Cinema: evento speciale in occasione del restauro di Novecento di Bernardo Bertolucci

Da domenica 15 aprile appuntamento con il film cult

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 aprile 2018 23:40
Cinema: evento speciale in occasione del restauro di Novecento di Bernardo Bertolucci

Torna sul grande schermo, in una magnifica versione restaurata, Novecento, uno dei grandi capolavori del cinema italiano, affresco della storia d'Italia raccontato dal genio di Bernardo Bertolucci. Novecento arriva in sala restaurato da 20th Century Fox, Paramount Pictures, Istituto Luce - Cinecittà e Cineteca di Bologna, con la collaborazione di Alberto Grimaldi e il sostegno di Massimo Sordella, presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata dela Cineteca di Bologna.

Domenica 15 e Domenica 22 Aprile (ore 18), un importante evento speciale al Cinema Odeon di Firenze che, in collaborazione con la Cineteca di Bologna, in anteprima nazionale, il capolavoro (in italiano con sottotitoli in inglese). Il film è diviso in due atti: l'Atto I verrà proiettato Domenica 15, l'Atto II Domenica 22 Aprile.

In Versilia in prima visione arriva, per un doppio appuntamento, al Cinema Borsalino a Camaiore Lunedì 16 Aprile alle 21:15 (replica martedì 17 alle 21:15) con l'Atto I per poi riprendere Lunedì 23 Aprile con l' Atto II. Novecento sarà poi presentato il 22 e il 25 aprile presso il cinema delle scuderie granducali di Seravezza.

Il film, presentato fuori concorso al Festival di Cannes nel 1976 e diviso in due parti per una durata complessiva di 318 minuti, ripercorre la storia d'Italia dal 1900 alla Liberazione attraverso le vicende de giovani protagonisti interpretati da un cast di star, da Robert De Niro a Gérard Depardieu, Stefania Sandrelli, Laura Betti, Donald Sutherland e Burt Lancaster: è la storia di tre generazioni e della loro lotta di classe in Emilia, sullo sfondo della difficile scena politica italiana.

«Ecco una delle idee di base di Novecento: film sulla cultura popolare, secondo Gramsci, e nel senso di Pasolini – ha dichiarato Bernardo Bertolucci - E una chiave precisa: l'identificazione delle masse non tanto con i personaggi di finzioni narrative, ma con questi che si scollano dal loro ruolo letterario per diventar personaggi della Storia. Dunque, anche un'accettazione dei luoghi tipici della narratività, addirittura ottocentesca: sia in senso nazionalpopolare, sia criticamente, come rivisitazione neoretorica.

Insomma, una formula è una formula: la differenza è che nelle sedi ottocentesche originarie gli archetipi narrativi erano spesso condannati a soluzioni di tipo psicologico. In Novecento, ci si ritrova nel mondo delle idee: cioè si fanno i conti con l'ideologia. E proprio utilizzando formule che sono sempre state adoperate per fini psicologici. Com'è fatto? C’è una divisione segreta in quattro stagioni. La grande estate dell'infanzia e dell'adolescenza ai primi del secolo, coi primi rapporti tra il figlio del contadino e il figlio del padrone, in un’aura ancora ottocentesca, poetica, lirica.

Molta campagna. Molta Emilia. Molto Verdi. Verdi che aveva sempre dei punti di riferimento nella campagna intorno alla sua casa. Comincia con uno che corre attraverso i campi gridando appunto: “È morto Verdi!”. Sono i funerali dell'Ottocento, i personaggi del dopo-Verdi si vedono già come dei sopravvissuti… Poi l’autunno che precede il fascismo; e il lungo inverno fascista durato vent'anni: soprattutto psicologico, perché il fascismo pretende psicologia. Finalmente, il 25 aprile, la primavera, quando si materializza l'utopia contadina, i contadini della Bassa padana credono d'aver fatto la rivoluzione, e forse l'hanno fatta davvero, anche se finiranno per lasciarsi convincere a restituire le armi.

Per questo film ho avuto un massimo di libertà, mai avuta, mai sognata, e un minimo d'impedimenti o controlli. In contrario del solito: una combinazione produttiva imponente, però una libertà di improvvisazione direttamente proporzionale all’enorme costo del film».

LA TRAMA

Il film, che vanta la musica di Ennio Morricone e la fotografia di Vittorio Storaro, è ambientato in Emilia, e inizia il 25 aprile 1945. Nelle campagne parmensi i partigiani catturano gli ultimifascisti; un ragazzo tiene sotto tiro il ricco proprietario terriero Alfredo Berlinghieri (Robert De Niro). Con un salto temporale l’azione si sposta al 1900, anno di nascita di Alfredo, futuro erede dei possedimenti del padre, e di Olmo Dalcò (Gérard Depardieu), figlio di una contadina che lavora presso la famiglia Berlinghieri.

I due, crescendo, stringono un legame d'amicizia molto forte a dispetto della diversa estrazione sociale e degli eventi storici che tendono ad allontanarli: prima il servizio di leva che li assegna a reparti diversi durante la Grande Guerra, poi l’avvento del regime fascista che privilegia i latifondisti scatenando la ribellione contadina. Negli anni Venti, Olmo e Alfredo incontrano quelle che diventeranno le rispettive mogli: Anita (Stefania Sandrelli), fervente socialista conosciuta dal primo in una Casa del Popolo, e Ada (Dominique Sanda), che il secondo incontra durante una visita allo zio Ottavio.

Gli anni Trenta sembrano separare definitivamente i due protagonisti, ma la loro profonda amicizia è destinata a sopravvivere.

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