Segnali positivi per l’export del marmo

Nei primi cinque mesi dell’anno sono in aumento tutte le voci più importanti ma il mercato attende di consolidarsi nelle aree di destinazione più importanti. Decisivi i prossimi mesi per comprendere se il trend si consoliderà.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 agosto 2010 14:58
Segnali positivi per l’export del marmo

Nei primi cinque mesi del 2010 l’Italia ha esportato marmi e graniti, travertini, ardesie ed altre pietre (sia grezzi sia lavorati o semilavorati) per oltre un milione e 627 mila tonnellate con un valore complessivo di circa 584 milioni e 684 mila euro. Secondo le statistiche elaborate e diffuse dall’Internazionale Marmi e Macchine Carrara, che cura questo servizio da oltre trenta anni, nel confronto con lo stesso periodo del 2009 emergono percentuali complessivamente positive, con un +5,2% in valore e +17,4% in volume che possono far sperare in una ripresa ma sono ancora limitate a un periodo troppo breve per far pensare a un superamento della crisi che ha toccato profondamente il comparto dopo un biennio di contrazioni costanti dell’export. Limitando la valutazione alle sole cinque voci più significative (marmi e graniti sia grezzi che lavorati) si riscontra, a livello nazionale, un + 12,6% delle quantità esportate e un aumento del +4,7% del loro valore: la forte differenza fra le due espressioni mette in evidenza il calo dei valori medi per tonnellata di esportato rispetto allo stesso periodo del 2009 pari al -7,1% sulle prime cinque voci come emerge dalla tavola allegata.

“Si tratta di un periodo breve e di un trend che deve consolidarsi - conferma il presidente dell’IMM Giorgio Bianchini - ma è molto importante che sia tornato il segno positivo e, soprattutto, che riguardi quasi tutte le voci di maggior interesse per il nostro export, inclusa quella relativa al granito lavorato che ancora deve recuperare sui valori medi, come è confortante l’andamento dell’export dei marmi lavorati che sono la voce più importante sulla maggior parte dei mercati di riferimento”. Anche se limitata ad un periodo breve la valutazione relativa alle aree di sbocco fa emergere l’andamento positivo dell’Unione Europea che vede l’aumento di quantità e valori dei marmi lavorati.

Andamento positivo si rileva, sempre per i marmi lavorati anche se per quantità ben più modeste, per Africa e Sud America, mentre non emergono segni significativi di ripresa nel Nord America. Nell’area nordamericana, infatti, si può riscontrare solo uno stop al calo continuo degli ultimi anni, ma questo ancora non basta ad alimentare una prospettiva di ripresa, soprattutto alla luce delle notizie più recenti relative all’andamento del mercato immobiliare. Continua, invece, il trend positivo per l’area estremo orientale, anche se riguarda soprattutto i marmi e i graniti grezzi e, in misura molto inferiore, i lavorati i cui valori medi nell’area sono in forte contrazione.

Ogni valutazione però deve tenere conto di una serie di fattori molto complessi che vanno dai rapporti valutari alla qualificazione merceologica dei prodotti. Le importazioni italiane di settore si sono mantenute pressoché stabili e, sulle solite cinque voci più importanti, hanno fatto segnare l’arrivo di 672 mila tonnellate per un valore di 156 milioni e 612mila euro, con un modesto saldo negativo (-0,77%) nelle quantità e una piccola oscillazione positiva (+1,66%) nei valori con aumento dell’import di marmi grezzi e lavorati, anche se su valori assoluti modesti mentre scende ancora l’import di granito grezzo. Data la brevità del periodo considerato ogni valutazione più approfondita deve essere rinviata a statistiche che prendano in esame tempi più lunghi anche perché è di questi giorni il dibattito internazionale sulla natura della crisi economica, se si tratti di una “crisi a V”, dunque con un periodo di ripresa dopo il picco negativo, oppure di una crisi “a W”, cioè con un successivo rimbalzo negativo.

Pesano, nel panorama, i dati sulla situazione statunitense dell’industria edile e dell’economia, anche se la situazione di altri Paesi, come la Germania, ma anche le grandi economie emergenti, sembrano dare un segnale più positivo per un settore che attende dall’autunno segnali di conferma sui trend che sembrano emergere.

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