Per un'analisi strutturale del Piano Strutturale

Se il Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, mettesse le mani nei dettagli dei progetti immobiliari in approvazione il novero delle imprese realizzatrici potrebbe cambiare?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 settembre 2009 09:47
Per un'analisi strutturale del Piano Strutturale

di Nicola Novelli FIRENZE- La leggenda vuole che sia stata una telefonata notturna dell'allora segretario del PDS, Achille Occhetto, a fermare la grande realizzazione immobiliare nella piana di Castello nel 1989. In realtà in quei giorni di 20 anni fa aveva luogo il congresso comunale del partito, in occasione del quale una frazione guidata dalla Federazione Giovanile riuscì a prevalere nel dissenso al progetto. Venti anni dopo Firenze si trova in una situazione simile con alle porte importanti decisioni urbanistiche inserite nello strumento amministrativo del Piano Strutturale, da riapprovare dopo essere stato sospeso per mesi, e l'indecisione del partito di maggioranza relativa, il PD, all'interno del quale è maturata una frazione dubbiosa sul da farsi.

E nei prossimi mesi si avvicinano i congressi locali che condurranno all'assise nazionale per la scelta del nuovo segretario. e' in queste sedi, e in vista delle elezioni regionali, che è probabile maturi il nuovo orientamento che governerà lo sviluppo urbanistico fiorentino. In quale direzione sarà indirizzata la città? In sociologia la teoria strutturalista considera l'oggetto della propria analisi come un insieme organico, scomponibile in elementi e unità, il cui valore funzionale è determinato dall'insieme dei rapporti fra ogni singolo livello del fenomeno.

Proviamo a vedere il Piano Strutturale in chiave strutturale? Abbiamo un sistema amministrativo che autorizza le opere, un sistema economico che le realizza, un sistema sociale che ne fruisce. Le aree interessate dai molti progetti annunciati in questi anni sono sparse un po' ovunque, in particolare nel nord ovest di Firenze. Dove si sono attivate anche preoccupazioni da parte dei residenti, spesso organizzati in comitati locali per tutelare gli equilibri urbanistici precedenti. Nei corridoi della politica si parla da tempo di schieramenti.

Divisioni trasversali interne a diversi partiti, che si sono manifestate anche in campagna elettorale. All'interno del Partito Democratico la cavalcata vittoriosa di Matteo Renzi sino alla poltrona più importante di Palazzo Vecchio ha provocato un terremoto nel partito, tanto da disorientare gli analisti. Le dichiarazioni del nuovo sindaco sembrano rappresentare una diversa visione della città, che incontra in alcuni casi le aspettative delle opposizioni, e mette a rischio alcuni progetti che venivano dati per realizzati.

Da tempo la stampa locale parla di un oligopolio dei realizzatori, costituito da un ristretto novero di imprese e professionisti, alcuni oggetto anche di indagini giudiziarie. Così viene descritto uno scenario in cui Renzi finirebbe per incarnare le speranze degli esclusi, mentre chi aveva già le carte pronte per costruire adesso trema. Tra i preoccupati alcune aziende afferenti alla Lega delle Cooperative, il fenomeno economico più vicino proprio al Partito Democratico, o meglio alla sua ala ex DS. Dunque un Matteo Renzi, ex Margherita, che rompe le uova nel paniere a qualcuno e fa sorridere altri imprenditori, diciamo semplificando di area confindustriale? Può darsi.

E' emblematica nei giorni scorsi la missiva che ha per mittente tutti i primi cittadini PD dell'Area Metropolitana Fiorentina per invitare l'inquilino più alto in grado di Palazzo Vecchio, il compagno di partito, a "tener conto" nelle scelte strategiche sul futuro di Firenze anche dei territori limitrofi. In sintesi i compagni ex DS di Renzi gli chiedono che l'approccio alle scelte strategiche del Piano Strutturale in discussione in Consiglio comunale nelle prossime settimane sia improntato a una visione metropolitana.

Per quel che ci risulta è la prima volta che i sindaci dei dintorni si interessano del Piano Strutturale, uno strumento di gestione urbana che compete al singolo Comune (dunque ciascuno dovrebbe avere il proprio) in concerto con la Provincia e la Regione. Cosa muove, proprio adesso, i sindaci dei dintorni ad interessarsi all'attività del Consiglio comunale fiorentino? Perché un simile pronunciamento oggi e non sei mesi fa, quando la precedente Assemblea sembrava in procinto di approvazione del Piano? Cosa è cambiato, tanto da accendere le preoccupazioni nei dintorni di Firenze? Per fare un esempio, Renzi l'inceneritore di Firenze lo vuole realizzare tra Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino e qualora ripartisse lo sviluppo urbanistico di Castello, comprensivo magari del nuovo stadio (a proposito anche nel consiglio di amministrazione della Fiorentina si sta sul chi vive), il traffico automobilistico non si periterà di oltrepassare il confine comunale.

Insomma i sindaci di Nord ovest possono stare tranquilli: avranno le medesime ricadute negative, anche se il Piano Strutturale mutasse parzialmente. A meno che le preoccupazioni non siano di altra natura: forse che, se Renzi mettesse le mani nei dettagli dei progetti, le imprese realizzatrici potrebbero cambiare?

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