Martini: non siamo il paese degli ecomostri
Però Monticchiello è il paese dei campanelli d'allarme

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 luglio 2007 20:49
Martini: <I>non siamo il paese degli ecomostri</I><BR>Però Monticchiello è il paese dei campanelli <I>d'allarme</I>

Firenze – Il presidente della Regione Toscana scrive oggi a Repubblica a proposito degli scempi in Toscana di cui l'accusano i Comitati.
Anche nella propria Newsletter on line Claudio Martini ribadisce: "Da oltre un anno siamo all’attenzione di intellettuali, opinionisti, mass media. L’argomento è quello della difesa del paesaggio. Veniamo presentati come terra di scempi, devastazioni, ecomostri. Francamente mi sembra esagerato. È vero, l’intervento di Monticchiello non è certo bello.

Ed è probabile che in Toscana, come nel resto d’Italia, vi possa essere stata qualche altra realizzazione discutibile: è l’intero paese ad aver subito nel corso degli ultimi 10 anni una forte pressione edilizia. Ma, mi preme precisare due cose: primo, tutto ciò oggi non si ripeterebbe; secondo, è sbagliato chiamare in causa un’intera esperienza di governo del territorio. A dirlo sono i fatti. Ricordo che siamo stati i più attivi nel respingere i condoni di Berlusconi. Da noi i volumi costruiti sono fra i più bassi in Italia (1,8 metri cubi per abitante contro i 3,4 del Veneto, i 3,0 della Lombardia, il 2,3 della media nazionale: dati 2004, e stabili dal 2000).

Qui c’è la più alta superficie di aree protette, di foreste e aree marine, il 50% del nostro territorio è boschivo, solo il 10% è urbanizzato. Abbiamo più siti Unesco di altre regioni e più premi ambientali: dalle bandiere blu a quelle arancioni, fino al massimo di vele blu di Legambiente. Siamo alla guida di una rete europea contro gli Ogm, a tutela della biodiversità e del paesaggio. Abbiamo recuperato, con risorse prevalentemente locali, borghi e palazzi storici, ville rinascimentali, teatri del ‘700, mestieri tradizionali.

Ciò ha contribuito a mantenere alto il nostro appeal internazionale, fondato certo sull’eredità storica, ma anche su un’idea moderna di sviluppo di qualità (lo dimostrano anche gli ultimi dati sulle presenze turistiche). Per primi abbiamo adottato il Codice del paesaggio, e oggi la nostra politica urbanistica è giudicata, dagli specialisti, la più avanzata e rigorosa d’Italia. Anche questi sono fatti. Fatti che dimostrano quanto sia sproporzionata la polemica in corso e di quanto sia sbagliato descrivere la Toscana come una Regione distratta rispetto alla gestione del territorio e del paesaggio.

Tuttavia, siamo interessati ad avere un dialogo costruttivo con tutti, anche con quei comitati che dicono sempre di no: alle moschee, all’uso della geotermia, dell’energia eolica, del solare, al completamento dell’alta velocità, alla realizzazione della tramvia. Stiamo varando la legge sulla partecipazione più avanzata e innovativa mai concepita in Italia. E anche le modifiche alla legge urbanistica, che il Consiglio discuterà nelle prossime settimane, prevedono strumenti di partecipazione che rederanno i cittadini soggetti attivi nel governo del territorio.

Le nuove norme amplieranno le procedure di controllo dal basso e daranno anche ai comitati e ai cittadini il potere di attivare direttamente controlli e verifiche sui progetti edilizi. In conclusione: siamo disponibili all’ascolto e interessati al confronto, purché non si voglia perseguire l’obiettivo di colpire la cultura di governo che ha portato la Toscana agli attuali livelli di qualità".

Conclusa la fase istruttoria sulle osservazioni al Pit (Piano di indirizzo territoriale) pervenute alla Regione.

Nella seduta della prossima settimana, mercoledì 18 luglio, la commissione Territorio e ambiente di Palazzo Panciatichi presieduta da Erasmo D’Angelis, voterà il testo che contiene anche il Codice del paesaggio. “Siamo alla fine di un lungo periodo di lavoro – ha detto D’Angelis - che ci ha premesso di approfondire tutte le circa 50 osservazioni pervenute in Consiglio regionale e di discuterle. Molte sono state accolte e sono servite a rafforzare le norme prescrittive del Pit-Codice del Paesaggio che farà della nostra la Regione meglio pianificata e più tutelata.

E’ l’ora di rilanciare la Toscana del buongoverno del territorio, in una Italia scandalosamente priva di una legge urbanistica nazionale e con molte Regioni in piena deregulation. Da noi, altri ‘casi’ urbanistici – ha ribadito il presidente – non saranno più possibili”. Ad informare la commissione sulle ultime osservazioni di Comuni, Province e Enti Parco, è stato l’assessore regionale al Territorio, Riccardo Conti, con il professor Massimo Morisi e l’architetto Marco Gamberini, che hanno risposto ad alcune domande dei consiglieri.

