Presidio alla Fortezza di ''Per Unaltracittà'' per ricordare Moustapha Scara

Un presidio per ricordare la morte di Moustapha Scara, ventiduenne marocchino ucciso sul lavoro da norme assenti o non rispettate; ucciso mentre smontava le strutture utilizzate per Pitti Bimbo all'interno della Fortezza Da Basso

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 luglio 2009 15:22
Presidio alla Fortezza di ''Per Unaltracittà'' per ricordare Moustapha Scara

Un presidio per ricordare la morte di Moustapha Scara, ventiduenne marocchino ucciso sul lavoro da norme assenti o non rispettate; ucciso mentre smontava le strutture utilizzate per Pitti Bimbo all'interno della Fortezza Da Basso. Ed è proprio all'ingresso della Fortezza, in piazza Bambini di Beslan, che stamani semplici persone e gruppi di attivisti si sono trovati per denunciare l'assenza di sicurezza sui luoghi di lavoro. Era presente tra gli altri anche Gabriele Palloni, consigliere di Per Unaltracittà al Quartiere 1: "E' l'ennesima morte assurda, di una persona 'invisibile' per lo Stato, anche se il suo lavoro - probabilmente a nero e sottopagato - esisteva eccome.

Moustapha è morto il giorno in cui al Senato è stato approvato il Pacchetto Sicurezza, una serie di norme crudeli e razziste secondo le quali l'immigrazione clandestina è un reato. Se fosse sopravvissuto - ha concluso Palloni - Moustapha avrebbe potuto essere denunciato dal personale ospedaliero che lo curava e quindi rinchiuso in un C.I.E. (Centro di Identificazione ed Espulsione), privato dei più elementari diritti, fino a sei mesi. E poi forse espulso verso chissà dove." Per la consigliera comunale Ornella De Zordo è necessaria: "Una mobilitazione personale e collettiva per la difesa dei diritti, sia dei lavoratori che degli immigrati, ormai considerati ambedue solo un mero ingranaggio di un sistema economico marcio, capace solo di sfruttare i più deboli per mantenere alti gli stili di vita di una classe dirigente politica ed economica incapace di guardare al futuro e al bene delle persone.

Il termine "sicurezza" - ha concluso De Zordo - va ridefinito in una chiave più realistica che consideri gli immigrati persone con gli stessi diritti di chi non è costretto a migrare, e ampliato ad altri aspetti a partire dalla sicurezza sui luoghi di lavoro, all'emersione del lavoro nero, all'inquinamento che uccide, ad un sistema infrastrutturale e di trasporto fragile come ha dimostrato la recente tragedia di Viareggio".

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