Domani giorno di Filippino, a 500 anni dalla morte

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 aprile 2004 18:43
Domani giorno di Filippino, a 500 anni dalla morte

Firenze – Filippino Lippi morì il 20 aprile 1504, esattamente 500 anni fa, e fu seppellito il giorno dopo. Mentre la grande mostra a Palazzo Strozzi (L’inquietudine e la grazia nella pittura fiorentina del Quattrocento) ne celebra la gloria con successo straordinario, il Comune di Firenze lo commemora con una targa che l’assessore alla cultura Simone Siliani scoprirà domani, ore 11, all’angolo tra via dei Servi e via Bufalini, in piazza S. Michele Visdomini, accanto alla chiesetta dove cinque secoli fa si tenne l’orazione funebre all’ombra della cupola del Duomo.
La cerimonia vanta numerosi collaboratori: Firenze Mostre, che insieme all’Ente Cassa di Risparmio ha progettato e realizzato l’esposizione di Palazzo Strozzi; la Syracuse University dove insegna l’americano Jonathan Nelson, il curatore della mostra per la parte di Filippino, ma anche i commercianti della strada che esporranno poster, distribuiranno volantini e osserveranno un minuto di silenzio in memoria di un antico concittadino illustre.
Quel 21 aprile 1504 in via dei Servi si fece peraltro assai di più.

Al passaggio del funerale si chiuse bottega in segno di rispetto per un artista allora stimatissimo, perfino più del grande Botticelli, poi purtroppo quasi dimenticato fino ai nostri giorni.
Pratese di nascita (1547), figlio di un frate (Filippo Lippi) e di una monaca (Lucrezia Buti), Filippino era in realtà uno del quartiere. Aveva casa e famiglia in via degli Alfani e un laboratorio nella stessa via dei Servi dove stava dipingendo, quando la morte lo colse, una Deposizione per la chiesa dell’Annunziata, la più grande tavola d’altare del tempo, ora alla Galleria dell’Accademia.
“Morto e’ il disegno or che Filippo parte/da noi.

Stracciati il crin, flora, piangi Arno,/non lavorar, pittura: tu fai indarno,/che il stil hai perso, e l’envenzione e l’arte”. Ecco il testo della targa voluta dal Comune. E’ un epitaffio scritto di pugno da Giorgio Vasari. Il significato è esplicito: insieme a Filippino muore anche l’arte e una parte stessa di Firenze.
“Con questa cerimonia”, dice l’assessore Siliani, “il Comune vuole ricordare uno dei massimi artisti del Rinascimento. Era così grande che tutte le botteghe di via dei Servi gli resero un silenzioso omaggio.

Sarebbe bello se domani tutti i negozianti facessero lo stesso, esponendo in vetrina anche il manifesto della mostra di Filippino e Botticelli”.
Iniziativa splendida, commenta Nelson: “Questa collaborazione tra mondo degli affari, arte, educazione e politica porta benefici a tutti, arricchisce la città, si aggiunge alla gloria di Filippino e di Firenze e continua una tradizione del Rinascimento. Quanto a me”, dice anticipando il discorso preparato per la cerimonia, “sono particolarmente grato a Firenze per due qualità che nel tempo l’hanno resa famosa: l’apprezzamento profondamente sentito per la propria eredità artistica e la calda accoglienza da sempre riservata agli appassionati d’arte stranieri”.

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