Treni in Toscana: ma vanno tutti nella stessa direzione?

Qualche giorno fa la Regione ha deliberato l'acquisto di 10 nuovi treni per le linee non elettrificate della Toscana dalla azienda polacca PESA.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 ottobre 2012 15:06
Treni in Toscana: ma vanno tutti nella stessa direzione?

Qualche giorno fa la Regione ha deliberato l'acquisto di 10 nuovi treni per le linee non elettrificate della Toscana dalla azienda polacca PESA. L'acquisto è stato effettuato tramite una “sollecitazione di mercato”: sono cioè stati interpellati i possibili fornitori e solo uno, appunto la PESA, si è dichiarata disponibile a fornire detti treni con un termine di consegna “breve”. I problemi di questa fornitura sono essenzialmente tre:

1. una parte del materiale per linee non elettrificate è molto vecchio e non si trova più a suo agio in linee difficili come la Faentina e quella della Garfagnana, caratterizzate da forti pendenze e in ogni caso le basse prestazioni sono di ostacolo anche sulle linee facenti capo a Siena.

Le automotrici Aln 668 infatti hanno riscosso un grande successo internazionale, esportate anche all'estero dalla Svezia alla Turchia e alle Americhe, ma sono pur sempre un progetto nato negli anni '50, nonostante alcune migliorie e il fatto che gli ultimi esemplari sono del 1983 (secondo qualcuno questo dimostra la pochezza dell'industria ferroviaria nazionale). La flotta di “minuetti” diesel non è sufficiente per sostituirle integralmente. Si deve ricorrere inoltre ad “automotrici”, cioè unità miste che fanno sia trazione che trasporto passeggeri perchè la soluzione locomotive e carrozze in alcune situazioni è di difficile se non impossibile utilizzo a causa del peso delle locomotive D445 (per esempio usare questi mezzi tra Borgo San Lorenzo e Faenza imporrebbe dei limiti di velocità assurdamente bassi su alcuni ponti). 2.

Quindi per evitare di considerare utenti di serie B coloro che viaggiano sulle linee a trazione termica occorre acquisire nuovi mezzi moderni e con la massima urgenza. 3. 1o giurni fa Trenitalia ha annunciato il risultato di una gara che aveva bandito per la fornitura di treni per il trasporto regionale che ha visto la Alstom aggiudicarsi la fornitura di 70 elettrotreni monopiano, mentre gli altri due spezzoni della gara, quello per 20 treni elettrici “ad alta frequentazione” e quello di 40 treni diesel non sono stati assegnati perchè, come cita il comunicato delle Ferrovie dello Stato, «le offerte presentate non rispondevano, per costi e tempi, alle esigenze e agli impegni sottoscritti nei Contratti di Servizio fra Trenitalia e le Regioni».

Ora, appare molto discutibile che le FS abbiano preso impegni che a posteriori non abbiano potuto essere assolti: il mercato dei mezzi ferroviari non è così variegato da impedire ai dirigenti di un'impresa ferroviaria di capire cosa offrono le case costruttrici e in quanto tempo possono effettuare le forniture.

Ma ci hanno abituato a prestazioni simili. L'assessore ai trasporti della Regione, Ceccobao, già a settembre aveva annunciato alla Festa Democratica che erano in corso trattative con il sistema della sollecitazione di mercato: probabilmente era al corrente del possibile fallimento della gara e non voleva lasciare le cose come stavano. La nostra impressione era che l'unica azienda in grado di effettuare la fornitura era proprio la PESA con gli ATR 220 già omologati in Italia e posseduti da imprese ferroviarie locali in Lombardia, Emilia – Romagna e Puglia e i fatti ci hanno dato ragione.

Senonché, per alcuni commentatori tecnici, che non hanno minimamente messo in discussione l'assoluta urgenza di provvedere all'acquisizione di questi mezzi, il metodo di fornitura era apparso “discutibile”: nel mondo ferroviario succede spesso che anche l'esito di gare regolarmente bandite venga deciso più dai tribunali che dai tecnici ferroviari preposti a farlo e, senza una gara ma con una semplice ricerca di mercato appariva certo che ci sarebbero state delle contestazioni. Cosa che puntualmente si è verificata. Ma l'aspetto particolare della vicenda è che nonostante tutte le aziende del settore fossero a conoscenza della richiesta della Regione (essendo state consultate) e probabilmente sapevano benissimo chi sarebbe stato scelto, non sono state loro a tirare fuori la questione, come sarebbe stato tutto sommato logico.

È stato secondo l'agenzia Agenparl un toscano, l'europarlamentare della Lega Nord Claudio Morganti a chiedere alla Commissione Europea se questa transazione sia da considerarsi regolare. Ci fa piacere sapere che un esponente di quel partito che sta letteralmente demolendo il servizio ferroviario nella Regione Piemonte e che è corresponsabile dello sfascio dei trasporti pubblici avendo votato a favore di un provvedimento del governo Berlusconi che ha praticamente azzerato i finanziamenti pubblici al settore, e ha assecondato spese senza gare grazie ai motivi d'urgenza (vedi la questione del G8 tra La Maddalena e L'Aquila, per esempio) si preoccupi tanto della regolarità di un acquisto di materiale ferroviario che serve urgentemente anche ad alcuni dei suoi elettori.

Fra l'altro secondo stessa Agenpark, Morganti avrebbe affermato: “la compravendita di materiale rotabile diesel richiede procedure più complesse, rispetto ai comuni treni elettrici”. Autorevoli membri del Collegio degli Ingegneri Ferroviari da noi consultati al proposito fino ad oggi non avevano avuto questa percezione. Ci si lamenta della farraginosità, della lentezza e della inefficienza della Pubblica Amministrazione. Qui abbiamo un assessore che, avendo capito l'urgenza di un problema e le difficoltà di chi gli forniva un servizio, nell'interesse dei cittadini ha fatto una procedura d'urgenza.

Ma, forse, a qualcuno non sta bene? Aldo Piombino

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