E' possibile un'allerta tsunami nel mar Tirreno?

Il funzionamento e i risultati del monitoraggio di terremoti nel Mediterraneo in uno studio dell’INGV

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 aprile 2021 08:46
E' possibile un'allerta tsunami nel mar Tirreno?

E' un fatto storico che lungo la costa toscana i terremoti hanno anche causato dei piccoli tsunami. A Livorno si ricorda ancora quello che si verificò nel 1742, da cui scaturì il voto fatto alla Madonna di Montenero. Il maremoto colpì la costa antistante Livorno in correlazione con la scossa e le vie della città furono inondate dall'acqua fuoriuscita dai canali. Non è un caso che la sia pur remota evenienza viene rammentata nelle raccomandazioni della Protezione Civile Nazionale nella guida sui terremoti a disposizione dei cittadini.

Valutare il funzionamento del sistema di allerta tsunami nell’area del Mediterraneo, riflettere sulle criticità emerse e individuare le aree di miglioramento da porre in essere, costituiscono il focus dello studio "From seismic monitoring to tsunami warning in the Mediterranean Sea" appena pubblicato sulla rivista ‘Seismological Research Letters’ sulle attività dei primi quattro anni del Centro Allerta Tsunami, condotto dal gruppo di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

“Quello dovuto agli tsunami è un rischio poco noto ma presente anche nei nostri mari. Si tratta di eventi rari ma con un potenziale distruttivo enorme. Scopo di questo studio è quello di analizzare le procedure attualmente in uso al Centro Allerta Tsunami e identificare gli strumenti per migliorare il servizio rendendolo più rapido ed efficiente”, spiega Alessandro Amato, Responsabile del CAT-INGV e primo autore dello studio. “Abbiamo analizzato centinaia di terremoti nel mondo e alcune decine nell'area di competenza del CAT, cioè il Mar Mediterraneo.

Alcuni dei terremoti più forti avvenuti tra il 2017 e il 2020, periodo di operatività del CAT, hanno generato degli tsunami di modesta entità. In un paio di casi, cioè nel 2017 e nel 2020 tra la Grecia e la Turchia, sono state osservate inondazioni fino a due metri di quota; nel caso del recente terremoto di magnitudo 7 a Samos si sono registrati danni ingenti e una vittima dovuti allo tsunami. I messaggi di allerta tsunami”, prosegue Amato, “sono stati inviati dal CAT tra 7 e 10 minuti dopo l'occorrenza dei terremoti, un tempo utile per permettere l'evacuazione in quasi tutte le aree costiere potenzialmente interessate dallo tsunami”.

Il CAT è parte del Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti di origine sismica che è stato istituito nel 2017 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri; quest’ultima ha affidato al Dipartimento della Protezione Civile nazionale il coordinamento delle attività con l’INGV e l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Il CAT-INGV è uno Tsunami Service Provider del Gruppo Intergovernativo North-East Atlantic, Mediterranean and connected seas Tsunami Warning System che agisce con il coordinamento dell'Intergovernmental Oceanographic Commission dell’UNESCO. In caso di potenziale tsunami, il CAT invia i messaggi di allerta al DPC italiano e a numerosi Stati membri dell'UNESCO dell'area euro-mediterranea.

“Il monitoraggio degli tsunami di origine sismica”, prosegue Amato, “viene effettuato a partire dall'analisi in tempo reale dei forti terremoti. A tal fine utilizziamo tecniche sismologiche che consentono il calcolo rapido delle coordinate ipocentrali e della magnitudo di ogni terremoto che avviene in mare o sulle coste del Mar Mediterraneo”.

“Lo studio”, conclude Alessandro Amato, “ci ha permesso di individuare alcuni elementi che consentiranno di velocizzare le procedure di calcolo riducendo i tempi dell'allerta, pur mantenendo un buon grado di accuratezza delle stime. Infine, è stata enfatizzata l'importanza di colmare l'ultimo segmento della catena di allertamento, quella che deve consentire ai messaggi di allerta di raggiungere il cittadino. Un aumento della consapevolezza riguardo al rischio tsunami e una preparazione specifica della popolazione sono strumenti necessari per la riduzione del rischio”.

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