I riti della fertilità di primavera: la festa della pina ad Arcidosso

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 marzo 2005 14:54
I riti della fertilità di primavera: la festa della pina ad Arcidosso

Tra i più importanti eventi stagionali dell’Amiata, legata dall’essere un rituale della fertilità ai fuochi di San Giovanni, alla Focarazza di Santa Caterina e alla fiaccole della vigilia di Natale di Abbadia San Salvatore, la festa della pina che si tiene la domenica in albis (quella dopo Pasqua) alla Pieve ad Lamulas di Arcidosso ha tuttavia, rispetto ai riti del fuoco, un aspetto solare e primaverile. Mentre infatti la maggior parte dei falò sono autunnali e sanciscono la fine della stagione buona per i raccolti e l’augurio che la prossima sia fertile e prosperosa (la cenere veniva infatti usualmente gettata sui prati come fertilizzante), e in questo sono legati a un ciclo di morte e rinascita; la pina sembra invece, anche per il suo valore simbolico, piuttosto congiunta al risveglio sessuale e all’avvicinarsi della bella stagione.
Nell’iconografia classica infatti la pina – che si ritrova frequentemente sull’Amiata, in particolare nelle robbiane di Santa Fiora e Radicofani – denota spesso, in riferimento sia alla figura virginale della Madonna, sia al corpo risorto del Cristo, qualcosa di intangibile e puro, la cui apertura sta tuttavia a indicare anche violabilità e fertilità.


Il rituale si celebra ogni luna nuova di primavera alla pieve ad Lamulas, il cui nome deriverebbe dalla mula che, recando in groppa la statua della Vergine intagliata da un pastore e poi contesa tra Arcidosso e Montelaterone, si sarebbe inginocchiata sul luogo dove in seguito sarebbe stata edificata la chiesa, lasciandovi le impronte tuttora visibili. Fu forse lì che già nell’antichità iniziarono questi riti di fidanzamento. Le pine, infilate in un bastone e dipinte d’oro o d’argento, vengono donate dai ragazzi alle ragazze in cambio del corollo, un biscotto con un foro centrale.

La simbologia è ulteriormente riconfermata dalla richiesta del ramoscello verde da parte dei maschi, ma qualora il ramoscello veniva riconsegnato, il rifiuto da parte della ragazza era certo.
La domenica in albis dunque viene ancora celebrata ad Arcidosso in ricordo di questa antica ritualità e come inizio della buona stagione amiatina.

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