Piano di intervento per proteggere il patrimonio artistico in caso di alluvione

Coinvolti Prefettura, Regione, Provincia, Comune, Beni culturali, Autorità di Bacino. Pronta la mappatura delle opere d'arte a rischio in caso di esondazione. Presto potrebbe avere luogo un'esercitazione sul campo.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 gennaio 2010 15:33
Piano di intervento per proteggere il patrimonio artistico in caso di alluvione

4 novembre 1966, alluvione di Firenze. La notizia fa il giro del mondo perché, al di là del tributo in vite umane e degli ingenti danni alle attività produttive e commerciali, colpisce profondamente le coscienze la devastazione di un patrimonio culturale unico e incomparabile. Per proteggere le opere d'arte di Firenze da una nuova rovinosa esondazione dell'Arno è stato firmato oggi a palazzo Medici Riccardi, tra Prefettura, Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze, Direzione Regionale dei beni culturali e paesaggisti e Autorità di Bacino del Fiume Arno, un protocollo d'intesa per coordinare le azioni degli enti coinvolti nella messa in sicurezza dei beni culturali.

"In attesa che siano realizzate le opere che possano mettere la città al sicuro dal rischio di alluvione - ha detto il prefetto Andrea De Martino - era necessario porre comunque al riparo fin da subito i suoi beni culturali. E' stato così costruito, grazie alla collaborazione fra le diverse istituzioni, un meccanismo di intervento che nell'arco di 18 ore, dal momento del primo preavviso, è in grado di proteggere il patrimonio artistico. Ora si passerà all'azione per verificare con un'esercitazione sul campo la valenza dei piani interni di sicurezza dei siti più esposti". "E' un lavoro di squadra quanto mai prezioso, come ci insegnano anche le recenti alluvioni che, qualche settimana fa, hanno profondamente segnato diversi territori della Toscana, da Pisa a Lucca, da Pistoia a Prato" ha affermato il vicepresidente della Regione Toscana, Federico Gelli, esprimendo la sua soddisfazione per la firma del protocollo che "rappresenta un importante passo avanti nella messa in sicurezza della città di Firenze e segna un punto fermo nell'intervento integrato e complementare di tutte le istituzioni coinvolte".

L'importanza della concertazione è stata sottolineata anche dal presidente della provincia, Andrea Barducci, che ha evidenziato come la condivisione di un percorso fra soggetti con responsabilità diverse consenta di superare gli ostacoli della frammentazione delle competenze. Sulla stessa linea anche il vice sindaco di Firenze, Dario Nardella, per il quale il metodo seguito costituisce un modello virtuoso da usare anche in altri ambiti.

Il piano è stato preceduto da un censimento, promosso dalla Prefettura nel febbraio 2007, degli edifici di interesse culturale, contenenti opere storiche e artistiche, che per la loro ubicazione si trovano in un'area a rischio di alluvione. La rilevazione, condotta dall'Autorità di Bacino, ha permesso di acquisire una serie di preziose informazioni, confluite in un unico data-base a disposizione di tutti gli enti interessati, grazie alle quali è stata realizzata una vera e propria mappatura degli immobili a rischio e predisposto un protocollo d'intesa che definisce tempi e azioni per la salvaguardia dei beni custoditi.

L'attenzione si è poi concentrata sugli edifici di proprietà o in gestione all'amministrazione statale: sono risultati "vulnerabili" 60 immobili, il 77% dei quali ha già il piano di emergenza interna previsto dalla normativa, mentre per il restante 23% la stesura è in corso. "È stato quantificato, in modo omogeneo, il rischio idraulico per le singole opere, la loro vulnerabilità e, sulla base delle precedenti alluvioni, la probabilità del verificarsi di un evento di piena" ha spiegato il segretario generale dell'Autorità di bacino dell'Arno, Gaia Checcucci, ricordando che l'accordo è un ulteriore passo avanti nell'attuare significative misure di protezione in caso di alluvioni. Il documento ipotizza, come scenario di riferimento, un evento meteo particolarmente avverso con piogge insistenti su tutto il bacino, proprio dell'intensità di quello del '66, che porta all'esondazione del fiume.

Vengono individuati due momenti critici: una prima fase quando il fiume raggiunge i tre metri di altezza all'idrometro degli Uffizi e una seconda fase quando le acque superano i 5 metri e 50, livello di gravità tale da far ritenere di essere ormai a sei ore dallo straripamento delle acque. La Provincia di Firenze, che con il servizio di piena monitora costantemente i livelli idrometrici, già al primo stadio comunica la situazione a un ufficio della Direzione regionale dei beni culturali, attivo 24 ore su 24, che a sua volta attiva immediatamente i responsabili dei siti vulnerabili.

Il livello di tre metri viene raggiunto dal fiume due-tre volte nel corso dell'anno senza che poi la situazione si aggravi ulteriormente. Per fare in modo che l'attivazione dei piani di emergenza avvenga in caso di effettivo pericolo, il protocollo stabilisce uno stretto collegamento fra tutti i soggetti in modo da avviare gli interventi solo in base alle previsioni di peggioramento delle condizioni meteorologiche. Fra gli edifici vulnerabili di maggior pregio, a parte gli Uffizi le cui opere però non corrono rischio ad eccezione delle grandi tele esposte a San Piero a Scheraggio, delle mostre temporanee alle Reali Poste e dei marmi (danneggiabili dalle acque in maniera minore), sono ricompresi il Bargello e la Biblioteca Nazionale che hanno entrambi già adottato il piano di emergenza interna.

Il museo ha previsto una serie di misure con squadre tecniche addestrate, distinguendo tra opere mobili da portare al secondo piano e opere immobili da proteggere sul posto con teli impermeabili, film plastici, nastri e funi per il fissaggio. "Un modello eccellente di intervento" lo ha definito la soprintendente al Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, la quale ha spiegato come per ogni sito sono stati messi a punto piani specifici personalizzati che insieme alle esercitazioni sul campo consentiranno di rispondere con prontezza.

La Biblioteca Nazionale, che ha già messo in sicurezza ai piani alti il materiale più prezioso, ha elaborato un progetto molto articolato nel quale sono indicate la composizione delle squadre di salvataggio e le sequenze degli interventi, con il blocco delle porte per mezzo di sacchi di sabbia e paratie e lo spostamento di libri e documenti in luoghi sicuri, contrassegnati da cartelli colorati che riportano le segnature dei testi in modo da mantenere anche nell'emergenza l'ordine dei volumi.

"E' un punto importante di partenza che porteremo a modello nelle altre province" ha concluso la direttrice regionale dei beni culturali, Maddalena Ragni, assicurando l'azione di coordinamento del suo ufficio. (sl)

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