Crisi: oggi sciopero e presidio alla Seves

Redazione Nove da Firenze
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02 aprile 2009 15:24
Crisi: oggi sciopero e presidio alla Seves

Stamani si è svolto lo sciopero ed il presidio dei lavoratori Seves di Firenze organizzato dal FILCEM Cgil, FEMCA Cisl e RSU. Lo sciopero esprime la forte preoccupazione dei lavoratori per il futuro dello stabilimento fiorentino e per le prospettive occupazionali. Con un comunicato sindacale veniva rivolto l’appello alla stampa e alle istituzioni d’intervenire sulla delicata vertenza che, tra l’altro, porta i sindacati a richiedere all’azienda di onorare gli impegni assunti nell’accordo del 7 gennaio 2009 con il quale l’impresa s’impegnava a presentare un piano industriale 2009-2010.
“Raccogliendo l’invito sindacale e per dimostrare l’impegno di una parte delle istituzioni coinvolta in questa vertenza, in qualità di Presidente della Commissione mi sono presentato al Presidio manifestando attenzione, solidarietà e disponibilità alla RSU ed ai Sindacati a sostenere la piattaforma rivendicativa.

In tal senso – aggiunge Andrea Calò del PRC– sono convinto che le istituzioni devono richiamare la proprietà ad assumere la piena responsabilità sociale nei confronti del lavoro, del futuro occupazionale e, soprattutto, verso lo storico insediamento produttivo, così come la Provincia non deve lasciare soli i lavoratori di fronte alla crisi. Due sono, così, gli impegni che mi sono assunto in prima persona di fronte ai lavoratori, RSU e Organizzazioni Sindacali territoriali di categoria. Il primo: convocare per giovedì 9 aprile un’incontro in Provincia, nella Sesta Commissione, tra proprietà, Organizzazioni Sindacali, RSU e Giunta provinciale per fare il punto sulla delicata vertenza.

Secondo: richiedere immediatamente, insieme alle altre istituzioni locali e regionali un tavolo ministeriale alla presenza del Ministro delle Attività produttive Scaiola per capire dove questa multinazionale, leader mondiale nella produzione dei mattoni in vetro e degli isolatori elettrici intende andare. Ora servono – conclude il Presidente Calò – impegni concreti”.
"Chiederò un incontro ai vertici della Seves, per farmi portavoce delle richieste di chiarezza sul futuro dell'azienda".

Nell'incontro di stamane con i lavoratori davanti alla fabbrica di via Reginaldo Giuliani, Giovanni Galli ha raccolto le preoccupazioni di quanti vivono la cassa integrazione con il timore di perdere definitivamente il lavoro. "Considerato il momento di crisi generale - prosegue Galli - è doveroso trovare la soluzione perchè a Firenze non vengano tolti ulteriori posti di lavoro. Dietro ad ogni dipendente c'è una famiglia". "C'è da chiedersi - conclude Galli - se le Istituzioni in questi anni abbiano fatto davvero tutto il possibile per non mettere in difficoltà un'azienda di questo livello".

I lavoratori hanno accolto con calore Giovanni Galli, tanto che gli hanno donato un mattone in vetro viola con impresso il giglio di Firenze.
«Prima della fine del mandato si svolga un consiglio comunale straordinario sulla Seves». E' quanto Giovanni Donzelli (AN-PdL) che questa mattina si è recato davanti ai cancelli dell'azienda, a Castello, «per portare solidarietà ai lavoratori che protestavano». La Seves, specializzata nella produzione di mattoni di vetro di alta qualità per l'architettura e l'arredamento ha messo, dal 2 febbraio, 110 persone (su 175) in cassa integrazione ordinaria.

«Il comparto produttivo è completamente fermo - ha ricordato l'esponente del centrodestra - la politica non può pensare solo alla campagna elettorale, deve anche impegnarsi per tutelare uno dei pochi stabilimenti industriali presenti sul territorio comunale». «Il peggior nemico per il futuro della Seves è il silenzio - ha proseguito Donzelli - la politica deve attivarsi per evitare che sulle spalle di questa importante realtà produttiva si addensino nuvole di speculazioni economiche e urbanistiche.

Oggi il nuovo amministratore delegato e presidente del gruppo, ha detto chiaramente che per tutto il 2009 non è prevista la costruzione del forno e quindi, essendo il vecchio forno ormai fuori uso, la ripresa della produzione». «Questo - ha concluso il consigliere di AN - è un pessimo segnale che non permette di intravedere, per il momento, una volontà di investimento e di rilancio a lungo termine della sede di Firenze come sede produttiva di qualità».

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