Da 'A babbo morto' a 'Zuzzerellone': "Il parlar fiorentino" degli Artusi

Con un vocabolario di 400 pagine gli autori puntano al "recupero integrale del vernacolo". Edizioni Scribo, prefazione del sindaco Nardella

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 dicembre 2020 14:24
Da 'A babbo morto' a 'Zuzzerellone':

Da 'A babbo morto' a 'Zuzzerellone': una miriade di espressioni e modi di dire fiorentini  che costituiscono l'essenza de "Il parlar fiorentino. Il vocabolario dell'idioma più bello del mondo che solleva lo spirito e il morale", di Luciano e Ricciardo Artusi, edito da Scribo. Un libro ambizioso, questo degli Artusi perché non è solo un " 'gingillo' utile a sollevare lo spirito e far ridere i Lettori" ma ha anche e soprattutto uno scopo più alto: vuole "contribuire al recupero integrale del vernacolo fiorentino", impresa non da poco che viene tentata attraverso oltre 400 pagine dense di spunti e arricchite da belle immagini. 

Un "lavoro davvero certosino" secondo le parole nella prefazione di Dario Nardella. Il sindaco di Firenze ricorda da un lato che nel 2021 saranno celebrati i 700 anni dalla morte di Dante (tra l'altro un'immagine del Sommo Poeta è nella copertina) e dall'altro che nella città del Fiore sta per sorgere il Museo della Lingua Italiana.

"Bucaioli c'è le paste", "Portar cavoli a Legnaia", "Senza lilleri non si lallera", sono solo alcune delle espressioni tipicamente fiorentine che gli Artusi spiegano in un libro pieno di spunti e sorprese.

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