Firenze, Prato e Pistoia sulle tracce delle civiltà scomparse

Un saggio concilia i ritrovamenti archeologici con i racconti degli storici antichi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 dicembre 2011 22:27
Firenze, Prato e Pistoia sulle tracce delle civiltà scomparse

Rinaldoniani, Umbri, Pelasgi, Villanoviani. Antiche culture che si intrecciano spesso col mito, ma di cui restano tracce sia negli scritti degli storici antichi che nei reperti archeologici. Mettendo in relazione le diverse fonti, il ricercatore Claudio Pofferi, studioso di discipline archeologiche già autore di saggi sulla civiltà etrusca, ha ricostruito la storia delle popolazioni che abitarono i territori di Firenze, Prato e Pistoia dal 3.300 al 450 a.C. in un libro, intitolato I popoli dell’antica Italia (Polistampa, pp.

152, euro 14), ricco di elementi originali rispetto alla letteratura in materia. L’area della piana fiorentina-pratese-pistoiese venne dapprima abitata da popolazioni provenienti dall’area egeo-anatolica, i Rinaldoniani rappresentati nel mito dai giganti, poi dagli Umbri di provenienza indoeuropea, poi ancora dai Pelasgi ed infine da popolazioni che a loro volta dettero origine alla civiltà Etrusca. I testi degli antichi scrittori, da Diogene di Alicarnasso fino agli storici greci e latini, la loro comparazione con i risultati della ricerca archeologica e lo studio di fenomeni ancora dibattuti (come le “tavolette enigmatiche”, o Brotlaibidole, risalenti all’Età del Bronzo) hanno permesso all’autore di tracciare una storia unitaria di tutte queste civiltà, dai primi insediamenti alla loro scomparsa, mettendone in luce aspetti economici, culturali, e religiosi e avanzando teorie innovative.

Tra queste, la tesi che identifica la cultura dei vasi campaniformi con il popolo degli Umbri, maturata dopo l’analisi delle facies (gruppi di manufatti che identificano una cultura) di Asciano, di Grotta Nuova e di quella Appenninica, e avvalorata da un accurato studio su idronimi e toponimi presenti in Italia e in Europa. Il testo, arricchito da mappe ed illustrazioni descrittive, ha un taglio scientifico ma allo stesso tempo un linguaggio accessibile che permetterà ai meno esperti e ai curiosi di avvicinarsi al mondo dell’archeologia. Gherardo Del Lungo

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