Fortezza: costerà più di 6 milioni di euro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 marzo 2005 15:29
Fortezza: costerà più di 6 milioni di euro

Il consorzio Firenze mobilità non ha fatto ricorso per lo stop ai lavori (c’erano 60 giorni di tempo); ma martedì scorso la Giunta ha approvato una delibera per coprire i danni subiti dalle imprese a seguito del primo stop (in seguito al blocco dei lavori e alle modifiche richieste dalla Soprintendenza in giugno), quantificati in 2 milioni e 772 mila euro (abbassamento della galleria commerciale, abbattimento angolo lato ferrovia e della vetrata tra il parcheggio e le mura della fortezza).
Il Comune rifonderà le aziende coinvolte anche con denaro “cash” (in contanti).

La prima tranche sarà versata entro il 30 aprile, il saldo il 30 settembre. Per il secondo abbattimento auspicato dal Comitato di settore del Ministero, si quantificherà e si pagherà in futuro: si parla di altri 4 milioni di euro.
Dove trovare i soldi? «il primo pagamento lo faremo coi soldi del piano degli investimenti, rinunciando a qualche opera prevista, oppure alienando qualche immobile» - dice l’assessore Albini.
"In questa città mancano sempre soldi al Comune -commentano i Comitati dei Cittadini di Firenze - in questo caso, invece, nessun problema...

siamo ricchi... coi soldi dei cittadini, ben inteso.
Ma di chi è la responsabilità di questo gravissimo danno alla città? Di nessuno, secondo Nencini, assessore all’Organizzazione: Non c’è alcuno atto che indichi la responsabilità di qualcuno, come sappiamo nella procedura non c’era niente di anomalo [...] C’è piuttosto da rilevare che tutta questa vicenda è frutto di una sensibilità che si è fatta strada nella città». SENSIBILITÀ? Certo, i cittadini ce l’hanno; ma il danno è frutto del mancato rispetto della legge da parte di chi ha compiuto e consentito lo scempio, come espresso chiaramente dal Parere del Comitato di Settore del Ministero: «il Comitato ritiene che la presenza del nuovo parcheggio dovrebbe prima di tutto essere più rispettosa del monumento e quindi garantire quelle condizioni di salvaguardia che la vigente legislazione prevede
Ricordiamo come la Costituzione all’articolo 9 reciti: La Repubblica promuove lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione. Il codice unico delle belle arti e del paesaggio recepisce numerose leggi di tutela elaborate nel corso del ‘900 (1089/1939, 1467/39; 1/1942, 1150/42 etc.) e riconferma molto chiaramente questo principio.
I cittadini non hanno espresso una sensibilità di tipo vagamente estetico-decadente o emozionale, come spesso hanno detto i nostri amministratori e il loro corifero prof. Gianni Pettena, ma hanno chiesto l’osservanza di questo principio costituzionale e delle leggi violate da chi ha approvato un progetto che, dopo essere stato realizzato nonostante le reiterate denunce dei cittadini, è risultato manomissivo di un bene culturale.
Da tempo stiamo dicendo questo, e il parere del Comitato di settore lo ha confermato: il parcheggio della Fortezza è uno scempio contro la legge; la responsabilità di questo scempio pare essere di chi ha messo la firma al progetto esecutivo nell’aprile 2002 ed aveva compiti di tutela degli interessi generali della città e del popolo italiano: il dirigente dell’Assessorato all’Urbanistica, arch.

Gaetano di Benedetto e il soprintendente dott. Domenico Valentino e l’arch. Paolo Mazzoni della Soprintendenza. A nostro avviso sono responsabili inoltre anche coloro che a livello politico hanno avallato quelle scelte cioè, in primis, l’Assessore all’Urbanistica e il Sindaco di Firenze.
Troviamo scandaloso che chi ha denunciato lo scempio (i cittadini offesi e ironizzati dal sindaco, secondo il quale la città ha reagito al parcheggio per emotività e con un «certo grado di fanatismo e di faziosità») sia chiamato oggi a pagare i danni prodotti da altri.
Invitiamo pertanto tutte le forze politiche di Palazzo Vecchio a prendere le distanze dalla Giunta e a esprimere concretamente la propria opposizione a questi provvedimenti, chiedendo che, come noi richiediamo da tempo, oltre a rimuovere lo scempio, si individuino i responsabili che devono pagare i danni.

Se questo non emergerà già dal prossimo Consiglio Comunale di lunedì prossimo, i cittadini si mobiliteranno in prima persona con tutte le loro forze per impugnare in tutte le sedi competenti l’atto di Giunta annunciato, promovendo la sottoscrizione in massa di ricorsi alle Autorità amministrative e alla Corte dei Conti su questa incredibile faccenda.
Per questo facciamo un appello pubblico a quei legali che sono disponibili a offrire, con un atto di volontariato civile, la loro assistenza professionale".

"E' necessaria una operazione-verità su tutto l'iter del parcheggio della fortezza da Basso -affermano Monica Sgherri, Capogruppo Rifondazione Comunista, e Ornella De Zordo, Capogruppo Unaltracittà/unaltromondo- condividiamo infatti pienamente le conclusioni della Commissione Ministeriale ma riguardo al costo dell'intera operazione vanno accertate le responsabilità.
Esprimiamo innanzi tutto soddisfazione per la conclusione di questa vicenda e per le modifiche indicate.

E' un grande risultato per la nostra città perché per la prima volta si afferma che quando si sbaglia, si demolisce!
Questo risultato, vogliamo precisare, non nasce tanto da una generica sensibilità diffusa, come è stato dichiarato, bensì dalla coerenza e tenacia del coordinamento dei comitato cittadini, delle associazioni ambientaliste e dei gruppi consiliari di Rifondazione Comunista e Unaltracittà/unaltromondo che non hanno permesso che il mostro a ridosso della fortezza venisse tollerato.
E' quindi opportuno e doveroso accertare se vi siano stati degli errori e, nel caso, chi ne porta la responsabilità.
Noi abbiamo fin dall'inizio sostenuto che la galleria commerciale fuori terra a tutti gli effetti rappresentava una variante urbanistica.

Al di là della nostro dissenso nel merito di questa scelta, tale intervento avrebbe comunque richiesto l'approvazione di una variante urbanistica e quindi un atto del consiglio comunale e non poteva essere approvata nell'ambito del project financing.
Chi ha proceduto diversamente è responsabile di questo errore, sia esso il Comune o le altre istituzioni partecipanti alla conferenza dei servizi, ad esempio la stessa Soprintendenza ai Beni Culturali e non ultimo il Ministero.
Chi pagherà l'onere finale della demolizione? A quanto ammonta?
Apprendiamo dalla stampa che si tratta di 6 milioni di euro.

Il Consiglio comunale deve essere messo a conoscenza di tutti i dati e nella malaugurata ipotesi che fossero le sole casse comunali ad assumersi l'onere chiediamo che questo eventuale storno venga presentato con una specifica delibera, in tempi congrui per avviare una discussione su quali siano gli investimenti da rimandare o annullare. Una decisione del genere non può essere sottratta all'attenzione del consiglio perché, vista la vicenda, non potrà essere presentato come aggiustamento banale di bilancio.
Per il futuro, auspichiamo che il consiglio e giunta imparino la lezione: i project financing non possono più essere materia di sola giunta ma l'approvazione del progetto e il controllo della sua realizzazione devono tornare al consiglio comunale.

Che questa vicenda serva almeno a reintrodurre trasparenza nelle decisioni e ad approvare un codice procedurale sui molti grandi lavori che ancora devono essere realizzati in questa città".

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