Allegri Spazio Arte: le copertine di una rivista d’arte (1970-1981)
Inaugurazione il 10 dicembre (ore 17) in Borgo Allegri 27r, Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 novembre 2004 19:40
Allegri Spazio Arte: le copertine di una rivista d’arte (1970-1981)<BR>Inaugurazione il 10 dicembre (ore 17) in Borgo Allegri 27r, Firenze

Bolaffi, nel campo delle pubblicazioni d’arte, era già consacrato per la qualità e la quantità di informazioni che elargiva prima sulla filatelia e successivamente nei suoi annuari d’arte: il primo uscì il 31 gennaio del 1962. Particolarmente attento alla grafica d’arte nel 1969 presentò il suo primo catalogo “Grafica Italiana Contemporanea”.
Alla fine degli anni ’60 in Europa e nel mondo le iniziative editoriali mensili rivolte all’informazione sull’arte e alle sue libere espressioni nascevano e maturavano velocemente: a Londra “Art and Artitst” e “Art Review”, a Parigi “L’Art Vivant”, a New York “Artforum”, “Auction”, “Artmagazine” e “Art News” e a Monaco “Weltkunst” erano già vive e proponevano con piglio rapido e moderno i mutamenti del collezionismo contemporaneo.
Anche in Italia l’amore per l’arte e il collezionismo avevano superato i limiti riservati a pochi appassionati, stabilendo nuovi spazi e dimensioni consentiti anche dal maggior tempo libero conquistato.

Bolaffi e Mondadori, con la rivista BOLAFFIARTE, si presentarono ai nuovi e vecchi appassionati proponendo quella “ review italienne” che avrebbe lasciato il segno per oltre un decennio.
La nascita di una rivista d’arte, in quel tempo a livello nazionale, sicuramente fu caratterizzata dal grande amore, passione e ingegno. L’apporto della grande esperienza editoriale di Mondadori e la sua vasta organizzazione consentirono l’uscita del primo numero senza gli affanni di altre riviste che avevano tentato la sorte.
Chiari gli obiettivi da raggiungere: informare sulle cronache d’arte, visite agli atelier degli artisti, alle gallerie, alle collezioni private e pubbliche ed ai musei.

Nel primo numero della rivista De Chirico ospitò BOLAFFIARTE, Panza di Piumo aprì le porte della villa lombarda e i lettori poterono ammirare Rauschemberg, Rothko, Kline, Morris e tanti altri.
Straordinaria intuizione fu quella di far illustrare la copertina della rivista agli artisti dell’epoca, per la maggior parte già noti e famosi e ad altri giovani promettenti che sarebbero diventati anch’essi grandi Maestri. I temi suggeriti dalla rivista furono di vario genere: i numeri, l’alfabeto, i peccati capitali, i sensi, i segni dello Zodiaco, le stagioni...
Possiamo assicurare che gli artefici dell’opera BOLAFFIARTE sono stati grandi, sia nello scegliere gli artisti da copertina, sia sul piano ideologico, riunendo tutti gli stili pittorici e le tendenze di quel decennio e riuscendo a consegnare, alla fine del percorso, una collezione d’arte tra le più importanti per l’epoca.
Le tecniche adoperate furono la fotolitografia, la serigrafia, il rilievo, il collage e la fotografia.
Singolare e significativa fu la storia del primo artista invitato che collaborò alla nascita della prima copertina: Emilio Scanavino, noto per la sua riservatezza, schivo e scontroso come pochi ma felice di “tirar fuori” dai suoi rossi, neri e bianchi il primo bozzetto litoserigrafico.


“Non pensavo venisse così bene, perchè non era facile. Io lo sapevo: ho fatto almeno sette bozzetti prima di decidere, ma questo si mi sembra proprio bello. Robusto, essenziale. Vede, è proprio un numero uno, un numero vero. Ma che bella collezione sarà: tutti i numeri di grandi artisti. Bene, bene: una bella idea. Servirà all’arte ed io sono sempre per quello che serve all’arte.”
Così Emilio Scanavino commentava la sua prima riproduzione litoserigrafica presentata per il primo numero di BOLAFFIARTE del giugno 1970 all’incaricato di Bolaffi e Mondadori quando gli venne portata a casa a Calice Ligure per il “bon a tirer”, approvando con entusiasmo la qualità del lavoro.

Dieci anni dopo, per il centesimo numero della rivista (copertina di Mirò), il Direttore Umberto Allemandi scriverà una nota di resoconto sul lavoro che dal giugno 1970 all’estate del 1980 tutto d’un fiato, senza mai voltarsi indietro, ha portato avanti: “ Per la prima volta ho ripreso in mano il numero uno di questa rivista...

con l’occhio del lettore la cosa che mi ha colpito è che quel numero è meno vecchio di quanto temevo, la sua formula è ancora buona, quell’impianto giornalistico che non avevamo copiato da nessuno e che, dopo, molti hanno adottato tiene sempre e come.
E’ rassicurante poter dire che dopo tanti anni (cento numeri pensate!) abbiamo ottenuto e conservato la stima dei “mostri sacri” dell’arte internazionale, degli studiosi che hanno scritto gli articoli e degli artisti che hanno disegnato apposta le copertine.

Oggi, all’inizio di altri dieci anni, ci sentiamo come allora, stiamo preparando il centouno come se fosse il primo di una rivista, la rivista dell’arte degli anni Ottanta.”

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