Alluvione: mancano fondi per gli interventi di prevenzione del rischio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 novembre 2008 14:54
Alluvione: mancano fondi per gli interventi di prevenzione del rischio

Firenze, 4 novembre 2008- Nel Consiglio Comunale Straordinario di oggi si parlerà anche del 42° Anniversario dell'Alluvione. L'Associazione Firenze Promuove, a firma del suo Presidente, Giornalista Franco Mariani, ha inviato questa mattina una e-mail con una lettera aperta all'Assessore alla Toponomastica Eugenio Giani, al Presidente del Consiglio Comunale, Eros Cruccolini, ai Vice Presidenti, Rosa Maria Di Giorgi e Massimo Pieri, ai Capo gruppo e a tutti i Consiglieri dei vari partiti rappresentati in Consiglio Comunale per chiedere una lapide che ricordi i nomi di tutte le 35 vittime di quel 4 novembre 1966.
A meno di due settimane dalla denuncia sullo stato di qualità delle acque del fiume Arno a valle di Firenze e nell'anniversario dell'Alluvione che nel '66 ricoprì di fango la città capoluogo e buona parte dei paesi sull'asta del fiume, Legambiente Toscana presenta un quadro dei ritardi e delle difficoltà che si prospettano per di attuare le previsioni del Piano di Bacino dell'Arno.
Risale al 15 febbraio 2005 l'approvazione da parte del Comitato Istituzionale dell' Autorità di bacino dell´Arno dello stralcio del piano di bacino che indicava gli interventi prioritari sull'assetto idrogeologico, di cui si prevedeva il finanziamento con l'accordo di programma per la messa in sicurezza dell’Arno firmato a Roma tre giorni dopo dall'allora Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio Altero Matteoli, dal Presidente della Regione Toscana, Claudio Martini e dall'ex Segretario Generale dell'Autorità di bacino dell´Arno, Giovanni Menduni dell'ADBArno.
Una serie di interventi per mettere in sicurezza circa 200 km di fiume, dal basso Casentino fino a Pisa, che stando alle previsioni sarebbero costati 200 milioni di euro (i progetti sono invece arrivati a richiederne 280), da finanziarsi, secondo l'accordo, per il 50 per cento dallo Stato e per il restante dalla Regione e dal sistema degli enti locali.

Ad oggi però ci sono a disposizione solo 63 milioni di euro per coprire gli interventi e l'unico caso in cui i lavori pianificati sono iniziati è la realizzazione del primo lotto della Cassa di espansione Le Padulette in Valdarno: anche qui però si registra uno scollamento tra le disponibilità economiche ed il costo previsto per l'opera. Sono solo due gli interventi per cui è già assicurata la copertura totale dei costi: si tratta di quello relativo alla costruzione della cassa di espansione Roffia 1 Piaggioni nell'Empolese Valdelsa, i cui lavori sono già stati appaltati, e quello della cassa di Peccioli.

Rispettivamente 17,5 e 2,5 milioni di euro, il 30% dei fondi finora stanziati.
A procedere a rilento poi non sono solo gli stanziamenti, secondo Legambiente, che accusa anche l'estrema lentezza con cui si stenta a conferire nuovamente i pieni poteri all'Autorità di Bacino dell'Arno, il cui segretario, da quando oltre un mese fa Menduni è stato chiamato a Roma alla Protezione Civile, è vacante. Eppure, suggerisce l'associazione al Ministro Prestigiacomo, si potrebbe già procedere con una rapida soluzione interna.
Sempre in tema di pericolosi ritardi, Legambiente ritorna sull'urgenza di affrettare i lavori per l’emissario in riva sinistra d’Arno, il famoso "fognone" di Firenze, che dovrebbe portare al depuratore di San Colombano i reflui di 160.000 abitanti equivalenti che oggi invece finiscono nel fiume.

