Dicktatorship: Fallo e Basta!

Presentato in prima mondiale all’Hot Docs Film Festival di Toronto, arriva a Firenze il documentario di Luca Ragazzi e Gustav Hofer sugli stereotipi di genere. Anteprima al cinema La Compagnia il 17 giugno -alle ore 21:00- alla presenza dei registi e di Bruno Casini, direttore artistico del Florence Queer Festival

Elena
Elena Novelli
15 giugno 2019 20:38

ROMA- Avere il pene significa essere incatenati ad un folle. Lo diceva Sofocle, più di 2500 anni fa. Anche la nostra società lo e? L’Italia, in particolare, è incatenata ad un folle? Questo è il filo conduttore dell’indagine portata avanti da Gustav Hofer e Luca Ragazzi, presenti lunedì sera all’anteprima fiorentina di DICKTATORSHIP, che resterà in sala fino a fine mese.

Scritto insieme a Simona Seveso, il loro è un film documentario in forma di commedia. Una mattina a colazione infatti, nell’intimita’ di un tinello che potrebbe essere quello di Casa Vianello, una battuta infelice di Luca mette in moto il risentimento tipico delle dinamiche di coppia. La definizione ‘donna con le palle’, considerata un complimento nel linguaggio quotidiano, irrita Gustav, che ne sottolinea i risvolti machisti e retrogradi.

Il compagno entra in crisi, e Gustav gli fa notare come il modo di dire non sia così innocente e innocuo come sembra. Luca affronterà allora un ‘processo’, che lo vede imputato come maschilista inconsapevole, e che lo poterà a passare in rassegna tutti gli aspetti sociali e culturali, le ragioni storiche e filosofiche, le colpe dei media e quelle della Chiesa, incontrando studiosi, scrittori e politici.

All’anteprima romana era presente Laura Boldrini, intervistata nel documentario, che racconta come ad una trasmissione sia stata oggetto anch’ella di quell’appellativo: donna con le palle.

Michela Murgia, invece, si addentra nel ruolo che la chiesa ricopre nella costruzione dell'immagine della donna. Con lei Gustav e Luca scopriranno il maschilismo delle donne. “Non c’è bisogno di un uomo - afferma la scrittrice - per essere maschilisti”.

“Con DICKTATORSHIP abbiamo voluto raccontare come una società fallocentrica non possa produrre che atteggiamenti maschilisti e sessisti - spiegano gli autori - e come questi siano trasversali e indipendenti dal ceto sociale, dalla provenienza geografica, dall’orientamento politico”. “Un paio di anni fa non passò inosservato un incontro organizzato dal PD, dove sei uomini erano seduti su un palco mentre altrettante ragazze dietro di loro reggevano gli ombrelli per proteggerli dal sole - raccontano - le ragazze furono prontamente soprannominate “ombrelline”, unendosi alla schiera di veline, letterine, olgettine... tutti neologismi entrati nel gergo comune e che parlano della mentalità Italiana più di tanti saggi di sociologia”. “Da dove nasce questa idea balzana della supremazia maschile?” Si sono chiesti allora.

Questo interrogativo è il pretesto per iniziare un’analisi puntuale del loro – e nostro – Paese. Un viaggio alla scoperta del sessismo dell’Italia di oggi, tra integralisti cattolici, improbabili raduni per “uomini veri”, esperimenti scientifici rivelatori. Incontrando esperti nel campo della sociologia, della scienza, delle arti e persino del porno, provando ad orientarsi nell’intricato mondo dei rapporti di potere tra uomo e donna, Gustav e Luca guidano lo spettatore in un viaggio a tratti esilarante.

Come in caleidoscopio, che rimanda le immagini della realtà e della nostra mente, rese mostruose da anni di specchi deformanti, la commedia si trasforma piano piano in dramma, fino ad arrivare ai toni inquietanti dell’horror. Insomma, la quotidianità ordinaria di tutte le donne.

Da Berlusconi a Trump, da Mussolini a Rocco Siffredi, la coppia incontra ed analizza il machismo declinato in tutte le sue forme. Compreso quello di Alfredo Oriani, scrittore di cui il fascismo si appropriò, poiché Mussolini riconobbe nella sua figura un precursore dei propri valori. Probabilmente anche di quelli che gli fanno esaltare lo stupro come forma di riconoscenza alla femminilità. Valori del resto condivisi tutt’ora, visto che il suo nome ricopre vie e piazze di tutte le città d’Italia.

Commovente è la scena in cui Luca, sulle spalle di Gustav, ribattezza Largo Oriani ‘Largo Elena Lucrezia Cornaro’, studiosa veneziana prima donna laureata al mondo, nel 1646, e a cui invece non è stato intitolato niente.

Dopo “Il corpo delle donne”, il bellissimo documentario di Lorella Zanardo che analizzava la trasformazione dell’immagine e dell’identità femminile, Dicktatorship ribalta il punto di vista partendo dal corpo maschile, che diventa metro di giudizio e di comando dell’intera umanità.

“Attenzione - avvertono però gli autori - questo non vuole essere un film contro il maschio: piuttosto il tentativo di capire cosa sta succedendo nella nostra società, ancora prepotentemente dominata da uomini bianchi e – almeno ufficialmente – eterosessuali”. “La storia è stata scritta da loro e per loro - fanno notare - ma è giunto il momento di far levare altre voci”.

Nel film parla un parrucchiere che, prima di diventare uomo all’anagrafe, è stato una ragazza. “Adesso guadagno di più - racconta - ma soprattutto posso parlare”. “Prima - spiega - non mi lasciavano finire le frasi”. Tra il pubblico femminile più di una donna vi si è riconosciuta, ed è stata grata a quel ragazzo per averla fatta sentire meno sola.

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