Il teatro della XII edizione di Fabbrica Europa si apre sul tema classico di Elettra

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 maggio 2005 22:21
Il teatro della XII edizione di Fabbrica Europa si apre sul tema classico di Elettra

In prima nazionale il Teatro dell’Oradea, dalla Romania, insieme al gruppo di musica folk Iza della regione Maramures hanno messo in scena Electra tratto dalle tragedie di Sofocle ed Euripide.
Senza particolari stravolgimenti il dramma propone la storia di Elettra che vuole vendicarsi dell’uccisione del padre Agamennone morto per mano della moglie Clitemnestra e dell’amante Egisto. Elettra non dimentica e aspetta il ritorno del fratello Oreste per vendicarsi, la sorella Crisostemis invece vuole condurre una vita normale.

Oreste torna senza farsi riconoscere e con Elettra uccidono la madre ed Egisto.
Il regista Mihai Maniutiu mette in scena attori, coro e musicisti in un’ambientazione che potrebbe essere contemporanea o comunque che ricorda la povertà di una qualsiasi periferia, sono tutti vestiti di nero con lunghi cappotti polverosi e bottiglie in mano. La scena è molto agita, il coro commenta fisicamente, è partecipe di ciò che accade e incalza le azioni degli attori. I musicisti si inseriscono e a volte spostano il ritmo dello spettacolo, con momenti di danza popolare e violini evocativi.

Clitemnestra e Elettra sono pallide e tormentate. Nella storia delle versioni teatrali del mito di Elettra, ce n’è una che ricorda questa di Maniutiu la versione di Hugo von Hofmannsthal il quale ne fece un adattamento per il melodramma.
Elektra libretto di Hugo von Hofmannsthal e musica di Johann Strass andata in scena a Dresda nel 1909, conteneva delle indicazioni registiche in accordo con quelle date dal Teatro dell’Oradea, il tema dell’ambientazione subordinato all’azione dei personaggi e i personaggi subordinati alle loro stesse azioni.

Centrale nell’allestimento dell’austriaco erano le implicazioni psicologiche, l’amore di Elettra per il padre, l’uccisione della madre da parte dei fratelli, nell’allestimento rumeno è difficile cogliere certi aspetti, essendo profondamente collegati al testo drammaturgico, poiché la lingua parlata nello spettacolo è il rumeno.
Questa Electra di Maniutiu mostra nell’interpretazione e nella regia un tentativo di uscita da un tipo di rappresentazione, non particolarmente originale, che si manifesta nella partecipazione del gruppo Iza di Maramures, il quale,però, è relegato a ruolo di suggeritore del coro o di accompagnamento musicale.

(Cristina Conticelli)

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