Vestizione del kimono

Domenica 7 marzo: prosegue nella Sala ex Leopoldine in Piazza Tasso il festival “Il Giappone sei tu- Hinamatsuri 2010” con la mostra, la conferenza e la vestizione dell’abito per eccellenza delle geisha.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 marzo 2010 19:06
Vestizione del kimono

Esistono diversi tipi di Kimono: per le bambine, per le donne nubili, per le donne sposate, per uso quotidiano da tutti i giorni ecc.; oggigiorno la sua vestizione non è come quella tradizionale che si usava un tempo. Il suo recupero è legato ad una questione di moda e viene vestito come un abito occidentale: seguendo gusti e stili personalizzati e non regole di abbinamento delle decorazioni alla tipologia di abito, tranne nei casi di determinate cerimonie o occasioni ufficiali. Nell’epoca Edo (1700 circa) il kimono prende le forme che ha ancora oggi e le leggi che regolano la vestizione sono le stesse.

Sono cambiati i materiali, dal lino (si usava anche per bagnarsi in acque curative) si è passati al cotone ed alla seta. Essendo materiali delicati, il kimono non viene lavato frequentemente, solo il colletto si può staccare e lavare spesso. L’usanza è di accostare il tessuto del lato sinistro sopra a quello del lato destro, per tutti, sia uomini che donne. La sovrapposizione contraria è riservata esclusivamente ai defunti. Su alcuni kimoni, all’altezza delle spalle sul davanti, vi sono dipinti dei simboli, che sono quelli che distinguono l’appartenenza di origine.

Ogni famiglia è contraddistinta da un simbolo, per esempio un pallino azzurro come nel caso esposto alla mostra, e nel momento in cui si celebra un matrimonio, sul kimono femminile viene disegnato il simbolo, su entrambe le spalle, della famiglia del ramo del marito. L’obi (la cintura), di solito alta 38 cm e lunga 4 metri (più la donna è alta più sarà spessa la cintura in proporzione alla lunghezza della schiena), viene fissato con diversi tipi di nodi, complessi da eseguire singolarmente.

Spesso serve l’aiuto di un’altra donna o per le più esperte uno specchio da porre dietro la schiena per poter controllare i movimenti delle mani e la posizione della stoffa. Si va dai nodi semplici e veloci da fare a quelli più laboriosi per i quali si impiega più tempo, un quarto d’ora circa se si usufruisce di un aiuto esterno. Alla cerimonia di vestizione è stato presentato ai presenti il bel nodo a forma di ali di volatile. Un cuscinetto viene fissato sull’obi, dietro la schiena, e ricoperto dalla stoffa dipinta per farle prendere una forma gonfia “a ponte”.

Sotto l’obi avanza della stoffa che viene internamente ripiegata (tranne quando si è in casa da sole senza ospiti) e che può essere utilizzata per eventuali aggiustamenti della taglia, nel qual caso l’indossatrice dovesse rimanere incinta o ingrassare. L’abbinamento di colori dei vari strati di stoffa è molto curato, più colori sono presenti, per esempio due stoffe monocrome accostate, maggiore sarà la fortuna e la gioia che colpiranno chi indossa l’”abito”, che è la traduzione ed il significato della parola Kimono.

Durante la dimostrazione sono state chiamate a fare da modelle delle donne italiane, alle quali il kimono donava, ma la raffinata bellezza di quest’abito viene esaltata al massimo dalle bellezze autoctone del suo luogo d’origine, che acquistano così vestite un fascino che ammalia noi occidentali. Silvia Languasco

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