Oggi commemorato lo scrittore Vasco Pratolini
"Uomini e costruttori di pace": Primicerio racconta La Pira

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 gennaio 2004 14:55
Oggi commemorato lo scrittore Vasco Pratolini<BR>

Mercoledì prossimo alle 21,00 terminerà il ciclo di incontri "Uomini e costruttori di pace" promosso dalla Commissione Cultura del Consiglio di Quartiere 5. Il terzo ed ultimo appuntamento si terrà come di consueto a Villa Pozzolini, nel viale Guidoni, 188. Sarà dedicato alla figura dell'ex sindaco Giorgio La Pira e sarà a cura di un altro ex primo cittadino di Firenze: Mario Primicerio, attualmente presidente della Fondazione La Pira e Segretario Generale Aggiunto dei Colloqui Mediterranei.

Primicerio ha accompagnato La Pira in diversi viaggi, tra cui quello in Vietnam nel 1965.
I precedenti due incontri hanno riguardato la figura di Aldo Capitini e Monsignor Tonino Bello.
Con la deposizione di una corona di alloro sulla sua tomba al cimitero di San Miniato l'amministrazione ha commemorato lo scrittore Vasco Pratolini, scomparso 13 anni fa. Il Comune era rappresentato dalla consigliera Susanna Agostini. «Abbiamo voluto ricordare questo nostro grande scrittore - ha detto l'Agostini - dallo stile semplice, così aderente e vicino alla realtà, capace di "ascoltare" le storie delle persone che incontrava.

Nei suoi romanzi Pratolini è riuscito a descrivere puntualmente le aspirazioni della gente comune e di farcene percepire, ancora oggi, i bisogni». «Come altri scrittori neorealisti a lui contemporanei - ha concluso - Pratolini aveva un'inclinazione verso il popolo, e verso il popolo fiorentino in particolare, il soggetto principale della maggior parte dei suoi romanzi. Popolana del resto era la sua estrazione. Nato in un quartiere di Firenze nel 1913, Pratolini perse la madre molto piccolo, vivendo così con i nonni materni e, in seguito, da solo, lavorò come operaio in una bottega di tipografi.

Ma fu anche cameriere, venditore ambulante e rappresentante. Mentre Pratolini osservava i gesti e le parole, le abitudini della gente di quartiere che poi avrebbe fatto parlare nei suoi romanzi, andava formando piano piano da autodidatta la propria cultura letteraria. Letture disordinate, che rispondevano a un'unica vocazione: diventare scrittore».

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