. “Servono politiche trasversali che prima ancora di mettere a punto una macchina sempre più efficiente vanno curate e finanziate. Al di là dei finanziamenti, che in alcune fasi ci sono anche stati e ‘Italia sicura’ fu un grande piano che portò ingenti risorse, è fondamentale la programmazione. Alla fine – ha concluso Ceccarelli –, l’esperienza di questa commissione mostra la maturità di quest’Aula e dà un contributo per le scelte future”.
“E’ stato un lavoro importante, quello svolto dalla commissione per analizzare un evento alluvionale importante che non può più essere definito eccezionale considerati i numerosi eventi calamitosi che hanno riguardato la nostra regione – ha detto il consigliere Marco Martini (Pd). - Siamo una regione sottoposta a eventi climatici avversi, per i fiumi, per le zone montane e per la conformazione dei territori. Siamo di fronte alla mancata manutenzione dei boschi e vulnerabilità dei sistemi fognari.
Bisogna limitare al massimo il consumo di nuovo solo e rispettare in modo più efficace l’ambiente. Si deve dare priorità agli interventi di messa in sicurezza dei territori per evitare danni ancora maggiori in futuro. L’importanza che tutti gli enti coinvolti collaborino per migliorare la tenuta del territorio della Toscana, per diminuire i rischi idraulici e dove è possibile snellire le procedure amministrative necessarie. La Regione segue con attenzione la criticità ambientali.”
Anche il consigliere regionale Maurizio Sguanci (Italia Viva) ha espresso apprezzamento per il lavoro della commissione d’inchiesta. “Bisogna programmare una serie di interventi per consentire al territorio di trattenere la maggiore quantità di acqua possibile – ha detto. – Si deve lavorare sui boschi, sulle aziende agricole, sulle casse di espansione, sulla fortificazione degli argini. Ci troviamo di fronte a precipitazioni eccezionali non arginabili, guardate cosa è successo in Spagna e Germania. Occorre una strategia complessiva, salvaguardare il suolo e costruire con criteri rispettosi dell’ambiente. Da oggi dobbiamo introdurre strategie e risorse nuove dal punto di vista politico e urbanistico per arrivare ad un sistema che porti ad una progressiva riduzione dei rischi.”
“La commissione d’inchiesta sull’alluvione ha fatto un lavoro serio e rigoroso – ha detto Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia) – e ha messo in evidenza che oggi i cambiamenti climatici e gli eventi eccezionali a cui assistiamo trovano un territorio fragile, dove si è costruito troppo creando fenomeni evidenti di impermeabilizzazione. Per mettere abbastanza in sicurezza il nostro territorio credo che occorrerebbe trovare risorse per oltre un miliardo di euro. La politica regionale mette poche risorse sulla difesa del suolo e quindi diventa difficile chiedere maggiori risorse al governo centrale. Apprezziamo la relazione di minoranza, ma abbiamo letto con interesse anche la relazione della maggioranza. I problemi di difesa del suolo nelle nostre città sono destinati ad aumentare e quindi tutte le forze politiche sono chiamate ad un maggiore impegno e alla massima collaborazione.”
“Vorrei ringraziare tutta la commissione per il lavoro fatto – ha detto la consigliera regionale Cristina Giachi (Pd) – e oggi occorre fare una riflessione ulteriore sugli effetti devastanti del cambiamento climatico. Bisogna prendere atto dei cambiamenti in atto e occorrono nuove politiche di prevenzione e salvaguardia per costruire un futuro diverso e più gestibile.”
Il dibattito in Aula è proseguito con l’intervento di Marco Niccolai (Pd), che ha fatto riferimento “alle valutazioni emerse dall’intervento del portavoce dell’Opposizione Alessandro Capecchi. “Dalle sue parole - ha detto Niccolai - pare che la Regione abbia fatto richieste improprie, che esulano dagli interventi compresi nella lettera D del Codice di Protezione civile. Si tratta di un’affermazione allarmante per i nostri territori, per i nostri comuni, per i nostri cittadini, per le nostre imprese. Se la linea del governo nazionale è di finanziare solo le somme urgenze, siamo sostanzialmente di fronte a un venir meno del supporto per questi territori e ciò equivale a dire loro ‘arrangiatevi’ ”.
Niccolai ha poi parlato della legge 65 del 2014 “che ha un’interpretazione chiara a tutela del territorio”. “E’ necessario capire se questo è un valore condiviso – ha affermato - e se quel provvedimento, che non è ovviamente perfetto, debba essere migliorato oppure se ci siano in quest’Aula forze che lo vogliono smantellare, perché questo sarebbe incompatibile con una pianificazione del territorio attenta alle ragioni della sostenibilità e alle questioni del contrasto degli effetti del cambiamento climatico. Effetti che, dopo il novembre 2023, si sono palesati nella nostra regione con una violenza e con una frequenza mai viste prima”.
A concludere il dibattito è stato l’intervento dell’assessora regionale all’Ambiente e Protezione civile Monia Monni, che ha ribadito come la Toscana sia sempre stata una regione che in prevenzione ha sempre investito molto. “La nostra regione ogni anno investe 200 milioni tra manutenzione e realizzazione di nuove opere idrauliche – ha affermato – . Dunque i 667 milioni che il governo ha rivendicato di averci dato in 10 anni, rappresentano una frazione di quello che ogni anno investiamo. Una cifra importante, ma lontana dal nostro fabbisogno e dal passo che abbiamo scelto di tenere”.
Monni ha sottolineato l’importanza di “introdurre modificazioni anche al concetto di prevenzione”. “Trovo estremamente apprezzabile – ha detto - il percorso che l'Autorità di Distretto ha deciso di intraprendere per modificare le carte che mettono su disegno le aree a rischio, perché oggi oltre alle aree alluvionabili bisogna prevedere anche le aree sottoposte agli eventi rapidissimi, cosiddetti flashflood. Quello che purtroppo sta accadendo in alcuni territori è che si fanno le pianificazioni urbanistiche tenendo conto esclusivamente del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni e non dei flashflood, rendendo magari edificabili aree che non sono in una zona di pericolosità elevata, ma che si sono allagate nelle ultime alluvioni.
L’urbanistica, le città, devono stare dentro il concetto di prevenzione. È necessario mettere in piedi un processo di mutamento anche mentale, di concezione, di paradigma mettendo a disposizione strumenti innovativi, conoscitivi, ma anche risorse”.
Ancora sui piani di protezione civile Monni ha evidenziato come “essi debbano essere aggiornati, semplici e accessibili alle cittadine e ai cittadini”. “Abbiamo chiesto a tutte le regioni, di tutti i colori politici, di mettere mano al codice – ha affermato - . Io sono preoccupata e l'ho detto in Conferenza delle regioni, perché un codice di questo tipo, nato con la partecipazione di tutte le regioni, dei comuni, dei cittadini, delle associazioni, non si può modificare via e-mail.
Bisogna fare una grande discussione che parte non tanto dalla teoria, ma dalla pratica”. Monni ha poi parlato della “lentezza con cui le opere riescono ad atterrare sui territori”. “Per fare un argine che difende una comunità, un ente locale, il genio civile o il Consorzio di bonifica devono sottostare alle stesse regole di chi deve fare una lottizzazione – ha spiegato – E dal momento che quell'opera serve perché mette al sicuro una comunità, al momento in cui mettiamo la ruspa su un argine, passano anni, che non ci possiamo più permettere perché la risposta serve oggi”.
Infine il tema dei finanziamenti. “Senza una programmazione i progetti invecchiano. E allora perché smantellare una struttura come Casa Italia che riusciva a fare programmazione? Per noi la programmazione vale ancora delle risorse”.
Monni ha poi espresso preoccupazione per il fatto che, “per le recenti alluvioni, a partire da quella del novembre 2023, sono arrivati solo i fondi delle somme urgenze, che sono cerotti, mentre non si sa nulla dei soldi destinati alla riduzione del rischio residuo. Questo è preoccupante perché per l'alluvione del novembre 2023, che era l'oggetto della Commissione di Inchiesta, c'è un piano che stima il danno subito dalla Regione Toscana per oltre 2 miliardi di euro e che ha indicato un fabbisogno di 1 miliardo per gli interventi di riduzione del rischio residuo.
È lo stesso piano che abbiamo consegnato all'Europa per avere i 67 milioni del Fondo di Solidarietà Europea, sottoscritto dal Dipartimento e consegnati anche dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Io trovo inaccettabile che di fronte a una difficoltà, il Governo preferisca dire che non si tratta di interventi correlati. Perché di quei soldi abbiamo bisogno. Se non possiamo avere 1 miliardo, diteci quanto possiamo avere e in che tempi. Siamo a maggio e perdere l'estate per fare quelle opere indispensabili, vuol dire perdere un anno.
Abbiamo urgenza di avere risposte in questo tempo”. “Il tema che è in gioco è politico – ha concluso Monni - . Noi stiamo discutendo e decidendo se il Governo della transizione ecologica è pubblico o se non lo è. Questa è la posta in gioco. Lo Stato in tutte le sue forme deve farsi carico della sicurezza dei propri cittadini o i cittadini si devono fare l'assicurazione privata? Io credo che spetti al pubblico e che lo Stato debba lavorare per essere in grado di garantire sicurezza ai nostri cittadini”.