La storia del grande bronzista e restauratore Bruno Bearzi

Una storia unica e affascinante raccontata dal giornalista fiorentino Paolo De Anna, nipote di Bruno Bearzi, e dalla restauratrice romana Lidia Del Duca.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 dicembre 2009 21:10
La storia del grande bronzista e restauratore Bruno Bearzi

"Maestro moderno dell'arte antica", come lo definì lo scrittore Giovanni Papini, il bronzista e restauratore Bruno Bearzi è noto per aver prestato la propria arte a scultori di tutto il mondo. Ma il capitolo più avvincente della sua storia, un capitolo lungo un quarto di secolo, è probabilmente quello che riguarda le "Porte del Paradiso", il portale in oro fuso da Lorenzo Ghiberti che domina il lato orientale del Battistero di San Giovanni a Firenze. Una storia unica e affascinante raccontata dal giornalista fiorentino Paolo De Anna, nipote di quel Bearzi, e dalla restauratrice romana Lidia Del Duca, nel volume edito da Polistampa “Le guerre del Paradiso.

I restauri di Bruno Bearzi. 1943-1966” (pp. 168, euro 28). Fu Bearzi, friulano trapiantato a Firenze, a proteggere le Porte d'oro dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale e a riportarle poi rocambolescamente in città da una galleria ferroviaria abbandonata, scoprendo per caso la doratura dei pannelli che per secoli era rimasta nascosta da una spessa coltre verde di ossidazione. Fu sempre lui a restaurarle, e a farle rimontare nel Battistero grazie a dei nuovi cardini. Dopo aver sollecitato, senza risultato, la protezione delle Porte dallo smog che avrebbe spento di nuovo il fulgore dell'oro, Bearzi procedette ad un secondo restauro, per salvare l'opera dai danni dell'alluvione dell'Arno.

Ma la sua opera a Firenze non si è limitata alle "Porte del Paradiso": dalle sue mani sono passati il Perseo del Cellini, le statue equestri di Cosimo I del Giambologna in piazza della Signoria e quella di Francesco I del Tacca in piazza della Santissima Annunziata, la Giuditta e il San Ludovico di Donatello, ma anche le armi del Bargello, la fontana del Porcellino, il Putto del Verrocchio. Tutte testimonianze, come del resto questo libro, dell'opera di un artista unico, uno studioso del restauro che, senza le raffinate tecniche di indagine di oggi, operava con gli stessi strumenti dei maestri del Rinascimento, e allo stesso tempo un uomo sempre pronto ad affrontare insidie e avversità pur di proteggere il patrimonio artistico della propria città. Gli autori, grazie al grande numero di articoli, relazioni e appunti lasciati dal Bearzi, sono riusciti a imitare lo stile narrativo del grande bronzista e restauratore, raccontando avvenimenti documentati e illustrati da foto d'epoca, alcune delle quali rinvenute negli archivi degli ufficiali americani che durante la guerra si occuparono della salvaguardia delle opere d'arte.

Il risultato è un affresco storico dove non mancano curiosità sul mondo dell'arte, come gli stratagemmi, i "segreti del mestiere" che il protagonista rivela al lettore pagina dopo pagina. M. Locandro

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