Tra queste una, proposta sia dalla maggioranza che dall’opposizione, che investiva in pieno l’art. 21 (La conservazione attiva del patrimonio collinare della Toscana, ndr) e più specificatamente il relativo comma 8 (Nelle more degli adeguamenti dei Piani strutturali ai fini dell’assunzione nei medesimi di una disciplina diretta ad impedire usi impropri o contrari al valore identitario del patrimonio collinare, sono da consentire, fatte salve ulteriori limitazioni stabilite dagli strumenti della pianificazione territoriale o dagli atti del governo del territorio, solo interventi di manutenzione, restauro o risanamento conservativo, nonché di ristrutturazione edilizia senza cambiamento di destinazione d’uso, né parcellizzazioni delle unità immobiliari ndr).

Secondo i consiglieri Andrea Agresti (An), Ardelio Pellegrinotti (Ds) e Luca Paolo Titoni (Udc), il comma 8 appare “poco chiaro”. In particolare il consigliere di An ha evidenziato che quella parte specifica dell’art. 21 viene intesa come una “prescrizione” e non come una “facoltà” a recuperi edilizi in zona collinare. “Si potrebbe – ha precisato Agresti – chiarire la norma da un punto di vista concettuale e consentire un reale recupero del patrimonio esistente. Laddove, storicamente, c’era una residenza è opportuno ristabilire presidi umani sul territorio perché la sua manutenzione è fondamentale”.

Sullo stesso tono il consigliere diessino che ha chiesto una “ulteriore riflessione” sul comma 8: “più volte ci siamo detti favorevoli alla redazione di un Piano snello e di facile comprensione. Questa parte di articolo non è chiara, dobbiamo trovare il modo di renderla più trasparente perché tutti, cittadini e tecnici, possano capire quando e come procedere ad un recupero”. Anche per il consigliere dell’Udc e segretario della commissione Territorio e ambiente “nel recupero del patrimonio edilizio la vera operazione di risanamento sarebbe concedere il cambio di destinazione d’uso strettamente vincolato a limitazioni di aumento nei volumi e al rispetto di un criterio estetico in armonia con il territorio”.

Alle osservazioni avanzate di consiglieri, l’assessore Conti ha precisato che quella contenuta nel comma 8 “è una direttiva” e non una prescrizione. “Nessuno vuole impedire il recupero di immobili. L’orientamento che intendiamo esprimere non è una imposizione a non procedere, quanto ad apprezzare le caratteristiche ed i valori del territorio toscano e a indirizzare il recupero verso criteri più coerenti con il tessuto sociale e produttivo della nostra regione”. Quella espressa da Conti è in definitiva una “pianificazione consapevole”, che dice no “all’automatismo” nei processi di recupero.



Assolutamente insoddisfatto. Così si è dichiarato Luca Titoni, consigliere dell’Udc, dopo aver ascoltato la risposta che l’assessore regionale all’Ambiente, Marino Artusa, ha fornito all’interrogazione sull’ampliamento della discarica Belvedere situata nel territorio di Peccioli, località Legoli, che il suo gruppo aveva presentato per chiedere alla Giunta regionale se ritiene corretta la mancanza di una valutazione di impatto ambientale per un impianto di grandi dimensioni e se era a conoscenza delle problematiche relative alle procedure espropriative e alla presunta lievitazione del prezzo dei terreni.
L’assessore Artusa ha affermato che le valutazioni di impianto ambientale sono state tutte regolari e che le procedure adottate dal Comune di Peccioli e dalla Provincia di Pisa sono state corrette.

La congruità delle valutazioni di impatto ambientale, per Artusa, è confermata dal fatto che a Peccioli si è ampliata una discarica esistente e non si è realizzata un nuovo sito. Il piano provinciale per la gestione dei rifiuti, secondo l’assessore, è stato rispettato. Per quanto riguarda le procedure di esproprio, invece, Artusa ha ricordato che queste sono state avviate dal Comune di Peccioli dopo l’approvazione da parte della Provincia pisana del progetto definitivo dell’ampliamento della discarica.

La società proprietaria del terreno ha fatto ricorso al Tar di Firenze chiedendo la sospensione degli atti comunali e provinciali e il ricorso è stato accolto. Comune e Provincia, ha spiegato Artusa, hanno dunque fatto ricorso al Consiglio di Stato. Ma nella fase del ricorso il Comune di Peccioli e la società proprietaria dei terreni hanno trovato un accordo rispetto al quale, ha concluso Artusa, la Regione Toscana non ha avuto alcun ruolo, tanto che non è neppure a conoscenza degli elementi in base ai quali il medesimo accordo è stato raggiunto.
Titoni ha replicato che quanto affermato da Artusa non corrisponde al vero poiché, per l’ampliamento di tale discarica, i soggetti istituzionali coinvolti, il Comune di Peccioli e la Provincia di Pisa per le proprie competenze, sembrano aver messo in atto procedure non conformi, in particolare per quanto riguarda l’esproprio dei terreni confinanti con la discarica, tanto che il Tar ha dato ragione ai proprietari che hanno fatto ricorso, mettendo in luce come il Comune non abbia notificato ai proprietari gli atti riguardanti l’ampliamento della discarica ed i relativi espropri.

Titoni ha aggiunto che la stessa sentenza mette in luce anche come, di fronte a un ampliamento di così grosse dimensioni, tale da prefigurare la costruzione di un secondo sito piuttosto che un semplice ampliamento, la Provincia di Pisa dovesse sottoporre il progetto a valutazione di impatto ambientale, cosa non avvenuta, peraltro in un’area che, da un’indagine geologica, risulta pericolosa e poco adatta a questo uso.

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