L’Albero della Fecondità torna visibile dopo il restauro

L’appuntamento con il celebre affresco medievale di Massa Marittima è per sabato 6 agosto 2011

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 luglio 2011 15:52
L’Albero della Fecondità torna visibile dopo il restauro

L’Albero della Feconditŕ, il celebre e particolare affresco medievale che si trova sulla grande parete delle Fonti dell’Abbondanza a Massa Marittima torna ad essere visibile al pubblico. E’ un affresco del 1265 che raffigura un albero da cui pendono, come enormi frutti, decine di falli davvero realistici. Ai piedi della pianta una folla di donne sta in attesa che cadano, due di loro si accapigliano contendendosene uno. Il dipinto tornerŕ ad essere visibile al pubblico sabato 6 agosto alle ore 18.

Il programma della giornata prevede due momenti. Il primo, nel sovrastante Palazzo dell’Abbondanza con un incontro pubblico dedicato allo stato di conservazione dell’opera ed al suo restauro continuamente seguito dalla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Siena e Grosseto e finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena. A seguire, cadranno i veli che proteggono alla vista l’Affresco. Si tratterŕ di una inaugurazione sui generis, visto che il cantiere delle antiche fonti non č ancora chiuso.

Il celebre “Albero della Feconditŕ” č, infatti, un “malato” che sta molto meglio ma che ha ancora bisogno di essere monitorato costantemente per evitare qualsiasi rischio futuro, tanto č delicata la sua condizione. Tale opera di monitoraggio č in corso e continuerŕ costantemente anche con l’opera visibile al pubblico. Ma il cantiere delle Fonti duecentesche cela anche altro. Anche un’altra campata interna delle Fonti sarŕ oggetto di studio e restauro per regalare nuove sorprese e nuovi spunti di approfondimento.

Questo č il futuro. L’attualitŕ, invece, finalmente ci dice che il famoso Albero č sarŕ, di nuovo dopo sei anni, disponibile allo sguardo degli studiosi e del pubblico. Ciň sarŕ possibile grazie ad una recinzione in vetro posta a distanza dal dipinto, sul muretto della grande vasca in pietra, in passato piena d’acqua. L’Albero della Feconditŕ č una rara testimonianza di pittura murale duecentesca, il cui interesse sta in gran parte nell'inconsueto soggetto profano, che sembra affondare le radici nei culti della fertilitŕ dell'antichitŕ.

Le caratteristiche dell’opera hanno catturato l’attenzione di studiosi italiani e stranieri. Massa Marittima ed il suo Albero della Feconditŕ sono divenuti meta di un flusso turistico importante, mosso dall’interesse per questa rappresentazione e per il suo soggetto cosě inusuale. Nel 2005 le gravi condizioni dell’affresco hanno consigliato la chiusura al pubblico dell’opera cosě da dare il via all’indispensabile lavoro di salvaguardia prima e di restauro concluso. “Abbiamo fortemente temuto per questa opera che ha saputo catturare l’attenzione degli storici dell’arte a livello internazionale e la curiositŕ dei media e del pubblico – sono le parole del Sindaco di Massa Marittima Lidia Bai - il rischio di perdere per sempre quei tratti dipinti all’interno dell’antica fonte pubblica č stato grande a causa delle infiltrazioni che dal retro attaccavano l’opera. C’č voluto un lungo lavoro di analisi delle cause di questi problemi che ha visto lavorare fianco a fianco il nostro Comune, la Soprintendenza con ricercatori di assoluto rilievo nazionale.

Importanti sono stati i lavori di restauro del sovrastante Palazzo dell’Abbondanza che hanno permesso un risanamento della zona retrostante la parete dell’affresco. Infine č stato realizzato il restauro che ha riportato nuovamente alla luce nel suo splendore questo dipinto che tanto ci ha raccontato, anche sorprendendoci, della vita comune della Massa Marittima medievale. Questo risultato – č ancora il Sindaco a spiegare - si deve, in particolare, alla grande sensibilitŕ della Fondazione Monte dei Paschi di Siena che ha sostenuto con 50 mila euro, sin dai primi interventi, la cura ed il restauro di questa opera d’arte.

Ora finalmente l’opera torna visibile al pubblico. Gli studiosi di tutto il mondo potranno tornare ad osservare da vicino l’opera e confrontarsi sulla sua origine e sui tanti interrogativi che la circondano”. Scheda: L’Albero della Feconditŕ e le Fonti dell’Abbondanza L'imponente costruzione che accoglie le cosiddette Fonti dell'Abbondanza č uno dei monumenti piů importanti edificati nel momento di massima espansione del Comune medievale di Massa Marittima.

Un'epigrafe sulla facciata ricorda che il lavoro fu portato a termine nel 1265. Negli anni precedenti il 2000 L'Amministrazione comunale provvedette al restauro delle Fonti, con il recupero strutturale e con il ripristino del sistema di affluenza dell'acqua nelle tre grandi vasche contenute sotto le imponenti arcate gotiche. Proprio durante questi interventi furono notati residui di decorazioni murali sulle pareti di fondo. Il restauro completo di una di queste permise un insospettato ed eccezionale ritrovamento.

Nascosto da strati di antiche scialbature e soprattutto da un denso strato di concrezioni calcaree, con un paziente e complicato intervento di scopertura riaffiorň una vasta figurazione di carattere profano, definita come "L'albero della feconditŕ”. La campitura č sostanzialmente occupata da un grande albero che s'impone per il suo "sintetico naturalismo". Tutti i suoi rami sono addobbati da numerosi falli. Ai piedi della pianta alcune donne stanno in calmo conversare, due si accapigliano vistosamente, mentre un'altra sembra scacciare alcuni minacciosi corvi, che si di direbbero pronti ad avventarsi sugli inconsueti frutti.

Una grande aquila nera presentata in forma araldica, ad ali spiegate, sta a indicare allo stesso tempo lo stemma della cittŕ di Pisa, dalla quale proveniva il podestŕ del momento, o l'emblema dell'impero, dal quale non poteva prescindere il Comune di Massa Marittima, che fu di 'fede' ghibellina fino al 1266. Oltre a questo elemento, anche i caratteri formali della figurazione si dimostrano coerenti con lo stile della metŕ del Duecento, tanto che la data del 1265, inscritta nell'epigrafe delle Fonti, puň assumersi come riferimento cronologico assoluto per l'esecuzione del grande affresco.

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