Rifiuti: la frammentazione burocratica nuoce a recupero e smaltimento

La relazione finale, approvata dalla commissione regionale d'inchiesta, sigla la fine dei lavori presieduti dal consigliere azzurro Paolo Marcheschi: “Un lavoro importante dal quale il prossimo Governo regionale trarrà spunti efficaci”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 febbraio 2010 21:37
Rifiuti: la frammentazione burocratica nuoce a recupero e smaltimento

Firenze – Si è chiusa con un voto unanime e un ringraziamento particolare alla “tenacia e caparbietà” dimostrata dal presidente Paolo Marcheschi (Fi-Pdl) la commissione Speciale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti urbani del Consiglio regionale. Un voto unanime e tutt’altro che scontato viste le diversità delle politiche dei commissari. “Si conclude – ha detto il presidente Marcheschi a votazione conclusa - un lungo e proficuo lavoro durante il quale abbiamo accertato e verificato con mano i problemi.

Un lavoro che ha fatto compiere un grande passo in avanti al confronto politico sulla questione rifiuti in Toscana”. “Voglio ringraziare – ha proseguito Marcheschi - tutti i commissari che numerosi hanno sempre partecipato alle riunioni. Anche la Giunta regionale ci ha sempre seguito. Certo, non partivamo da zero. Il risultato della precedente commissione sul caso Geofor, presieduta da Andrea Agresti (An-Pdl), aveva dato buoni frutti. Mi auguro che la prossima volta non serva una commissione d’inchiesta”.

La relazione finale, che sarà portata in Consiglio regionale nell’ultima seduta di questa VIII legislatura (il 9 e 10 febbraio prossimo ndr), segna dunque un traguardo importante per il presidente. “La mole di lavoro fatta è stata enorme” ha aggiunto. “Sono soddisfatto perché lasciamo al prossimo Consiglio un robusto dossier contenente numeri, analisi, dati e suggerimenti ragionati per trarre gli spunti necessari alla Toscana per raggiungere gli obiettivi di riduzione, riciclaggio, recupero e smaltimento finale che la Comunità europea, il Governo centrale e le norme regionali impongono”.

Un ringraziamento particolare all’operato di Marcheschi è stato espresso dal vicepresidente Giovanni Ardelio Pellegrinotti (Pd): “Con la sua tenacia e caparbietà è riuscito a condurre i lavori di una commissione che vedeva le parti politiche su posizioni lontane e contrapposte”. “Il risultato raggiunto di un documento finale approvato all'unanimità, dimostra l’onestà intellettuale adottata nel lavoro di una commissione d’inchiesta e quindi voluta dall’opposizione, il cui risultato era tutt'altro che scontato”.

“La relazione – ha continuato il vicepresidente - non è un documento concordato ma anzi riflette un dibattito politico più maturo che, sfrondato dalle ideologie, ha saputo individuare soluzioni condivise che spero serviranno a fare un passo avanti a tutte le forze politiche che siederanno in Regione nella prossima legislatura”. “Condivisione e apprezzamento” sono stati espressi anche da Bruna Giovannini (Sd-Sel), che pure ha precisato come “rimangano sul tavolo le diverse visioni riguardo agli impianti di incenerimento e alle diverse soluzioni rese possibili dalle nuove ricerche e tecnologie”.

“Il tema delle alternative – ha puntualizzato - è la sfida che attende Regioni ed Enti locali”. Sulle differenze di posizioni, Giovannini ha detto che “emergeranno nel dibattito in aula”, ma che “non impediscono l’approvazione di questa relazione finale che individua i grandi temi sul ciclo dei rifiuti”. Tra gli altri “nodi” evidenziati dalla consigliera, quelli “della capacità di trovare un mercato ai prodotti realizzati con materiale riciclato, su cui la Regione può fare di più, e la riduzione della produzione dei rifiuti”. Secondo quanto contenuto nel commento finale alla relazione, in Toscana da anni si parla di un settore rifiuti “in difficoltà” con molti elementi “di criticità” che “non potranno garantire a lungo un’ordinaria gestione”.

Tra le criticità individuate, le difficoltà a realizzare ogni tipo di impianti programmati; cicli industriali poco flessibili e scarsamente aperti a nuovi sistemi tecnologie; progressivo esaurimento dei volumi disponibili in discarica; mancato rispetto, da parte degli enti locali, delle scadenze previste dalle leggi nazionali e regionali. Gli obiettivi che la Toscana si è posta dopo l’entrata in vigore del decreto Ronchi (D.Lgs. n.22/97 ndr), sono stati ambiziosi seppure disattesi.