Considerando che la normativa prevedeva già per il 2000 la depurazione delle acque di Firenze (città sopra i 15mila abitanti) e che la criticità fiorentina contribuisce in buona parte al deficit depurativo dell’intera regione, lungaggini ulteriori nel risanamento del fiume più importante della Toscana rischierebbero di non permettere neanche il raggiungimento dello standard imposto dal decreto 152/2006, di recepimento della direttiva acque 2000/60, che sancisce che per il 2015 tutte le acque abbiano una qualità "buona".

Parlando di gestione fluviale, inoltre, siamo oramai costretti ad affrontare un'altra criticità, la maggiore, che già oggi si fa sentire e a cui nei prossimi anni dovremmo far fronte. Si parla della carenza idrica, fenomeno accresciutosi anche in relazione ai cambiamenti climatici. Mediamente, nel bacino sperimentale del Casentino, si parla di una riduzione delle portate del 30% nel periodo 1971-2006 rispetto al periodo precedente (1930-1970) e ciò si verifica specialmente nei mesi invernali.
«La situazione attuale - hanno dichiarato Piero Baronti e Federico Gasperini di Legambiente Toscana - è particolarmente grave se si considera che la maggior parte dei cittadini toscani vive sul Bacino dell'Arno e che qui si produce una bella fetta del Pil della regione: la superficie soggetta ad esondazione per eventi consistenti rappresenta lo 0,3 % del territorio nazionale mentre nella stessa superficie si produce il 2% del Pil nazionale.

Non si può quindi attendere ancora per mettere l'area in sicurezza, tutelare la risorsa idrica dal punto di vista quantitativo, nè per migliorare la qualità delle acque».
“Caro ministro la prendiamo in parola e la convochiamo in Consiglio regionale nella seduta congiunta delle due commissioni Territorio e Ambiente e Attività Produttive per sapere se i finanziamenti nazionali per l’Arno ci sono davvero…”. Così Erasmo D’Angelis (Pd), presidente della Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio Regionale, ha aperto il convegno “Che tempo che…farà”, organizzato dal gruppo del Partito Democratico in occasione del quarantaduesimo anniversario dell’alluvione di Firenze e per fare il punto sulla prevenzione dei rischi e delle alluvioni su tutto il territorio toscano e sugli effetti dei cambiamenti climatici.

Al convegno hanno partecipato e sono intervenuti, oltre ad Erasmo D’Angelis, Giampiero Maracchi, direttore dell’Istituto di Biometereologia del Cnr, Maria Sargentini, responsabile settore acque dell’assessorato all’Ambiente della Regione Toscana, Oreste Giurlani, presidente dell’Uncem Toscana, Tommasi Franci, responsabile Ambiente del Pd della Toscana e i consiglieri regionali del Pd Ardelio Pellegrinotti, Loriano Valentini e Vittorio Bugli. “Bene – spiega D’Angelis – l’annuncio del ministro Prestigiacomo, ma visto che la Toscana non ha più né guelfi né ghibellini, noi non vogliamo nemmeno passare per bischeri.

Come accade ormai da dieci anni con tutti i ministri dell’ambiente dei vari governi nazionali, e purtroppo anche con i nostri ministri dell’Ulivo e dell’Unione, siamo alle parole mentre lo scandalo dell’insicurezza idraulica dell’Arno è una realtà. Il ministro ha dimenticato di specificare come, quando e da quali leggi o capitoli di spesa andrebbero prelevate le risorse perché le forbici del ministro Tremonti tagliano in maniera drammatica soprattutto i fondi per la tutela e la gestione del suolo e del territorio.

Se ci rassicura, meglio. L’Arno è una emergenza e una priorità nazionale e non è meno importante della difesa dell’italianità dell’Alitalia dove il Governo sta bruciando miliardi di euro. Qui si conserva il più straordinario patrimonio artistico mondiale e la sua tutela non è fonte di italianità e di orgoglio e identità nazionale?”.
“L’Arno – aggiunge Vittorio Bugli, presidente della Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale - non può aspettare perché significa insicurezza per un’area che produce il 35% del Pil toscano e il 2% del Pil nazionale, con due milioni e mezzo di toscani, città, industrie, un catalogo di opere d’arte irripetibile”.

