17 Marzo. USB del Comune di Firenze: ''La festa che non c'è''

L'Unione Sindacale di Base dirama una nota con la quale torna sull'argomento della prossima festività chiamando nuovamente in causa l'Amministrazione cittadina ritenuta dai rappresentanti sindacali "poco chiara" in merito

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 marzo 2011 15:27
17 Marzo. USB del Comune di Firenze: ''La festa che non c'è''

"Ci sembra opportuno fare alcune dovute riflessioni sul fantomatico 150 anniversario della Festa dell'Unità Italiana - inizia così la nota diramata dal sindacato USB - a fronte di tanti silenzi e non interpretazioni sulla norma, finalmente lunedi scorso, a seguito di un interrogazione fatta dalla Cosigliera Ornella De Zordo, che ringraziamo sentitamente, l'Amministrazione Comunale che non si è ancora degnata di inviare la ben che minima informazione ai propri 5000 dipendenti, per bocca dell' Assessore al Personale ha detto chiaramente che la Festività del 17 Marzo sarà compensata con la riduzione per il 2011 di una festività soppressa (il 4 novembre) per coloro che staranno a casa, mentre per coloro che lavoreranno in detta data sarà pagato lo straordinario festivo, mentre sarà ugualmente defalcata agli stessi un giorno di festività soppressa" "E' pur vero che la responsabilità di tale scelta ricade più in alto del nostro Sindaco, il quale si è comunque ben guardato, nonostante parli tanto, dall' esprimersi in merito".

"E' altrettanto vero che il profitto in questo paese vale molto più delle condizioni dei lavoratori e dei loro diritti nonchè della festa dell'unità nazionale. Ma ci piace qui ricordare che anche il "più cattivo" dei Sovrani quando con un editto promulgava una festa, poi si curava di far servire ai propri sudditi vino e cibarie, perchè questi almeno per un giorno fossero "felici e gaudenti". Oggi non abbiamo un Sovrano - concludono - ma una classe politica, che si guarda bene dal servire al popolo vino e cibarie anzi le tiene ben strette per se, mentre al popolo presenta il conto per il coperto.

Que se ne vayan todos!"

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