Bonifica: lavori in corso a Signa sul fosso di Piano

Grazie ai consorzi tonnellate di rifiuti ogni anno non finiscono sulle spiagge

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 settembre 2014 18:13
Bonifica: lavori in corso a Signa sul fosso di Piano

Firenze, 6 settembre 2014 - Proseguono i lavori del Consorzio di Bonifica Medio Valdarno lungo il fosso di Piano e sul canale allacciante i fossi Piano e Monaca nel Comune di Signa (Fi). L’obbiettivo è ripristinare le sponde franate (per una lunghezza di circa 350 metri), a causa delle piogge abbondanti e delle piene dell’inverno scorso. La quantità eccezionale di acqua ha infatti provocato danni consistenti lungo gli argini, soprattutto nei corsi d’acqua minori, ma non meno importanti per la sicurezza idraulica della Piana.

I lavori di sistemazione, iniziati lo scorso luglio, sono proseguiti a pieno ritmo in queste settimane e saranno terminati entro il mese di ottobre. Prevedono di ripristinare e rafforzare le sponde collocando pali in legno infissi per battuta intervallati da fascine in salice, riprendendo la ripresa della scarpata in terra, come già avvenuto in altri interventi analoghi che hanno dato risultati positivi. Infine si procederà a seminare l’erba in modo da garantire un veloce rinverdimento a protezione della scarpata.

Il costo complessivo dei lavori è pari a 156.600 euro, di cui circa 102.200 finanziati dalla Regione Toscana nell’ambito degli interventi prioritari dei piani di manutenzione straordinaria. I restanti 54.400 euro circa sono invece stati stanziati direttamente dal Consorzio di Bonifica Medio Valdarno.Ismaele Ridolfi, presidente del Consorzio di Bonifica Toscana Nord, spiega il grande lavoro preventivo che l’ente svolge durante tutto l’anno per evitare che enormi quantità di vegetali e rifiuti abbandonati lungo i corsi d’acqua, vadano a finire sulle spiagge della Versilia. In evidenza i dati relativi allo smaltimento: in media 1300 quintali di materiale viene trattenuto ogni anno dalle griglie degli impianti idrovori e dalle barriere galleggianti che il consorzio ha posizionato in prossimità di tutte le nostre foci.

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Gran parte del materiale infatti non arriva al mare perché circola nei canali di bonifica interni, che non hanno appunto alcuno sbocco. La rete idraulica della Versilia, realizzata circa cento anni fa per drenare le zone depresse, venne studiata in modo di recapitare l’acqua agli impianti idrovori. Ad ogni impianto sono presenti delle griglie, che hanno il compito di trattenere il materiale galleggiante per evitare che finisca nelle pompe di aspirazione. Tutto questo materiale viene dunque levato dal circuito dei corsi d’acqua e poi smaltito in discarica.

“Gli sfalci delle manutenzioni che eseguiamo non possono finire in mare – spiega Ridolfi – e la riprova è che il consorzio ha tagliato l’erba a fine aprile e che il secondo taglio stagionale è in corso in questi giorni. I tempi non coincidono minimamente con quelli del lavarone di questa estate e nemmeno con il materiale da cui è composto”.

I tecnici spiegano che la vegetazione viene prima tagliata sulle sponde e nell’alveo, poi adagiata a seccare sugli argini e quindi triturata in minuscoli pezzi col tagliaerba. Così sminuzzata nel giro di pochi giorni l’erba si decompone e fertilizzando anche i terreni. I residui grossolani di canne non possono perciò essere residui dei tagli effettuati dal consorzio e nemmeno la vegetazione verde che si trova nel lavarone che è fresca, quindi alghe o erba strappata dai fiumi durante le piene. Per non parlare delle potature di alberi e siepi di privati, che invece di essere portate al deposito del verde, spesso vengono nottetempo abbandonate nei corsi d’acqua.

“Non possiamo essere responsabili del materiale che viene incivilmente gettato nei canali. I rifiuti che arrivano agli impianti sono di tutti i tipi: copertoni, bottiglie, polistirolo, perfino giocattoli, ma sono soprattutto il triste segnale di quanto poco rispetto ci sia per il territorio – conclude Ridolfi – Senza la loro rimozione da parte del Consorzio ne dovremmo contare 1300 quintali in più ogni anno.”

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