Tav, processo di Firenze: condanne a 5 anni per vertici Cavet

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 marzo 2009 23:34
Tav, processo di Firenze: condanne a 5 anni per vertici Cavet

Firenze - Per la gestione dei rifiuti dei cantieri il giudice di Firenze ha condannato risarcimenti per oltre 150 milioni di euro al processo sull'alta velocità Bologna-Firenze che si è chiuso oggi. La sentenza, resa nota nel pomeriggio, ordina 27 condanne da tre mesi d'arresto a 5 anni di reclusione e un risarcimento di oltre 150 milioni di euro di cui 50 destinati alla Regione Toscana e gli altri a Ministero dell'Ambiente, Province e comuni interessate dai lavori. A seguito della sentenza relativa al procedimento penale attinente la realizzazione del tratto dell'Alta velocità tra Firenze e Bologna, la Provincia di Firenze, insieme alla Regione Toscana ed al Ministero dell'Ambiente, hanno visto riconosciuta a loro favore il pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a € 50.000.000,00 (cinquanta milioni di euro) per ciascuno, oltre al pagamento delle spese di lite quantificate in € 15.000,00.

Il procedimento penale prevedeva un primo blocco di contestazioni relative a reati in materia di acque "furto d'acqua" e un secondo blocco relativo a reati in materia di gestione dei "rifiuti". In riferimento alle contestazioni in materia di acque, il Giudice del Tribunale di Firenze, Sezione Distaccata di Pontassieve, dott. Nencini, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sull'art. 23 del D.lgs 152/1999 per violazione del criterio di ragionevolezza di cui all'art. 3 della Costituzione, sospendendo per questa parte il relativo procedimento penale.

Per quanto riguarda le contestazioni in materia di rifiuti il Giudice ha dato lettura del dispositivo nel quale sono indicate le condanne per i singoli imputati. Con riferimento invece alle parti civili il Tribunale ha condannato il Responsabile civile Consorzio Cavet Alta Velocità e i singoli imputati al risarcimento dei danni in favore delle parti civili costituite, tra le quali la Provincia di Firenze, da liquidarsi in separato giudizio. Soddisfazione per la sentenza da parte del WWF Italia parte civile: «Un territorio di 50 chilometri quadrati ha subito impatti ambientali significativi.

Intercettazione di falde acquifere, inquinamento chimico-fisico, mala gestione delle terre di scavo e dei rifiuti prodotti dai cantieri, decine di chilometri di corsi d'acqua essiccati o danneggiati, decine di pozzi scomparsi. Questi sono stati i danni subiti dal territorio del Mugello secondo l'accusa, che hanno portato il WWF a costituirsi parte civile guidati dall'avvocato Eraldo Stefani. Troppo spesso per le grandi opere in Italia la progettazione si rivela lacunosa. Questa sentenza dovrebbe essere un ulteriore monito per una corretta valutazione dell'impatto ambientale di queste opere». «La sentenza di oggi, con le pesanti condanne penali, riconosce la gravità del disastro ambientale perpetrato ai danni del nostro territorio.

Speriamo che questo possa fungere da monito anche per i futuri progetti di grandi opere che il Governo vorrebbe portare avanti senza alcuna seria valutazione d'impatto ambientale e a scapito delle comunità locali». Così Legambiente ha commentato oggi l'esito del processo (nel quale figurava come parte civile) contro i responsabili dei danni ambientali provocati dai lavori dell'Alta Velocità in Mugello. «Purtroppo però - ha sottolineato Legambiente - il dispositivo dei risarcimenti non può soddisfarci in alcuna maniera.

Milioni di euro sono stati riconosciuti infatti per gli enti (ministero dell'Ambiente, Regione Toscana e Provincia di Firenze) che in qualche modo sono corresponsabili dei danni avvenuti, mentre i cittadini realmente colpiti dal disastro ambientale, e senza l'impegno dei quali questo processo non si sarebbe mai avviato, non vedono riconosciuto in alcun modo il proprio diritto». «Chiediamo quindi al Ministero, alla Regione e alla Provincia - ha concluso Legambiente - di destinare i soldi del risarcimento a interventi e opere utili a quest'area e alle comunità realmente danneggiate dagli effetti dell'illecito smaltimento dei rifiuti e dell'impoverimento delle falde acquifere». «E' una sentenza severa di cui occorre prendere atto, anche se il procedimento si presenta aperto ad ulteriori sviluppi: la Corte costituzionale si dovrà pronunciare sul furto d'acqua e in sede civile dovrà essere quantificato l'entità complessiva del danno.

Ma il danno ambientale c'è stato: esistenza e consistenza sono stati riconosciute in modo significativo dal tribunale di Firenze, il che conferma la giustezza dell'impegno che abbiamo sempre assunto per la realizzazione delle opere necessarie al ripristino dell'equilibrio ambientale in Mugello - commenta il presidente della Toscana Claudio Martini -. Il tracciato tosco-emiliano dell'Alta velocità è un'opera complessa: 78,5 chilometri, per 74 costituiti da gallerie, con un impatto sul regime idrogeologico dell'area che nel corso dei lavori si è rilevato assai più significativo di quanto previsto all'inizio, nella fase progettuale e di Via.

