Confagricoltura: “15 mila posti di lavoro vacanti, siano reintrodotti i voucher”

Il presidente toscano Marco Neri: «Servono strumenti agili per assicurare manodopera alle nostre aziende e per tamponare l'emergenza occupazionale». Stagionali: domanda e offerta si incontrino attraverso i centri per l'impiego. Marchetti (FI): «ARTI mandi nei campi chi ha reddito cittadinanza. No alla sanatoria dei clandestini utile solo al Pd per ampliare il consenso»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 aprile 2020 14:57
Confagricoltura: “15 mila posti di lavoro vacanti, siano reintrodotti i voucher”

Firenze, 22 aprile 2020– Far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro stagionale malgrado l’emergenza Coronavirus abbia cambiato le carte in tavola riguardo al reclutamento della manodopera. Per far fronte alla crescente preoccupazione delle imprese agricole, in difficoltà a trovare lavoratori stagionali da impiegare nelle operazioni di potatura e di raccolta, gli assessori regionali al lavoro ed all’agricoltura, Cristina Grieco e Marco Remaschi, hanno incontrato lunedì in videoconferenza i delegati di Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Lega coop e Confcooperative, oltre a quelli dell’agenzia regionale per il lavoro Arti. E’ necessario che le aziende interessate tramite ad assumere lavoratori stagionali si rivolgano ai centri per l’impiego definendo con chiarezza i profili di cui hanno bisogno e che, dall’altra parte, tutti coloro che sono disponibili a lavorare si propongano, sempre alla rete dei centri per l’impiego, in modo da far incrociare domanda e offerta.

“Abbiamo chiesto all’Assessore Remaschi e all’Assessore Grieco, quest’ultima in qualità di coordinatore in Conferenza Stato - Regioni degli assessori al Lavoro, un impegno concreto per semplificare il mercato del lavoro in agricoltura - dichiara il presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi - a partire dai voucher semplificati in agricoltura limitatamente a determinate categorie e al periodo dell’emergenza”.

Di fronte alle incertezze e ai pesanti ritardi che rischiano di compromettere le campagne di raccolta e le forniture alimentari della popolazione, Coldiretti ha assunto direttamente l’iniziativa di attivare la piattaforma Job in Country perché anche in Toscana si contano 7 milioni di giornate lavorative annue in condizioni di normalità, ma in questo momento straordinario causato dall’emergenza Coronavirus abbiamo bisogno di strumenti snelli e facilmente fruibili per far fronte alla carenza di manodopera che si sta cronicizzando, che potranno essere affiancati dalle attività che saranno organizzate presso i centri per l’impiego.

Per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l’inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura la Coldiretti ha varato la banca dati “Jobincountry” autorizzata dal Ministero del Lavoro con le aziende agricole che assumono lavoratori con le più diverse esperienze – spiega la Coldiretti - dagli studenti universitari ai pensionati fino ai cassaintegrati, ma non mancano neppure operai, blogger, responsabili marketing, laureati in storia dell’arte e tanti addetti del settore turistico in crisi secondo Istat, desiderosi di dare una mano agli agricoltori in difficoltà e salvare i raccolti.

Il 60% ha fra i 20 e i 30 anni di età, il 30% ha fra i 40 e i 60 anni e infine 1 su 10 (10%) - sottolinea la Coldiretti - ha più di 60 anni. Il progetto è stato avviato in autonomia – sottolinea la Coldiretti - in attesa che dal Governo e dal Parlamento arrivi una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di studenti, cassaintegrati e pensionati lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell’emergenza coronavirus da alcuni Paesi europei, dalla Polonia alla Bulgaria fino alla Romania, con i quali occorre peraltro trovare accordi per realizzare dei corridoi verdi privilegiati per i lavoratori agricoli.

Con il blocco delle frontiere – precisa la Coldiretti - è a rischio più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370 mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero. Job in Country è la piattaforma di intermediazione della manodopera autorizzata dal Ministero del Lavoro della Coldiretti che offre a imprese e lavoratori un luogo di incontro, prima virtuale on line e poi sul campo.

Si pone infatti l’obiettivo di mettere in contatto nei singoli territori i bisogni delle aziende agricole in cerca di manodopera con quelli dei cittadini che aspirino a nuove opportunità di inserimento lavorativo, in un quadro di assoluta trasparenza e legalità. Vanno infatti specificate – precisa la Coldiretti - mansioni, luogo e periodo di lavoro ma anche disponibilità e competenze specifiche in un settore dove è sempre più rilevante la richiesta di specifiche professionalità. L'attività è svolta direttamente nelle singole provincie attraverso le Società di servizi delle Federazioni provinciali ed interprovinciali della Coldiretti, secondo un modello di capillare distribuzione sul territorio. 

