Decessi in camera di sicurezza, il sindacato di polizia lancia l'allarme

La recente normativa in materia di trattenimento nelle camere di sicurezza (DL 211/2011 e successiva conversione) avrebbe comportato serie problematiche nella sua applicazione pratica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 marzo 2012 15:39
Decessi in camera di sicurezza, il sindacato di polizia lancia l'allarme

"In Toscana le dieci Questure delle relative province hanno affrontato la nuova situazione creatasi, con misure più o meno logiche ed adottando criteri non sempre rispondenti alla sicurezza degli arrestati, degli operatori e soprattutto della cittadinanza" spiega Mauro Marruganti, Segretario Generale U.G.L. Polizia di Stato Toscana. "Senza voler polemizzare sulle tristemente note vicende che hanno riguardato le camere di sicurezza della Questura di Firenze dove si sono registrati ben due decessi nel giro di un mese dall’entrata in vigore del decreto, il Sindacato intende sottoporre alla pubblica attenzione soprattutto la gravità di certe situazioni meno note ma ugualmente molto pericolose. La totale assenza di defibrillatori, apparecchi medici per il primo soccorso e di qualsiasi mezzo sanitario, non solo è pericolosa per l’arrestato ma anche per chi lo ha in custodia e che si vede magari addebitati certi episodi dovuti soprattutto alla carenza di idonei mezzi e non certo alle sue capacità professionali.

Per quello che concerne, ad esempio, la Questura di Pistoia, dove sono completamente assenti le camere di sicurezza, gli arrestati vengono addirittura fatti “accomodare” in una sorta di sala di attesa dove permangono fino a quando non compariranno dinanzi al Giudice. Tutto questo con evidenti pericoli per la incolumità delle persone ristrette che per quella degli operatori di polizia. Se presso la Questura di Prato, dotata di ambienti idonei, e presso la Questura di Livorno, dotata di celle ben congeniate, il buon senso e la capacità di quei Questori ha fatto si che fosse individuato personale dipendente preso a rotazione dai vari Uffici per non compromettere la prevenzione e la sicurezza pubblica, niente di tutto questo si può dire per la Questura di Massa e per la Questura di Siena. In entrambe queste province, infatti, in maniera molto semplicistica - sottolinea - è stato disposto che per vigilare gli arrestati si possa persino rinunciare al servizio reso dalla Volante 113 e far diventare gli operatori delle pattuglie una sorta di “secondini”.

Aspetto grave, di una pericolosità estrema, se si pensa che, talvolta, soprattutto in orari notturni, è presente sul territorio una sola pattuglia e che quindi si arrivi all’assurda possibilità, nelle province di Massa e Siena, che il cittadino possa chiamare il 113 per un soccorso immediato e si senta rispondere che non c’è nessuna pattuglia presente. Il controllo del territorio e la prevenzione dei reati (quali servizi antirapina prevenzione dei reati predatori in genere e dei reati contro la persona) viene messo dopo rispetto alla vigilanza di qualche ubriaco che abbia magari commesso una resistenza in danno di un poliziotto.

Ciò premesso la UGL Polizia Toscana chiede pubblicamente un serio intervento del Dipartimento della P.S. e del Governo al fine di rintracciare i fondi per la realizzazione delle strutture, per il reperimento degli operatori e che sia data una linea guida sui criteri di vigilanza delle persone ristrette nelle camere di sicurezza ai vari Questori imponendo loro il mantenimento della prevenzione e del soccorso pubblico per l’utenza. In assenza di questo - conclude - si ritiene che sia inutile voler promulgare certe leggi senza che ci siano le basi per farlo".

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