Il consigliere del Pd Loriano Valentini si è soffermato sulla situazione riguardante il bacino dell’Ombrone:“C’è stata negli ultimi anni un’attenzione positiva della giunta regionale alle problematiche del fiume Ombrone: ci sono investimenti regionali in corso per lavori su tutto l’asse del fiume per circa 10 milioni di euro. La città di Grosseto, già dallo scorso 2000, è stata oggetto di un massiccio intervento di messa in sicurezza, con oltre 7 milioni di euro investiti. Ora si tratta di dare continuità agli sforzi ed estendere gli interventi sull’intera asta del fiume.

Per fare ciò non bastano le risorse regionali e, come per l’Arno, anche per l’Ombrone dobbiamo con forza chiedere al governo nazionale di contribuire per finanziare il progetto complessivo che prevede 29 milioni di euro per la Maremma: da oggi, come Pd, riprendiamo una vertenza in questo senso. Ma i fiumi vanno vissuti anche in termini di amicizia: dopo la regolamentazione, gli interventi di salvaguardia, le politiche di prevenzione dei rischi, dobbiamo pensare al fiume come condizione e strumento di sviluppo, di ricchezza naturalistica e di attrazione per le città e i suoi abitanti”.
Per Ardelio Pellegrinotti, che ha affrontato le problematiche del Bacino del Serchio:“dobbiamo tener conto della particolare posizione del Bacino in un’area che è una delle più piovose di tutta Italia con piogge con una intensità che supera i 2000 mm annui.

Per questo si tratta di una delle aree a maggiore pericolosità idrogeologica della Toscana Per la messa in sicurezza, in particolare dal rischio idraulico e di frana, l’Autorità di Bacino ha stimato un fabbisogno di 1.089,21 milioni di Euro , fino ad oggi sono state realizzate diverse opere ma molto resta da fare. Il Bacino del Serchio non è però solo un problema ma è soprattutto una risorsa per la Toscana con un ampio sistema d’invasi che produce energia elettrica e rappresenta l’80% di tutta la produzione idroelettrica regionale.

Purtroppo questa ricchezza finisce solo in minima parte sul territorio e su questo come Partito Democratico dobbiamo impegnarci affinché aumenti la qualità e la quantità dei benefici della popolazioni che convivono con gli impianti. Il Piano Energetico Regionale è un’occasione storica per far sì che l’intero bacino del Serchio diventi, con la produzione di energia da fonti rinnovabili, un territorio ecocompatibile e da imitare”.
“La prossima Finanziaria del Governo - denuncia Ermete Realacci, ministro ombra dell’ambiente del Pd, che inviato un messaggio ai partecipanti al convegno - prevede, nero su bianco, quasi un dimezzamento per il prossimo anno, dai 510 milioni di euro del 2008 ai 269 del 2009, e andranno a scalare, fino ad arrivare ad un quinto della disponibilità con 93,2 milioni previsti nel 2011.

Con queste risorse si va poco lontano. Al massimo arriveranno ancora le briciole, circa il 2% per la sicurezza idraulica del fiume”.
“Noi lasciamo la retorica nel cassetto – conclude D’Angelis - e apriamo con il Governo nazionale una vertenza che veda unita l’intera società toscana. Siamo pronti a creare una grande lobby per l’Arno che metta insieme tutti gli eletti, dai Comuni al Parlamento, categorie economiche, associazioni, giornalisti, personalità anche internazionali. Una lobby trasversale e in grado di battersi per la restituzione ai toscani dell’Arno, finalmente sicuro e anche ripulito come merita uno dei corsi d’acqua più suggestivi, più amati del mondo.

L’Arno non è né di centrodestra né di centrosinistra. E’ il fiume di tutti i toscani che non può essere trattato dai Governi nazionali come un rigagnolo. Continuando di questo passo, al ritmo di 6 o 7 milioni di euro l’anno per l’intera Toscana, saremo in sicurezza tra due secoli!”.

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