Libri: 24 lettere inedite di Montale a Debenedetti

Redazione Nove da Firenze
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03 gennaio 2008 11:57
Libri: 24 lettere inedite di Montale a Debenedetti

Firenze, 03.01.08- “Tornato da Monterosso ho trovato la tua, nella quale amichevolmente ti stupisci che io non condivida il tuo entusiasmo; io invece lo capisco, per te si tratta, in qualche modo, di un ritorno alle lettere. Ma io che ci sto infognato da sempre senza guadagnar neppure tanto da vivere da solo, come pur vivo, non dovrei stupirmi che tu non capisca il mio torpore? In vent'anni gli 'amici' (non parlo di te) mi hanno mai offerto qualcosa di decente? Dappertutto porte chiuse, e così continuerà”.

Sono parole di Eugenio Montale a Giacomo Debenedetti, in una lettera finora inedita scritta il 29 ottobre 1942. È pubblicata in Letteratura, biografia e invenzione, che raccoglie contributi critici elaborati in circa vent'anni di studio da Elena Gurrieri (Polistampa, pp. 328, euro 18). Delle trentotto lettere e cartoline inviate dal poeta al critico tra il 1922 e il 1947 solo quattordici erano state rese pubbliche fino ad oggi. Il volume riporta l'intero epistolario, in modo da chiarire finalmente i momenti salienti del sodalizio con Debenedetti, già noto nella sostanza ma non in tutte le sue fasi, sviluppatosi intorno ad eventi decisivi per ambedue i protagonisti come la pubblicazione degli Ossi di seppia o l'edizione di Amedeo e dei Saggi critici.

Nel corso degli anni emerge un sempre più forte coinvolgimento, i comuni interessi letterari (Svevo, Larbaud, Proust, Radiguet, Joyce, Saba e così via), come pure piccole incomprensioni ed equivoci. Spesso il poeta si lascia andare a confessioni e sfoghi personali, lamentando disagi economici o meschinità del mondo letterario, come nella lettera citata in apertura o in quella del 24 settembre 1942, dove si legge: “Caro Giacomino, se tu mi capissi (e puoi farlo) mi daresti ragione. Il guaio è che nessuno s'è mai figurato – neppure alla larga – come ho vissuto io finora”.
Da segnalare anche i sei saggi su Sandro Penna, di cui è messa a fuoco l'“estetica della povertà”.

O le pagine che Ernestina Pellegrini ha chiamato “letture di letture”, saggi in cui la Gurrieri legge Pasolini che legge Penna o commenta Enza Biagini che interpreta Bigongiari.
(Rolando Ballerini)

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