Dig.it: la persona nell’algoritmo di Google, diritto all’oblio e persistenza

Nuovi modelli economici, nuove professionalità, nuova cittadinanza, a Firenze il 4 e 5 luglio. Integrazione tra citizen journalism e videomaking professionale: quali rischi?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 giugno 2012 08:58
Dig.it: la persona nell’algoritmo di Google, diritto all’oblio e persistenza

L’algoritmo di Google plasma l’identità del soggetto in Rete (persona, o ente collettivo) secondo le logiche della tecnologia, delle leggi di mercato e dell’interesse sociale. Questo meccanismo rischia di costruire una rappresentazione del soggetto molto parziale e a volte assolutamente distante dalla reale identità della persona di riferimento. Si tratta di un tema molto delicato soprattutto riguardo al giornalismo digitale e al cosiddetto fenomeno della coda lunga di Internet per cui la notizia di ieri può essere più letta di quella di oggi o addirittura di quella di domani prendendo il sopravvento sulla realtà e costruendo veri e propri “mostri informativi”. E' questo uno dei temi che verrà trattato a Firenze il 4 e 5 luglio, nel primo incontro nazionale dedicato al giornalismo e all’ editoria digitale in Italia.

A 15 anni dall’inizio dell’ era digitale il punto sulla trasformazione in atto nel mondo dell’editoria e del giornalismo online e nel rapporto fra informazione e società, si parlerà di cultura editoriale, cultura del giornalismo professionale, cultura della politica e dei governi locali. Un'altro dei temi al prossimo Dig.iT (incontro nazionale sul giornalismo digitale a Firenze il 4 e 5 luglio) è quello dell’integrazione tra giornalismo tradizionale ed informazione partecipata - Tale integrazione nei fatti è già presente nel mondo dell‘ informazione, tuttavia con non poche perplessità e dubbi su vari aspetti, da quello professionale a quello qualitativo - In questo articolo sul Guardian Kate Bulkley evidenzia, con qualche dubbio, l’importanza di aggiungere contenuti “user generated” all’informazione professionale, con particolare riferimento ai video.

Essi possono conferire autenticità e senso di realismo ai documentari professionali ma è necessaria una scrupolosa verifica dei contenuti, della loro autenticità e provenienza. Un altro pericolo è lo svilimento e l’impoverimento della professione, come dice Roger Graef, pluripremiato regista e documentarista: “temo che gli editori possano utilizzare questa come una scusa per tagliare i bilanci della cronaca ancora di più”

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