Sequestro di 22 milioni di euro nei confronti di istituti bancari

L'allarme è del 2007. La Guardia di Finanza di Firenze ha eseguito oggi un intervento preventivo in banche nazionali. Ben un terzo della Regione del debito coperto da swap. Il presidente Rossi e l'assessore Nencini minimizzano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 dicembre 2010 15:12
Sequestro di 22 milioni di euro nei confronti di istituti bancari

Nella mattinata odierna militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Firenze hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo nei confronti di Istituti di credito nazionali e stranieri per un importo di circa 22 milioni di euro. Il reato ipotizzato nei confronti degli Istituti di credito è la truffa aggravata. Le attività di polizia giudiziaria, dirette dalla locale Procura della Repubblica, sono state focalizzate su operazioni di "finanza derivata" - cc.dd.

SWAP - stipulati dal 1999 in poi, dalla Regione Toscana, dal Comune di Firenze e da altri 3 comuni della provincia fiorentina (Campi Bisenzio - Tavarnelle Val di Pesa - San Casciano Val di Pesa) pari a oltre 1,4 miliardi di euro. Oltre a profitti illeciti acquisiti ingiustamente dalle banche, è stato stimato che le perdite che gli enti interessati hanno accumulato, in conseguenza della sottoscrizione dei citati contratti derivati, ammontano a circa 123 milioni di euro. "Gia' nel 2004 avevamo ravvisato che gli Swap stipulati dal Comune di Firenze con varie istituzioni finanziarie non avevano un profilo di rischio idoneo.

A più riprese con varie interrogazioni in Consiglio Comunale e sulla stampa abbiamo chiesto al Comune di spiegare le finalita' degli Swap e perche' erano state poste in essere procedure di assegnazione degli swap senza gara." Cosi' Guglielmo Picchi, deputato fiorentino del PDL commenta le notizie stampa relative all'apertura di una inchiesta sui contratti Swap del Comune di Firenze e di altri enti locali toscani. "Dopo molti anni alla fine qualcuno si e' accorto dello scandalo di questi contratti derivati che furono sottoscritti sotto la giunta PD di Domenici.

Il Comune di Firenze era palesemente sprovvisto delle competenze tecniche per comprendere i contratti che aveva sottoscritto, noi del PDL l'avevamo denunciato in tempi non sospetti." "perUnaltracittà chiede che l'assessore al bilancio Angelo Falchetti renda conto al Consiglio dell'utilizzo dei prodotti derivati, anche in relazione dell'inchiesta giudiziaria, già dalla prima seduta possibile, quella del 10 gennaio. E' dal 2007 che stigmatizziamo l'uso dei derivati a sostegno alla finanza pubblica locale".

Lo ha detto Ornella De Zordo commentando l'inchiesta della Procura di Firenze che ha portato la Guardia di Finanza a indagare 22 persone e sequestrare 22 milioni di euro a banche italiane ed estere per il reato di truffa aggravata su operazioni di finanza derivata, i cosiddetti Swap, stipulati dal 1999 in poi anche dal Comune di Firenze, oltre che da Regione Toscana ed altri comuni fiorentini. "Al di là di ciò a cui porterà l'inchiesta della Procura fiorentina è ormai chiaro come la giunta guidata da Leonardo Domenici sia responsabile dell’ampio utilizzo dei derivati in operazioni rischiose e speculative.

Operazioni che rappresentano un danno per i cittadini che avranno comunque l'onere di ripianare i debiti contratti - aumentati d’importo per una gestione improvvida dello strumento finanziario - con l’aumento dei prelievi fiscali e con un’erosione dei servizi offerti dagli enti pubblici stessi”. "Come primo atto di questa legislatura, nel giugno 2009, perUnaltracittà ha presentato in Consiglio Comunale una mozione perché i cittadini siano debitamente informati su questo fenomeno – ha ricordato De Zordo – e non venisse più fatto ricorso all'utilizzo dei derivati in futuro da parte del Comune di Firenze.

La nostra richiesta prevedeva che il Comune privilegiasse tutte le operazione di finanza purché trasparenti ed etiche, con il pieno coinvolgimento e la diffusione dell’informazione verso i cittadini, e che rendesse pubblico il dettaglio di tutte le operazioni compiute dall’amministrazione; dopo un iter durato alcuni mesi, nel gennaio 2010, le nostre richieste sono state accolte nella sostanza dalla Commissione Controllo e quindi dal Consiglio comunale". PerUnaltracittà ha aderito sin dal 2007 alla campagna nazionale “A carte scoperte” – promossa dall’autorevole associazione Finansol.it – per una piena e trasparente informazione sul fenomeno dell’utilizzo dei derivati.

In questi anni, infatti, molti enti locali e regioni italiane hanno utilizzato i derivati come meccanismo finanziario di sostegno alla finanza pubblica locale. A fine 2006, secondo il Ministero del Tesoro, gli enti locali e le regioni italiane sono esposti per complessivi 13 miliardi di euro. Sempre per il Ministero del Tesoro tra il 2002 e il primo semestre 2007 sono circa 900 i derivati firmati da 525 enti locali e regioni (459 Comuni, 45 Province, 17 Regioni e 4 Comunità montane) di cui ben 151 stipulati tra gennaio e il 30 giugno scorso.