«A una situazione straordinaria devono corrispondere misure straordinarie» dichiara Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, chiedendo a gran voce la reintroduzione dei voucher agricoli, o di misure analoghe, per sopperire alla mancanza di manodopera straniera nelle campagne. «Con le frontiere bloccate a causa del Coronavirus, da ora a settembre, in Toscana il settore ortofrutticolo e quello vitivinicolo avranno bisogno di circa 15 mila persone per portare avanti il lavoro, ma se il Governo non ci fornisce uno strumento adeguato riusciremo a fare ben poco».

Per questo Confagricoltura Toscana ha chiesto alla Regione di farsi portavoce per chiarire le istanze dell'intera categoria anche nelle sedi romane e per illustrare la necessità di dare alle aziende la possibilità di assumere con contratti più snelli.

«Con la reintroduzione dei voucher»‚ aggiunge Neri «potrebbero essere assunti temporaneamente cassaintegrati, studenti, pensionati e anche coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza. Questa estate, insomma, il lavoro agricolo potrebbe rappresentare un'occasione per tamponare l'emergenza occupazionale che si sta materializzando ogni giorno con più evidenza a causa del collasso economico indotto dal Covid-19».

«L’agricoltura non ha chi raccoglie? L’Agenzia regionale toscana per l’impiego Arti che in questi anni ha reclutato centinaia di persone faccia il suo mestiere e mandi a lavorare chi ha il reddito di cittadinanza, ovvero persone pagate dalla collettività per stare a casa. Altro che pensare sanatorie per gli immigrati irregolari. No a ogni forma di sfruttamento, no però anche a ogni forma di parassitismo. Soprattutto in questa fase si lavora dove serve»: va giù pari il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti rispetto al problema sollevato dagli imprenditori agricoli circa la mancanza di chi materialmente effettua i raccolti. «Le colture pronte rischiano di andare compromesse per mancanza di manodopera.

E’ brutto eticamente che del cibo vada sciupato e con esso l’operosità di chi lo ha portato a maturazione. E’ grave soprattutto in un momento di crisi come questo – sottolinea Marchetti – in cui chi ci nutre va tutelato con priorità immediatamente susseguente a chi ci cura. E’ gravissimo all’ennesima potenza che la risposta del Pd e delle sinistre di governo consista in una sanatoria degli immigrati irregolari, quando tutti noi come collettività manteniamo persone capaci attraverso il reddito di cittadinanza». Quante? L’Osservatorio dedicato sviluppato dall’Inps ha messo in rete il report con la lettura dati aggiornata all’8 aprile scorso: «In Toscana i nuclei raggiunti da reddito di cittadinanza, ovvero i percettori della misura, risultano essere 31.876, per un numero totale di persone coinvolte pari a 73.543 unità e un importo medio mensile – legge Marchetti – di 483,75 euro».

Il report disaggrega i dati anche su base provinciale: «Ad Arezzo i nuclei percettori di reddito di cittadinanza risultano 2.669, a Firenze 6.007, a Grosseto 2.214 e a Livorno 4.063. Ancora: 3.947 nuclei sostenuti da reddito di cittadinanza si trovano a Lucca, 2.830 a Massa Carrara, 4.025 a Pisa, 2.923 a Pistoia, 1.651 a Prato e 1.547 a Siena. Mi pare una forza lavoro adeguata a mettere in sicurezza fragole, rucole e altri raccolti». A fronte di ciò: «In Toscana – prosegue Marchetti – per occuparsi della gestione dell’avviamento al lavoro e dell’attribuzione del reddito di cittadinanza è nata nel giugno 2018 un’Agenzia apposita, Arti, che fin qui per la propria operatività ha assunto circa 800 persone e giusto nell’ultima seduta consiliare ci ha presenta un bilancio di previsione 2020 con costi per il personale sui 27 milioni di euro.

Ecco, si facciano fruttare. Letteralmente. Questi assunti lavorino mandando a lavorare chi oggi è mantenuto da tutti, mentre tutti siamo in difficoltà. Si fa il lavoro che c’è. No sanatorie, no parassitismi». «Capisco che Pd e sinistre con una sanatoria di tutti gli immigrati irregolari e i clandestini realizzerebbero l’ambizione di ampliare la loro platea elettorale – conclude Marchetti caustico – ma questo è mercato di consenso. Parassitismo elevato al cubo e messo a sistema.

Io non ci sto».

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