Carenza di materia prima: un'analisi sul distretto pratese

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 giugno 2006 14:05
Carenza di materia prima: un'analisi sul distretto pratese

PRATO – È sempre stato il prodotto principe del distretto, ma da un po’ di tempo a questa parte sembra difficile trovarlo sul mercato.

Merce cara, oltrechè rara: così, tra il gennaio 2005 e il maggio 2006 la materia prima tessile, ovvero il cardato ottenuto dagli scarti della pettinatura e dalla lavorazione degli stracci, ha fatto lievitare i prezzi sul mercato, con punte del 25% (dati Camera di commercio di Prato) per quanto riguarda, per esempio, i cascami di tessitura e del 15,38% se si passa ad analizzare invece i cascami di filatura pettinata sulla lana colorata e ordinaria.

A lanciare l’allarme è Simone Francioni, produttore di materie prime, membro del Consiglio direttivo di Confartigianato Prato nonché componente della Commissione mercuriali della Camera di commercio pratese.

“Esiste – rileva Francioni - una difficoltà oggettiva di approvvigionamento della materia prima tessile, dovuto a una concomitanza di fattori, non ultimo un aumento della domanda proveniente non solo dall’estero ma anche dall’interno. E questo porta, inevitabilmente, a un innalzamento dei prezzi, grazie anche alle tendenze di mercato che sono decisamente favorevoli per il cardato”. Che il trend sia positivo per l’eccellenza del distretto tessile non è certamente un elemento nuovo – “una situazione più o meno analoga si registrava anche nel 2005”, fa notare il dirigente di Confartigianato – ma la novità, secondo Francioni, “da leggere in chiave positiva per la capacità produttiva della filiera tessile” sta nel fatto che “che tante attività di produzione che prima pensavano di delocalizzare o trasferirsi all’estero decidano di rimanere a Prato, come dimostra, appunto, la carenza di materia prima e il conseguente balzo in avanti dei prezzi.

Il nostro ‘asso nella manica’, rispetto ai cinesi, è l’abilità nel giocare con i contenuti moda dei tessuti, innovando soprattutto nei colori: una capacità che evidentemente gli asiatici non hanno, e non è un caso che molti pratesi inizialmente intenzionati a produrre i tessuti laggiù adesso stiano cominciando a cambiare rotta”.

Positivo anche il commento di Luca Giusti, vicepresidente di Confartigianato Imprese Prato e presidente provinciale della Federazione moda. “Un ulteriore segnale che il settore tessile è attivo e alla ricerca dei propri spazi, non rassegnato a subire passivamente la trasformazione che è innegabilmente in corso.

Il distretto, pur condizionato dall’assenza di una politica a sostegno di un settore che per numeri è sempre fra i più importanti per l’economia italiana, sta lentamente mostrando la sua capacità e volontà di reagire. Troppe occasioni sono state perse per miopia, non possiamo e non dobbiamo perdere l’opportunità che questi timidi segnali ci mandano: è arrivato il momento in cui imprenditori e politici devono assumersi rispettivamente le loro responsabilità. Il distretto con le sue esigenze chiama: noi dobbiamo rispondere”.

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