A Firenze (a fine novembre) il cinquantenario della fondazione dell'Istituto italiano di Preistoria e Protostoria

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 ottobre 2004 23:12
A Firenze (a  fine novembre) il cinquantenario della fondazione dell'Istituto italiano di Preistoria e Protostoria

50 anni di imprese scientifiche alla scoperta degli antichi "passaggi" dell'uomo, documentati attraverso calchi, reperti archeologici, immagini fotografiche, testimonianze scritte e la ricostruzione di parte dei corridoi della Grotta dei Cervi di Porto Badisco (Puglia) per vivere il fascino dell'archeologia.
L'occasione è data dalla grande mostra Antichi segni dell'uomo, organizzata a Firenze (25 novembre 2004 - 23 gennaio 2005 Museo Archeologico) dall'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, nell'ambito delle manifestazioni per il suo cinquantenario (1954-2004) che vedono, tra l'altro, il convegno internazionale Materie prime e scambi nella Preistoria italiana (Firenze, 25- 27 novembre 2004).

Fondato a Firenze nel 1954 per iniziativa dell'antropologo e paletnologo Paolo Graziosi, l'Istituto è l'unico centro italiano di coordinamento delle ricerche preistoriche e protostoriche (250 soci tra studiosi, Università, Musei e Soprintendenze) e svolge una tradizionale attività di studi che ha fatto di Firenze il luogo in cui, più che altrove, le scienze della natura e le scienze dell'uomo hanno potuto dialogare.

La sua nascita ha visto coinvolte personalità come quelle di Giacomo Devoto, Massimo Pallottino, Piero Calamandrei, Nello Beccari, il grande geografo Renato Biasutti e l'etruscologo Antonio Minto.

Con la mostra Antichi segni dell'uomo s'intende documentare gli esordi degli studi italiani sull'arte preistorica attraverso gli archivi dell'Istituto. In particolare, illustrare alcune delle imprese scientifiche condotte da Paolo Graziosi tra gli anni 1930-1970, rappresentative di più territori e di periodi diversi: le spedizioni nel Sahara libico, alla scoperta di uno straordinario patrimonio di arte rupestre; gli studi nel più grande complesso artistico neolitico esistente in Europa, la Grotta dei Cervi di Porto Badisco (Otranto); le ricerche nel 'riparo' del Romito di Papasidero (Cosenza), con le sepolture e le testimonianze di arte del paleolitico superiore come la raffigurazione del toro; la scoperta del primo masso di Cemmo in Valcamonica, con raffigurazioni che alludono alle simbologie dell'età dei metalli.

Il visitatore rivivrà questi luoghi e le loro storie, articolate in cinque sezioni pensate per 'evocare atmosfere', passando anche attraverso gli angusti corridoi della Grotta dei Cervi, ricostruiti in un percorso di suggestione visiva ideato dall'artista Ambrogio Galbiati.

La mostra è realizzata dall'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria con la collaborazione delle Soprintendenze per i Beni Archeologici della Toscana, della Puglia e della Calabria; del Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria "Paolo Graziosi" e con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

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