Il sistema organizzato su 10 Ambiti territoriali non ha garantito efficienza ed economicità, né si è raggiunto il principale obbiettivo di trasformare un servizio pubblico essenziale in un vero e proprio settore produttivo in grado di tutelare l'ambiente e i consumatori. Accanto a questo, l’ampia potestà nello stabilire i criteri di assimilazione attribuita ai Comuni e la mancanza di una definizione uniforme di ‘rifiuto assimilato’ a livello nazionale, impediscono una lettura corretta della settima posizione attribuita alla Toscana nella classifica Ispra 2007 di tutte le regioni d’Italia.

La progressiva riduzione del conferimento in discarica sino al 20 per cento dei rifiuti prodotti (attualmente oltre il 50) e il raggiungimento di almeno il 30 per cento del fabbisogno di acquisti verdi (manufatti e beni in materiale riciclato) da parte della Pubblica Amministrazione, sono lontani da essere realizzati. L’anello mancante del ciclo risulta quindi essere quello del riciclo e del riuso. Un deficit “qualitativo e quantitativo” che, secondo Marcheschi, “impone un evidente cambio di marcia e interventi decisi.

È necessaria una maggiore responsabilizzazione di tutti i soggetti che operano nel ciclo, comuni, province, gestori, Ato, regione. Al prossimo governo regionale quindi, il compito di assumere poteri decisionali per attuare tutte le misure necessarie perché in tempi brevi si possa garantire alla Toscana un sistema efficace e moderno del ciclo del rifiuto”. E al nuovo parlamento, la commissione lascia anche un elenco di possibili azioni, tra queste la riorganizzazione di un nuovo piano dei rifiuti efficace per tutto il territorio; l’opportunità di costituire un unico Ato e l’adozione di poteri sostitutivi.

Suggerimenti che derivano da un lungo lavoro di raccolta e analisi, nonché da una ricognizione a tutto tondo sul territorio. Dal 22 aprile 2008 sono state indette 16 audizioni con tutti i soggetti interessati, dall’assessore all’Ambiente Anna Rita Bramerini (19 maggio 2008, 5 febbraio 2009), all’Agenzia regionale recupero risorse (27 maggio 2008), ai presidenti delle tre comunità di ambito territoriale Toscana Centro, Sud e Nord (3 dicembre 2008, 21 gennaio 2009, 31 marzo 2009). Dieci sono stati i sopralluoghi fatti tra Montale (16 ottobre 2008 ndr), Falascaia (22 settembre 2008), Revet (in due diverse occasioni, 14 luglio 2008 e 01 ottobre 2009).

Incontri e visite che per il presidente Marcheschi hanno avuto lo scopo di “constatare direttamente non solo le situazioni più critiche dal punto di vista degli impianti di smaltimento ma anche le soluzioni tecnologiche ed organizzative più avanzate ed efficienti presenti in Toscana e nel territorio nazionale”. Parallelamente, la commissione ha aperto una riflessione sulle criticità del calcolo della tariffa e sulle difficoltà relative allo sviluppo del mercato del riuso e del recupero. Dopo aver dedicato una seduta all’approfondimento delle novità introdotte dalla nuova direttiva europea 2008/98/CE, il 13 ottobre 2009 sono stati esaminati i dati certificati da Arrr sulla raccolta differenziata in Toscana nel 2008, in costante crescita (2,540.588 t/a, +2,75 per cento) dopo una fase sostanzialmente stabile.

Recensiti anche gli impianti presenti, 54 in tutto e così suddivisi: 22 discariche, che esauriranno i volumi disponibili a gennaio 2012, in cui vengono conferiti rifiuti da cassonetto, residui del trattamento da raccolta differenziata, ceneri da incenerimento, frazione organica stabilizzata (fos) e una quota di rifiuti speciali. E’ stato calcolato che all’1 gennaio 2012 i volumi disponibili in discarica saranno esauriti (dati Giunta Regionale); 13 impianti di selezione-trattamento meccanico e biologico cui viene avviato il rifiuto da cassonetto per separare la frazione secca da quella umida e per recuperare metalli; 11 impianti di compostaggio della frazione organica in cui vengono trattati i rifiuti organici da raccolta differenziata e trasformati in compost di qualità per l’agricoltura; 8 termovalorizzatori con recupero energia e di calore a cui possono essere avviati i rifiuti da cassonetto o la sola frazione secca (cdr) da impianti di selezione e trattamento, gli scarti dei rifiuti di selezione e trattamento e la frazione organica stabilizzata (fos).

“Una lettura attenta della relazione e del commento finale – ha concluso Marcheschi – rilevano l’improcrastinabile necessità di interventi strutturali a favore del recupero e della selezione di qualità del materiale proveniente dai rifiuti per la loro riutilizzazione”.

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