Finanziaria: incontro atenei-istituzioni-parlamentari toscani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 settembre 2008 15:02
Finanziaria: incontro atenei-istituzioni-parlamentari toscani

Firenze, 8 settembre 2008- I rettori delle Università di Firenze, Pisa e Siena hanno invitato i parlamentari della Toscana a un incontro per discutere dell'attuale situazione. L’incontro si è svolto oggi, lunedì 8 settembre nell’Aula magna dell'Università di Firenze e ha visto la partecipazione del presidente della Regione Toscana, Claudio Martini; dei parlamentari toscani; delle province di Firenze, Pisa e Siena e di numerosi rappresentanti delle istituzioni locali delle tre province. Dal 2010 le universita' toscane rischiano il collasso.

Dal prossimo anno i trasferimenti dello Stato saranno inferiori ai costi del personale. A seguito dell'incontro convocato oggi si è costituto un gruppo di lavoro tra parlamentari toscani, rappresentanti delle università e istituzioni locali.
"I tagli indiscriminati sono pericolosi" E' il commento del senatore Andrea Marcucci (PD) "per questo va subito istituito un tavolo nazionale con il governo Berlusconi che salvaguardi il modello toscano e l'eccellenza conquistata dalle nostre università nella ricerca e nell'innovazione".

Il decreto collegato alla finanziaria riduce pesantemente il turn over. Fino al 2011 le assunzioni dovranno essere contenute entro il 20% delle cessazioni dal servizio. In sostanza, ci potrà essere un contratto a tempo indeterminato ogni cinque pensionamenti. Parallelamente, a partire dal prossimo anno, verrà ridotto il fondo di finanziamento ordinario, che oggi ammonta complessivamente a circa 7 miliardi di euro. Nel 2009 lo Stato diminuirà i propri versamenti di 63,5 milioni di euro ma questa cifra salirà fino a 455 milioni nel 2013, per un totale di quasi 1,5 miliardi nell'arco di cinque anni.

"Se all'offensiva contro le università, aggiungiamo i tagli che dovranno sopportare le scuole elementari, con l'introduzione forzosa del maestro unico – ha concluso Marcucci- con la chiusura delle scuole con meno di 600 studenti, abbiamo il quadro esatto di una situazione drammatica, che va contrastata in Parlamento e nel paese. La scuola e l'università pagano anche l'assenza di un ministro del settore, risulta infatti chiaro che il vero responsabile della scuola e dell'università è ormai il ministro Tremonti".
“L’Università ha bisogno di essere migliorata e ringiovanita.

Ma non lo si fa con tagli indiscriminati e senza avere una bussola riformatrice”. Lo ha detto la sen. Vittoria Franco in occasione dell’incontro coi parlamentari eletti in Toscana promosso dai rettori delle Università della Regione Toscana. “È devastante – prosegue la se. Vittoria Franco - per il futuro dell’Università italiana l’effetto della concomitanza di tre misure adottate nel decreto finanziario approvato ai primi di agosto: 1.tagli al Fondo Ordinario di 7 miliardi, di fronte ai quali non vi sono comportamenti virtuosi che tengano; qualsiasi istituzione crollerebbe.

2. una vera e propria riforma dell’ordinamento con la trasformazione delle Università in Fondazioni di natura privatistica, che vuol dire abbandono a se stesse delle Università italiane e disinvestimento da parte dello Stato; 3. tagli nelle assunzioni: nei prossimi anni su 5 docenti che andranno in pensione ne sarà assunto soltanto uno. È chiaro che si impoverisce l’università nella capacità di fare ricerca e didattica adeguata, si riduce il diritto allo studio, si aggrava il problema della fuga dei cervelli.

Non è un bel risultato per il governo di centrodestra. Ci domandiamo in nome di che cosa si chieda questo enorme sacrificio all’Università italiana e al Paese. Il PD si sta battendo affinché tali provvedimenti siano cambiati nella legge Finanziaria e assunte misure che migliorino e non penalizzino la qualità, il più delle volte di eccellenza, delle nostre Università.”
Quando un Paese sceglie di non investire in ricerca e formazione, decide di non investire sul suo futuro e questa è una grave responsabilità di chi governa”.

E’ questo il primo commento di Susanna Cenni, deputata senese del Partito democratico a margine dell’incontro che si è svolto oggi, lunedì 8 settembre nell’Aula magna dell'Università di Firenze e che ha visto la partecipazione del presidente della Regione Toscana, Claudio Martini; dei parlamentari toscani; delle province di Firenze, Pisa e Siena e di numerosi rappresentanti delle istituzioni locali delle tre province. L’iniziativa è stata organizzata dai rettori delle Università di Firenze, Pisa e Siena per confrontarsi e discutere sulla situazione normativa e finanziaria degli atenei, alla luce dell'approvazione della manovra finanziaria del governo che prevede tagli e forti ripercussioni sulle università.

“Nel corso dell’incontro – continua Susanna Cenni – i tre rettori toscani e il rettore dell’Università per Stranieri di Siena, hanno messo in evidenza la situazione critica che stanno vivendo gli atenei con la drastica riduzione dei fondi statali erogati attraverso il Fondo di finanziamento ordinario, che è uno dei capisaldi del bilancio di ogni università. A questo si aggiungono le norme sul blocco del turn over che, di fatto, impedisce l’accesso di giovani insegnanti e ricercatori e non permette un rinnovamento della didattica e della ricerca, impoverendo lo spirito di dinamismo che, invece, dovrebbe animare ogni ateneo.