«Il ripristino della situazione precedente è fondamentale. Lo è sempre stato per noi, tant'è che il governo regionale ha sempre detto che per realizzare un'opera di tale difficoltà e importanza fosse necessario investire risorse ed energie straordinarie per garantire controlli e verifiche sul rispetto delle prescrizioni stabilite dall a valutazione di impatto ambientale» spiega Martini. «Con insistenza - aggiunge - abbiamo in questi anni ripetutamente chiesto a Cavet e ai Governi che si sono succeduti, in sede di osservatorio nazionale, di mettere a disposizione le risorse necessarie per il ripristino ambientale, stella polare del nostro impegno: 100 milioni di opere necessarie previste nel Master plan che abbiamo elaborato nel 2007 e coperte solo per 35».

«L'Alta velocità è infatti una grande opera, importante e significativa - conclude il presidente -. Ma dispiegherà tutto il suo valore solo quando anche questa parte sarà completata: altrimenti rischia di rimanere un'opera incompiuta». «Le lacune di Cavet, già emerse nel corso delle indagini realizzate dalla Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio Regionale, sono state sanzionate dal Tribunale di Firenze, su questo la Regione era stata chiara costituendosi parte civile e chiedendo da subito la verifica delle responsabilità.

Tutto ciò non mette in discussione l'importanza strategica per la Toscana dell'opera che ci verrà consegnata tra qualche mese. L'Alta Velocità e Alta Capacità sono fondamentali per rispondere alla forte domanda di treno per il trasporto passeggeri e merci che si lega alla urgente ripresa economica. La sentenza del tribunale di Firenze conferma quanto la Regione Toscana ha sempre sostenuto ovvero che la realizzazione della grandi opere necessita di attività e strumenti di costante monitoraggio e valutazione, in particolare in territori di grande pregio ambientale come il Mugello».

Così Erasmo D'Angelis (Pd), presidente della Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio Regionale, commenta la sentenza del processo per i danni ambientali causati dai lavori per l'Alta Velocità tra Firenze e Bologna. «Restano strategici - continua D'Angelis - gli Osservatori Ambientali, che purtroppo spesso hanno pagato in termini di funzionalità alla negligenza dei vari governi che si sono succeduti. Questo non è più accettabile perché tutte le opere pubbliche che producono un impatto sul territorio vanno cantierizzate minimizzando gli impatti dopo accurati studi e valutazioni.

La lezione del Mugello - conclude D'Angelis - sarà utile per affrontare i prossimi appuntamenti infrastrutturali e per la logistica come il sottoattraversamento fiorentino dell'Alta Capacità Ferroviaria». «Confermato il fondamento delle denunce che si sono susseguite nel corso di questi anni rispetto ai danni provocati dai lavori di realizzazione della grande opera TAV» intervengono Anna Nocentini, capogruppo di Rifondazione Comunista nel consiglio comunale di Firenze e Monica Sgherri, capogruppo di Rifondazione Comunista in consiglio regionale.

«Dopo quattro anni di iter processuale la sentenza di oggi del tribunale di Firenze - in merito ai danni TAV in Mugello - rappresenta infatti un sostanziale riconoscimento delle ragioni dei comitati, associazioni e del movimento a difesa dell'acqua, bene comune primario. Siamo di fronte ad una esemplare condanna di Cavet, alla quale è imposto di risarcire Ministero dell'Ambiente, Regione e Provincia di Firenze per cinquanta milioni ciascuno, oltre alla Comunità Montana e Comuni interessati dagli smaltimenti abusivi dei rifiuti operati da Cavet medesima.

Del tutto insoddisfacente invece il risarcimento riconosciuto alle associazioni, che con il loro agire hanno contribuito grandemente al raggiungimento del risultato di oggi, coinvolgendo nella lotta le popolazioni interessate. Per quanto riguarda l'imputazione di furto d'acqua la sentenza rappresenta una vittoria di fondo per tutto il movimento a difesa dell'acqua perché essa rileva nella Costituzione la priorità appunto della tutela di questo bene. Di conseguenza i giudici, denunciando l'insufficienza legislativa ordinaria su questo punto, trasferiscono gli atti alla Corte Costituzionale.

Con la sentenza di oggi non si chiude quindi tutta la vicenda bensì si aprono nuovi scenari, dato che il pronunciamento non si esaurisce con l'individuazione di un illecito, sanabile con un corrispettivo economico. Oggi si è scritta una pagina che conferma le ragioni e da nuova linfa ai movimenti che si battono per il riconoscimento dell'acqua come bene prezioso, primario e che quindi la cui tutela deve essere prioritaria. Un passo avanti in questa direzione è stato fatto».

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza