Elliott Erwitt: raffinata antologica a San Gimignano

La mostra ripercorre la carriera e i temi principali della poetica del grande fotografo e artista americano

05 aprile 2014 17:52
Elliott Erwitt: raffinata antologica a San Gimignano

SAN GIMIGNANO (Siena) - Raccontare gli Stati Uniti, l'Europa, il mondo intero, utilizzando l'obiettivo come fosse l'ideale pagina bianca di un romanzo sociale. E romanziere Elliott Erwitt lo è davvero, come si scopre nella splendida mostra che la città di San Gimignano gli dedica fino al 31 agosto, alla Galleria d'arte Moderna e Contemproanea "Raffaele de Grada". Le sue fotografie rammentano un romanzo di Don DeLillo, con la loro commistione di politica, atmosfera urbana, ironia, tragedia, considerazioni sociali. Narrativa d'autore associata a un'indubbia qualità estetica, che non manca mai d'emozionare sia per la patina del tempo che vi scorre sopra, sia per il sorprendente approccio con l'obiettivo.

Elliott Erwitt/Icons questo il titolo, sobrio ed elegante, della mostra, che da subito spiega la valenza degli scatti. Icona (dal greco classico εἰκών), nella tradizione della Chiesa bizantina, riveste un simbolismo che non coinvolge soltanto l’aspetto pittorico, ma anche quello relativo alla preparazione e al materiale utilizzato. Per Erwitt, la preparazione allo scatto diviene attesa spesso meditata - e altre volte lasciata all'ispirazione del momento -, con cui non ci trasmette un siginficato teologico, bensì profondamente umano: che si tratti della folla nelle sale del Prado, di un marinaio in attesa lungo Broadway, o di celebrità del cinema, sempre ci colpisce un senso d'indagine psicologica, con un punto interrogativo sospeso sui possibili pensieri delle persone immortalate, le loro attese e speranze.

Reporter di punta dell'Agenzia Magnum, nacque a Parigi da genitori ebrei di origine russa, e visse in Italia fino al 1938, quando, in seguito all'emanazione delle leggi razziali,, emigrò con la famiglia emigrò negli Stati Uniti d'America, dove immortala quel grande Paese pieno di contraddizioni. Dagli scintillanti panorami newyorkesi, alla dura realtà della segregazione razziale, la cui assurdità è ben rappresentata dalla Pittsburgh del 1950. A colpire, nei suoi scatti, la ricerca di particolari, siano essi i finestrini delle auto o le insegne pubblicitarie, che agiungono una dimensione ora ironica, ora esaltante, ora più intima.

E ancora, l'obiettivo di Erwitt affonda nei retroscena della Guerra Fredda, quando un combattivo Richard Nixon, vicepresidente di Eisenhower, non perde occasione per discutere con Nikita Chruščëv a Mosca nel 1959, durante una fiera di prodotti tecnologici. Rapporti poco cordiali che che sarebbero poi sfociati nella crisi dei missili cubani, fra l'ottobre e il novembre del '62, quando alla Casa Bianca sedeva ormai il brillante e spregiudicato John Fitzgerald Kennedy, portatore di un'aria radicalmente nuova, un esperimento politico che s'interruppe bruscamente a Dallas appena un anno dopo.

Di quella tragica vicenda, Erwitt ha immortalato il toccante funerale del Presidente, con un'affranta Jackie, colta fuori dalle luci della mondanità. Memorabili quei pochi anni, comunque, il cui ricordo è inscindibile dal volto di Kennedy, ovviamente, e della leggendaria Marilyn Monroe. Il primo, ritratto come fosse un attore del grande schermo, mentre fuma un poco politicamente corretto sigaro cubano, alla Convention democratica che ne sancirà la candidatura alle presidenziali di novembre. Marilyn, brilla d'ineffabile bellezza durante una pausa dalle riprese di quando la moglie è in vacanza, un libro fra le mani e lo sguardo sereno.

In realtà, la vita di Marilyn fu tutt'altro che serena, e la grandezza di Erwitt sta nell'aver saputo cogliere istanti ed espressioni che ai più sono sfuggite. L'umanità ha bisogno d'icone, se ne sente rassicurata, incoraggiata, motivata. Kennedy e la Monroe lo furono, simboli di un'epoca di dollari facili idolatria della bellezza, che avrà un ultimissimo sussulto negli anni Ottanta di Reagan.

E ancora, affascinanti gli scatti parigini, e un'egmatica fotografia da un museo veneziano, dove il soggetto dei quadri è nascosto dal riflesso della luce. Una sottile, metaforica riflessione sul rapporto con il reale.

La mostra, curata da Biba Giacchetti in collaborazione con lo stesso Erwitt, è scrigno prezioso di 42 scatti che corrono su un arco temporale lungo oltre mezzo secolo, ed è prestigioso appuntamento culturale per la città di San Gimignano, che sta lavorando con entusiasmo per arricchire l'offerta turistica con l'arte contemproanea, sia essa fotografica o pittorica, da affiancare al patrimonio paesaggistico, enogastronomico, e storico. Una strategia che si sta dimostrando vincente, un modo per contribuire all'urgente rilancio economico del Paese.

La mostra è visitabile tutti i giorni in orario 9,30 - 19. Tutte le informazioni sui biglietti, le agevolazioni e le riduzioni, al sito www.sangimignanomusei.it.

Nella foto, Marilyn Monroe, New York, 1956.

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