Un ultimo grave aspetto messo in evidenza dai rettori è stata la proposta avanzata dal governo di trasformare le università in fondazioni, un elemento che significherebbe avviare la strada della privatizzazione delle università italiane”. “Esprimo il pieno sostegno – aggiunge Cenni – alle richieste che sono state avanzate dal mondo universitario senese e toscano e la mia vicinanza, affinchè ci sia maggiore attenzione alle scelte che riguardano la formazione nel nostro paese e le prospettive delle giovani generazioni nel settore della ricerca scientifica.

Il Partito democratico ha già espresso la propria contrarietà a simili norme, anche se, ancora una volta, il Governo ha impedito la discussione ponendo la fiducia. Da parte mia, ci sarà un forte impegno a seguire l’evoluzione di queste tematiche per cercare di bloccare scelte inadeguate per i nostri giovani e per il nostro Paese. E’ curioso che alcuni esponenti della maggioranza siano intervenuti proprio questa mattina proponendo sedi di confronto con il governo. Pur raccogliendo tale disponibilità, mi pare difficile non chiedermi perchè non è avvenuto prima e dove fossero mentre si procedeva al varo del decreto”.

“In conclusione dell’incontro – conclude Cenni – Augusto Marinelli, rettore dell’Università degli Studi di Firenze, raccogliendo la sollecitazione del presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, ha proposto la costituzione di un tavolo toscano di lavoro che sia permanente e che riunisca le università toscane, i parlamentari eletti nella nostra regione e le istituzioni ad ogni livello, dalla Provincia ai Comuni, allo scopo di formulare proposte concrete sugli atenei toscani. Approvo pienamente questa idea, che ben rappresenta la volontà di chi non intende solo formulare dei no, ma anche offrire al governo soluzioni alternative, capaci di rimettere in campo e di valorizzare le eccellenze di cui la Toscana è ricca, in ogni settore”.


“Questa è una riforma che destrutura invece che ristrutturare scuola ed Università”. Con queste parole il capogruppo del Partito democratico in Consiglio provinciale Riccardo Gori ha presentato la mozione, che porta anche le firme di Gloria Campi (Sinistra Democratica) e Massimo Marconcini (Comunisti Italiani), sui primi provvedimenti messi in atto dalla politica per rispondere al decreto approvato dal governo nazionale sull’Università. “Oltre alla mozione – ha spiegato Gori – stiamo lavorando per un Consiglio provinciale aperto con i Sindaci del territorio, operatori scolastici ed esponenti dell’ateneo fiorentino per affrontare i problemi della scuola primaria e secondaria e, soprattutto, per contrastare i provvedimenti del Governo che puntano a destrutturare l’Università.

Gli annunci del Ministro Gelmini: dal voto in condotta al ritorno del grembiule servono solo per fare immagine. La verità è che c’è stato un taglio di spesa di 8 miliardi sui 20 previsti per la Pubblica Amministrazione a livello nazionale, con un incremento del rapporto tra alunni e studenti, una diminuzione degli insegnanti di sostegno con più difficoltà per i bambini disabili e la scuola primaria, che è tra le migliori a livello europeo, costretta a subire un taglio pesante, anche dal punto di vista didattico.

Non solo. Col non completo recupero dell’ICI i comuni si vedono costretti a fare tagli negli asili nido e nelle mense scolastiche. Si rischia – chiosa Gori – la chiusura di plessi scolastici, soprattutto nei comuni di montagna. I mali cronici dell’università: sotto finanziamento e mancato rinnovo della classe docente non sono stati affrontati. Anzi, sono aggravati dal taglio di 1,5 miliardi del Fondo ordinario nel prossimo quinquennio e del blocco, quasi completo, del turn over che porterà ad una decurtazione di 7000 docenti universitari, il 12% del totale in cambio si chiede alle Università di trasformarsi in Fondazioni ma per certi provvedimenti servono solo a creare Università di serie B e di serie A.

Occorre fare fronte comune per difendere il buono che c’è nella scuola e non destrutturare l’Università”. I ricercatori universitari della facoltà d’ingegneria Franco Bagnoli e Francesco Grasso hanno annunciato uno “sciopero” didattico nell’ateneo fiorentino. “La riforma universitaria proposta porta ad un forte taglio delle risorse – hanno spiegato Bagnoli e Grasso – e s’inquadra in un disegno che porterà alla privatizzazione dell’Università. Ma, come al solito, ci troveremo di fronte ad una privatizzazione all’italiana.

Le parti migliori saranno privatizzate, le altre no; con il rischio di avere università di serie A e di serie B. Il carico didattico è troppo spesso delegato ai ricercatori anche se il nostro lavoro è un altro. Per questo stiamo ritirando la nostra disponibilità a fare i corsi. Non siamo contro una riforma dell’Università ma siamo contro le modalità. La legge non è ancora attuata. Si può ancora intervenire. E lo deve fare il Parlamento”.

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