Legge sugli appalti: la giunta regionale approva una circolare per sostenerne l’applicazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 ottobre 2007 15:08
Legge sugli appalti: la giunta regionale approva una circolare per sostenerne l’applicazione

Firenze- Dallo scorso 17 settembre è legge a tutti gli effetti e il governo regionale intende fare tutto il possibile perché sia applicata nel migliore dei modi, difendendone il contenuto profondamente innovativo ma anche sostenendo tutti i soggetti che dovranno garantirne l’attuazione. Ed è con questo obiettivo che nella riunione di questo pomeriggio la giunta regionale ha approvato una circolare che contiene dettagliate indicazioni e chiarimenti in relazione alla legge 38/2007, cioè alla legge regionale sugli appalti.

«Una legge – spiega il presidente Claudio Martini – che è tale a tutti gli effetti a prescindere dalla decisione del governo di impugnarla e anche una legge che entra in una materia delicata e complessa e che indubbiamente richiede cambiamenti anche faticosi nei comportamenti sia degli enti pubblici che degli imprenditori. Ma noi non siamo tra coloro che fatta una legge si disinteressano di quello che succede dopo. Intendiamo impegnarci fortemente perché ne sia salvaguardato l’impianto coraggioso e innovativo, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti relativi alla regolarità e alla sicurezza del lavoro.

Tuttavia siamo ben consapevoli che questo si raggiungerà solo con la massima concertazione con tutti i soggetti interessati, strada peraltro percorsa fin dall’inizio, e anche con il buon senso che ci permetterà di avviare con tempi e procedure diverse le varie disposizioni, così come previsto dalla stessa legge».
Su quest’ultimo punto si sofferma anche Federico Gelli: «Sostanzialmente le disposizioni della legge si possono dividere in tre gruppi – spiega il vicepresidente, che ha portato la circolare all’approvazione della giunta – Ci sono norme da applicare alla data di entrata in vigore della legge regionali, altre la cui applicabilità è subordinata all’adozione di ulteriori atti della legge regionale, altre ancora la cui attuazione è demandata agli stessi soggetti che dovranno fare gli appalti.

Ed è importante ricordare che tra tutti i punti oggetto del ricorso alla Corte Costituzionale rientra nel primo gruppo – quello delle disposizioni da applicare subito – solo la normativa sul subappalto. Che è effettivamente cosa di grande rilievo, ma su cui già nelle prossime settimane conosceremo l’orientamento della Corte costituzionale».
Il 23 ottobre, infatti, i giudici della Corte Costituzionale si pronunceranno sul ricorso presentato a suo tempo dalle regioni, Toscana compresa, sul Codice degli appalti.

Il giudizio riguarderà anche la materia del subappalto e anticiperà almeno di un anno e mezzo l’orientamento della Corte sulla legge toscana.
Nel frattempo proseguirà il lavoro di concertazione insieme agli enti locali e agli soggetti interessati all’applicazione della legge, con una riunione programmata già per la prossima settimana.

Stop alla legge sugli appalti fino a quando la Corte Costituzionale non si sia pronunciata circa i rilievi di incostituzionalità o meno. E’ quanto chiede il Consigliere regionale di Alleanza Nazionale in Regione Toscana Andrea Agresti (componente Commissione Lavoro) dopo gli ultimi proclami secondo cui Martini e compagnia intenderebbero mantenere in vigore la legge per la sicurezza sui luoghi di lavoro e sugli appalti appena impugnata dal Consiglio dei ministri.
«Già dalla sua nascita – commenta oggi Agresti – questa legge ha sollevato dubbi di incostituzionalità.

Quando all’articolo 20 si parla di subappalto, infatti, io capisco lo spirito della norma, che tenta di colpire il ‘cartello’. Ma qui evidentemente per colpire il ‘cartello’ si finisce per colpire anche chi non c’entra, il che richiede qualche correttivo. E poi non si può legiferare contra legem solo per accontentare i soggetti concertatori di turno». Ora dunque che si attende il pronunciamento della Corte Costituzionale, afferma Agresti, buon senso vorrebbe che la Regione sospendesse la legge.
Proprio questo è quanto chiede l’esponente di An nella sua interrogazione.

Eccone il testo: «La legge regionale n. 38/2007 sui contratti pubblici – si legge nella premessa – entrata in vigore il 17 settembre scorso, risulta impugnata presso la Corte Costituzionale in merito alla legittimità dell’atto e all’ambito di competenza legislativa su tale materia. I Consiglieri regionali della Casa delle Libertà, durante la discussione in aula in merito a detta legge, avevano già espresso forti dubbi in merito alla legittimità dell’atto per le medesime questioni sollevate dal governo nazionale e dalla Corte Costituzionale».
«Stante questa situazione – prosegue Agresti nel suo documento – vi è il forte rischio che gli appalti pubblici in Toscana possano subire forti rallentamenti, fino a bloccarsi a causa di possibili ricorsi al Tar da parte di aziende escluse dai bandi di gara o subappaltate.

I tempi previsti, circa un anno, per il pronunciamento definitivo da parte della Corte Costituzionale rischiano di determinare gravi danni amministrativi e agli investimenti da parte dei Comuni e delle Province della Toscana, nonché di generare una forte crisi economica ed occupazionale nel settore delle imprese edili. Come si apprende dagli organi di informazione, la circolare regionale indirizzata ai Comuni della Toscana va a toccare materie più tecniche e marginali rispetto all’impugnazione che invece riguarda principalmente gli articoli relativi ad appalti e subappalti, e pertanto difficilmente risulta essere uno strumento chiarificatore in merito, tant’è che i pochissimi Comuni che hanno indetto gare di appalto lo hanno fatto facendo esclusivo riferimento alla normativa nazionale».
Ecco dunque che dal Consigliere regionale di An Andrea Agresti parte l’appello al buon senso: «Non si ritiene opportuno ed utile procedere ad una sospensione del provvedimento in attesa della decisione della Corte Costituzionale?», domanda Agresti a Martini che sulla questione è chiamato a rispondere davanti al Consiglio regionale.

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