Convegno in occasione del 499° anniversario dalla morte di Amerigo Vespucci

A Palazzo Bastogi, Sala delle Feste (Via Cavour, 18 – Firenze) martedì 22 febbraio 2011, ore 16,30

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 febbraio 2011 09:19
Convegno in occasione del 499° anniversario dalla morte di Amerigo Vespucci

Amerigo Vespucci (1454-1512), figlio del notaio fiorentino Nastagio Vespucci, si avviò allo studio della letteratura e del latino seguendo gli insegnamenti dello zio Giorgio Antonio, filosofo neoplatonico maestro di molti nobili cittadini; poi si dedicò allo studio della geometria, della fisica e della cosmografia. Ma l’umanista Vespucci divenne anche agente commerciale per conto di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici e gli affari lo portarono a viaggiare tra Firenze, Parigi e Siviglia, fino a compiere le imprese transoceaniche che lo condussero più volte in quello che disvelò essere il Mundus Novus. Al convegno Amerigo Vespucci Umanista Cosmografo Navigatore a Palazzo Bastogi, Sala delle Feste (Via Cavour, 18 – Firenze) martedì 22 febbraio 2011, ore 16,30, sono previsti gli interventi di:

Marco Carraresi, Consigliere Segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale Alberto Tesi, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Firenze Massimo Mario Augello, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Pisa Angelo Riccaboni, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Siena Cristina Acidini Luchinat, Soprintendente al Polo Museale Fiorentino Francesco Gurrieri, Preside dell'Università Internazionale dell'Arte Mary Ellen Countryman, Console Generale degli Stati Uniti d’America a Firenze Vera Valitutto, Direttrice della Biblioteca Medicea Laurenziana Leonardo Rombai, Presidente del Corso di Laurea in Studi Geografici e Antropologici (Università di Firenze) Modera: Massimo Ruffilli, Presidente del Comitato Amerigo Vespucci a Casa Sua Tavola rotonda finale a cura del “Comitato Amerigo Vespucci a Casa Sua”.
Così Francesco Trucchi, nel 1842, descrisse il fiorente secolo della riscoperta e della rinascita della cultura classica ...

«Fioriva a quel tempo la celebre Accademia platonica fiorentina, sotto gli auspicj di Lorenzo de’ Medici, al quale numerosa ed eletta schiera di letterati, filosofi, eruditi, qual non ebbe mai principe, facea corona. La generosa protezione di Lorenzo non limitavasi ad uno sterile incoraggiamento di parole, ma qualunque artista, letterato, o filosofo distinto, in casa sua con regia magnificenza invitava, e di onorevoli dimostrazioni, e di buoni assegnamenti ‘l confortava. Né vi fu mai uomo di scienze, di lettere o d’arti nella sua professione eccellente, che a lui ricorrendo, non ricevesse ogni favore, e ajuto e soccorso.

Per la qual cosa tutti i letterali, i filosofi, e tutti gli uomini di senno e di virtù ch’erano allora in Italia, anzi in Europa, invitati dalle cortesie di così illuminato principe, letterato e filosofo distinto anche egli, alla corte de’ Medici affluivano, mossi non meno dalla sua generosa indole, che dalla fama del suo profondo sapere, e del suo gusto in tutte le belle discipline, squisito. Grandi letterati filosofi sommi illustravano colla dottrina, e col sapere questa celebre accademia, che aveva la sede nel palazzo dei Medici, e basti nominare un Filelfo, un Landino, un Lancillotto, un Nesi, un Verini, un Marsilio Ficino, un Poliziano, e degli stranieri un Argiropilo, un Calcondila, un Aurispa, un Crisolora, ed altri simili a questi, in gran numero, sì che ben si poteva dire che nell’accademia platonica di Firenze era tutto riunito il senno dell’ Europa, e tutta la dottrina e la sapienza degli antichi fino a noi pervenuta, e quivi dai greci sapienti dopo la distruzione dell’impero bisantino portata, e insieme tutta la moderna, dalle ceneri della romana civiltà disseppellita, e per la virtù italica a nuovo splendore innalzata.

E i loro dotti ragionamenti, non limitavansi a una sola scienza, né perdevansi in vane disputazioni di parole, ma tutto quanto lo scibile abbracciando, attenevansi costantemente alla ricerca del vero positivo. Uno smisurato amore delle cose antiche li faceva con grande accuratezza e diligenza in ogni parte del mondo, senza guardare a spesa, ricercare tutto ciò, che della civiltà greca e romana era sopravanzato alle ingiurie de’ tempi; traducevasi in volgare; si commentava; s’illustrava; l’eredità dell’umano sapere si amplificava, si diffondeva nell’universo».

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