Manovra senza tagli, ma ai toscani 50 milioni in meno, come rientrano?

Bugli: "Tagliati spesa e investimenti per 50 milioni. Ma il confronto prosegue"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 ottobre 2013 19:31
Manovra senza tagli, ma ai toscani 50 milioni in meno, come rientrano?

FIRENZE - Gli effetti della manovra presentata del governo peseranno in Toscana sul patto di stabilità. "Nessun taglio, ma avremo 50 milioni in meno da spendere" spiega l'assessore alla presidenza e al bilancio della Toscana, Vittorio Bugli. "Sul testo, che ancora non abbiamo visto nella sua versione definitiva, prosegue comunque il confronto – sottolinea – Stasera ci sarà una riunione, a cui parteciperò, in seno alla commissione finanze. Domani ci sarà la riunione della conferenza della Regioni".

Come dire: margini di cambiamenti ancora ci possono essere. Le Regioni e la Toscana in particolare avevano chiesto un allargamento del patto di stabilità: la manovra va esattamente nel senso opposto. "E così si sterilizzano anche novità positive – spiega l'assessore – come l'intenzione del governo di rifinanziare, dopo anni, il fondo per la non autosufficienza che era stato azzerato e su cui la Toscana era intervenuta con risorse proprie. Inutile infatti avere i soldi se non li posso spendere". "In un momento di recessione come questo il tetto imposto dal patto di stabilità ha già molto penalizzato i nostri investimenti – ripete Bugli -.

La nostra capacità di spesa già si è ridotta di 300 milioni negli ultimi anni. Ora arriva la nuova decurtazione". E con il tetto del patto di stabilità imposto dall'Europa e dal governo per tenere a freno l'indebitamento pubblico rischiano di essere penalizzati soprattutto gli investimenti. "Ovvero quella parte di spesa pubblica utile – annota l'assessore - necessaria per agganciare la ripresa, dare uno spunto in più ai motori dello sviluppo e rendere la nostra regione più competitiva sotto il profilo delle infrastrutture". La spesa autorizzata dal patto di stabilità, tolta la sanità, era finora di 1 miliardo e 495 milioni l'anno.

Con il tetto più basso si ridurrebbe almeno a 1 miliardo e 445 milioni. Le reazioni dei sindacati nazionali: Epifani: "Manovra da apprezzare ma va migliorata". Angeletti: "Pronti a proteste forti contro le misure della legge di stabilità". Camusso: "Utilizzeremo tutte le forme utili per cambiare la legge". Squinzi: "E' mancato il coraggio" Stefano Bottai, presidente di Confcommercio Toscana commenta i dati presentati dall’Outlook Italia Confcommercio-Censis sul clima di fiducia e sulle aspettative delle famiglie italiane. "Nel secondo semestre 2013 il 19% non riesce a far fronte alle spese e il 50% prevede di tagliare i consumi.

Rispetto alle percentuali nazionali la nostra regione presenta forse meno sofferenza, ma più del 60% delle famiglie toscane ritiene comunque che la loro capacità di spesa sia peggiorata rispetto al 2012. Poche le famiglie che riescono risparmiare qualcosa a fine mese, e sempre più nuclei posticipano i pagamenti. Si parla di pagamenti come bollette e altre spese obbligate, mentre le somme per cinema e svago sono state già ridotte, come anche quelle per i carburanti e per i generi alimentari. Gli intervistati prevedono per altro di dover stringere ulteriormente la cinghia negli prossimi mesi. Le aspettative rispetto al mercato del lavoro sono molto negative.

Dallo studio Confcommercio emerge chiaramente che dalle istituzioni le famiglie si apetterebbero politiche per il lavoro e misure per la riduzione delle tasse. In questa ottica la legge di stabilità nazionale, sebbene presenti una minima riduzione del cuneo fiscale e una certa avvedutezza nell’indirizzo generale, non può che essere deludente. Sono necessarie misure più coraggiose per far riprendere i consumi. Occorre tagliare la spesa, occorre la reale soppressione delle province (che ancora operano, ma anche dei piccoli comuni e degli enti inutili.

Bisogna utilizzare lo strumento del decreto legge in modo da associare la tempestività con la necessaria e verificabile volontà dei politici". “I contenuti della Legge di stabilità licenziata stanotte dal Consiglio dei Ministri in relazione alla nuova imposta che sostituisce l’Imu sulla prima casa preoccupano. Prima di tutto perché il rischio di scaricare sui sindaci e sui Comuni la reintroduzione sotto altre spoglie della tassazione sulla prima casa è evidente se non c’è una chiara e congrua compensazione delle risorse.

Dall’Imu alla Tasi rischia di essere di male in peggio”. Lo afferma Luca Lotti, responsabile Enti Locali della segreteria nazionale del Pd. “Da ciò che si legge la nuova imposta – prosegue Lotti -, senza le detrazioni prima previste per i contribuenti più poveri, penalizza queste fasce e abbassa la pressione fiscale sui contribuenti più ricchi che pagheranno di meno. Dobbiamo impegnarci come Partito democratico affinché in Parlamento in questa Legge di stabilità si inverta la rotta, garantendo ai Comuni risorse per i servizi essenziali e per attuare politiche di sostegno alle fasce più deboli”.

“Considero una conquista del Partito democratico – conclude Lotti - aver ottenuto 1 miliardo per l’alleggerimento del Patto di stabilità per consentire investimenti. Anche se era necessaria maggiore audacia perché questo ‘Patto di stupidità’ va cancellato”

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