Giustizia toscana a piedi, pensionata l'ultima autovettura

L’ultima macchina a disposizione della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica va in pensione. I sindacati riuniti scrivono una lettera al Governo, pronti ad ''occupare'' Roma

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 marzo 2012 22:10
Giustizia toscana a piedi, pensionata l'ultima autovettura

Nei prossimi giorni anche l’ultima auto a disposizione della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze cesserà di “CAMMINARE”. Infatti anche le ultime tre autovetture, superstiti al tempo e all’usura, in uso alla Polizia di Stato e destinate a consentire le più banali attività investigative e gli spostamenti all’interno della Regione, area di competenza della Procura fiorentina, saranno poste “fuori uso” per l’impossibilità ad essere aggiustate.

Il SILP PER LA CGIL si chiede "come sarà possibile assicurare il corso della giustizia, che viene invocata a gran voce dalle "TRIBUNE POLITICHE" o attraverso i mezzi di informazione da politici e tecnici, ma che, la Giustizia, pare essere il fanalino di coda delle priorità di un paese che quotidianamente vede il fiorire di notizie di reato, indagini sospetti e che chiede giustamente trasparenza e legalità. Appare alquanto grottesco che si parli di giustizia veloce, processi brevi e sentenze in tempi degni di una democrazia europea e poi si taglino i fondi destinati a consentire alla Magistratura di agire , attraverso gli uomini della Polizia di Stato posti alle sue dipendenze in modo efficace ed autonomo. Ricordiamo che la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica rappresenta la mano autonoma dei Magistrati su questioni ed indagini di grande rilievo, dove la tempestività delle operazioni , la disponibilità dei mezzi, la riservatezza dell’attività investigativa e la diretta gestione di queste attività porta a chiudere fascicoli aperti e a dare risposte in termini di giustizia. Stessa situazione, più volte denunciata dal nostro sindacato, vale per gli strumenti informatici ridotti a poche unità, desueti e quindi non più idonei a sostenere le sfide che la criminalità SEMPRE ALL'AVANGUARDIA IN MATERIA DI STRUMENTI, lancia alla nostra società e alle forze dell’ordine. Di fronte al taglio delle risorse quindi sale giustamente la forte preoccupazione del personale in servizio per la condizione di abbandono e pericolosa per la tranquillità del paese" così conclude il Segretario Generale Provinciale Silp per la CGIL, Antonio Marrocco La situazione è al limite della tollerabilità e lo si evince da una accalorata lettera che i sindacati riuniti inviano al Governo: "Il tradimento del Governo Monti verso le donne e gli uomini dei Comparti Sicurezza, Difesa e del Soccorso Pubblico è un atto inaccettabile che i Sindacati respingono senza se e senza ma al mittente. Al totale stato di abbandono, di mortificazione della dignità personale e professionale a cui gli uomini e le donne in uniforme sono costretti ormai da troppi anni, e che è stato reiterato dal Governo Monti nel primo incontro sull’armonizzazione degli aspetti previdenziali dei suddetti Comparti, oltre ad essere l’ennesimo tradimento verso chi sacrifica la propria vita per la difesa delle Istituzioni, della sicurezza interna ed esterna, e la salvaguardia del Paese, rappresenta anche la fatidica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Presentarsi al tavolo, rifiutando ogni confronto con i Sindacati e le Rappresentanze su una materia che è di pertinenza degli stessi organismi e invocare l’omologazione totale del sistema previdenziale anche per questi comparti così come applicato alla totalità dei lavoratori, ancor prima di avere completato la precedente riforma con l’avvio della previdenza complementare, è politicamente miope e praticamente scellerato. Dimenticare la specificità e i requisiti oltre alle limitazioni delle libertà individuali di questi lavoratori per il bene del Paese agendo con una mera logica di “amministratore di condominio”, rappresenta un voltare le spalle a chi, come definito dallo stesso Presidente del Consiglio Monti, rappresenta “il cuore e la garanzia dello Stato”. Ad affermarlo SIULP, SAP, UGL Polizia di Stato, CONSAP, SAPPE, UIL PA Penitenziaria, FNS CISL Penitenziaria, UGL Polizia Penitenziaria, SAPAF, UGL Forestale, Fe.Si.Fo, FNS CISL Forestale, UIL PA Forestale, FNS CISL Vigili del Fuoco, UGL VVF, UILPA VVF., anche a nome ditutti quegli uomini e quelle donne delle Forze Armate e delle Forze di Polizia ad ordinamento militare, ai quali ancora oggi è negato persino il diritto di manifestare contro le angherie come quella di cui trattasi che vengono consumate sulla loro pelle, sottolineano come questo ennesimo tradimento avrà una risposta ferma e massiccia attraverso una manifestazione, ancorché nel pieno rispetto delle regole e delle leggi vigenti, ma che porterà “all’occupazione” di un giorno della città di Roma contro chi, prima in nome di una politica disattenta e oggi in nome di un cinico tecnicismo, pensano di annullare anche il diritto alla democrazia e allasicurezza dei cittadini italiani.

A questi tecnocrati spietati mandiamo a dire che ci andassero loro in Val di Susa a 65 anni a combattere quella che è una vera e propria guerra causata da una incapacità di chi dovrebbe governare il Paese ma in realtà non lo sa fare, a salire sulle scale per soccorrere le persone nei piani alti degli edifici in preda alle fiamme o a fare le missioni di pace all’estero in scenari di guerra. Perché è bene che lo sappiano, questo è quello che stanno disegnando per il futuro della sicurezza dei cittadini e del nostro Paese.

Per contrastare queste decisioni inaccettabili e per decidere la data e le modalità con cui attuare le manifestazioni di protesta, martedì è stata già convocata una riunione di tutti i sindacati e di tutte le rappresentanze. Siamo al capolinea, concludono i sindacati. È ora che qualcuno si renda conto che il fondo è stato già raschiato sulla pelle dei lavoratori e dei servitori dello Stato, a differenza dei privilegi e degli sprechi delle caste che continuano a prosperare ed è per questo che gli uomini e le donne in uniforme dicono: ora basta! La misura è ormai colma"

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