Per Banca d’Italia il valore di mercato dei derivati in tasca agli enti locali lo scorso anno era negativo per un miliardo e 55 milioni di euro, su una perdita complessiva di 5 miliardi di euro attribuibili al sistema paese. Secondo la Consob a giugno 2004 il controvalore nozionale delle posizioni in derivati detenute da intermediari italiani nei confronti di imprese ed enti locali risultava pari a circa 146 miliardi di euro. Circa l’80% dei contratti risulta in perdita con una rimessa media per operazione di circa 80.000 euro.

L’inchiesta dell’Autorità di controllo della Borsa sottolineava come gli Enti Locali avessero peraltro subito perdite medie molto più elevate di quelle delle imprese (circa 430.000 euro contro 76.000 ), anche a causa della dimensione media dei contratti più elevata (circa 12 milioni di euro di valore nozionale, contro i 2,6 milioni di euro delle imprese). Appresa la notizia relativa al sequestro preventivo eseguito dalla Guardia di Finanza nei confronti di istituti di credito, con i quali alcuni Comuni avevano stipulato contratti di swap, il sindaco Massimiliano Pescini si esprime sull’operazione di finanza derivata che ha interessato il Comune di San Casciano dal 2003 al 2007 .

“Riteniamo la vicenda chiusa - dichiara il primo cittadino - l’amministrazione comunale di San Casciano ha stipulato il contratto di swap con Monte dei Paschi di Siena Finance alla fine del 2003. L’operazione, che aveva durata quadriennale, si è conclusa, arrivando alla sua naturale scadenza, il 31 dicembre 2007. Per il Comune si è trattato di un’operazione che ha prodotto un vantaggio economico: l’utile complessivo dell’operazione si è attestato sui 183mila euro. Visto che il reato ipotizzato ai danni delle amministrazioni comunali è truffa, stiamo valutando con attenzione se costituirci parte civile”. Per la Regione solo un'assicurazione? Dal 2008 ad oggi i tassi di interesse non sono cresciuti.

Anzi sono sensibilmente diminuiti. E così l'”assicurazione” stipulata dalla Regione non è servita. “Ma se allarghiamo lo sguardo fino ai primi anni Duemila – spiega il presidente della Toscana - avremmo pagato sicuramente interessi più alti se non avessimo coperto parte del nostro debito con derivati. Quindi l'operazione si è rilevata vantaggiosa”. Lo dice anche la Corte di Conti, nel rapporto sul bilancio della Regione. Rossi parla dei derivati posseduti dalla Regione nel corso del briefing con i giornalisti, dopo il sequestro per quasi 22 milioni che la Guardia di Finanza ha eseguito oggi in sei istituti bancari (Merryll Linch di Dublino, Deutsch bank di Londra, Ubs di Londra, Natixis Sa di Parigi, Dexia Crediop di Roma e Monte dei Paschi di Siena) per un'in chiesta della Procura di Firenze su operazioni di finanza derivata, gli swap appunto, stipulate dal 1999 in poi dalla Regione Toscana e dai Comuni di Firenze, Campi, Tavarnelle e S.

Casciano. L'accusa è di truffa e la Regione, assieme alle altre amministrazioni, è parte lesa. “La contestazione - spiega ancora Rossi – riguarda l'assenza di chiarezza della banche riguardo le commissioni sull'operazione finanziaria, occultate nel tasso dell'operazione stessa”. La Regione valuterà quindi adesso le azioni del caso e potrebbe ricevere un risarcimento. “I derivati che abbiamo – riassume Nencini - non hanno comunque alcuna finalità speculativa e sono semplicemente una polizza assicurativa: quella che farebbe un buon padre di famiglia per proteggersi da eccessivi rialzi dei tassi su prestiti e mutui nel caso superino una certa quota, un meccanismo dunque compensativo”.

Hanno un costo , un po' come l'assicurazione sull'automobile che paghiamo anche quando non provochiamo incidenti. Ma diventano vantaggiosi quando i tassi crescono. “Le procedure seguite dalla Regione – sottolinea l'assessore Nencini - sono sempre state improntate dalla massima correttezza e trasparenza. Ma ora la Regione esce come parte lesa a causa dei comportamenti che vengono imputati alle banche”. Ben un terzo del debito coperto da derivati Il debito della Regione, che ad oggi ammonta a circa 1,2 miliardi di euro, è per un terzo contratto a tasso fisso (che rimane bloccato anche quando i tassi calano), per un terzo a tasso variabile libero di oscillare e per un terzo (460 milioni) a tasso variabile coperto da derivati e quindi “assicurato”.

I contratti di derivati in essere sono sette, tutti stipulati tra il 2002 e il 2003 dopo una regolare gara. L'ultimo scadrà nel 2035. Sono stati stipulati con Societ&ea cute; Generale, Deutsche Bank, Merryl Linch, Mps, Bnp Paribas, Dexia Crediop e Bnl. In periodi di tassi bassi come ora, sotto il 3 %, i derivati hanno un costo: i 9 milioni e mezzo che la Regione ha pagato nel 2009 sono la differenza tra il tasso di mercato e il tasso previsto dallo swap. “Ma i conti vanno fatti sul lungo periodo e su mutui di trent'anni come quelli della Regione i derivati danno certezza sui tassi ed assicurano solidità e stabilità ai bilanci” concludono Rossi e Nencini.

Otto anni fa, quando la Regione ha stipulato quei contratti di derivati, i tassi fissi erano attorno al 5.5%. Senza swap avrebbe pagato oggi quegli interessi. Invece paga tra l'1 e l'1,5 per cento in meno.

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