Mostra dei costumi di Danilo Donati per il cinema di Pier Paolo Pasolini
Dal 14 novembre al Teatro della Pergola
E Il Bugiardo di Carlo Goldoni con Glauco Mauri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2003 09:45
Mostra dei costumi di Danilo Donati per il cinema di Pier Paolo Pasolini<BR>Dal 14 novembre al Teatro della Pergola<BR>E <I>Il Bugiardo</I> di  Carlo Goldoni con Glauco Mauri

Un’esposizione straordinaria, che documenta l’intersezione dei percorsi artistici di due protagonisti del cinema italiano, Danilo Donati e Pier Paolo Pasolini. Il Théâtre des Italiens di Maurizio Scaparro, in occasione dei quattro mesi di teatro italiano organizzati insieme all’Eti alla Comédie des Champs-Elysées, ha voluto allestire questo viaggio per chiedere alle realizzazioni che lo compongono, capaci di caratterizzare passaggi importanti della vicenda cinematografica nazionale, un lavoro di sintesi sulle problematiche che segnano oggi le arti dello spettacolo.
Danilo Donati, scomparso nel dicembre 2001, ha firmato i costumi più belli e fantasiosi dei film di registi come Federico Fellini (Amarcord e Casanova, tra gli altri, ma anche Roma e il Satyricon), Franco Zeffirelli (La bisbetica domata, Giulietta e Romeo), Mario Monicelli (La grande guerra), Tinto Brass (Caligola), fino al lavoro con Roberto Benigni interrotto dalla morte sul set di Pinocchio.

Il primo incontro con Pasolini risale all’opera collettiva Ro.Go.PaG del 1963: di lì in avanti il loro rapporto non si è praticamente mai interrotto, fino al definitivo Salò uscito dopo la tragica fine del regista.
I costumi di questa mostra, che dopo il passaggio a Parigi nel mese di settembre ha toccato Annecy in occasione del Festival del Cinema Italiano, raramente sono stati mostrati in pubblico. Spiccano tra i pezzi esibiti la giacca di Totò in Uccellacci e uccellini e le divise dei militi-aguzzini in Salò o le 120 giornate di Sodoma.

Gli altri film rappresentanti sono Il Vangelo secondo Matteo, Edipo Re, Porcile, Il Decameron, I Racconti di Canterbury, Il fiore delle Mille e una notte. Ad ospitare la mostra i magnifici spazi del Saloncino e della Sala Oro. In questo passaggio fiorentino l’esposizione sarà poi arricchita da quattro copioni originali con annotazioni autografe di Pasolini provenienti dall’archivio del Gabinetto Vieusseux.
La mostra rimarrà aperta al pubblico degli spettacoli durante gli orari delle rappresentazioni, e in occasione di altre manifestazioni, con ingresso libero.

È possibile anche prenotare una visita telefonando allo 055.2264335 o scrivendo all’indirizzo pubblico@pergola.firenze.it.

IL BUGIARDO
Molière lascia spazio a Goldoni. È un passaggio di testimone che più volte segnerà la corrente stagione della Pergola, in una ideale staffetta tra due dei principali demiurghi del teatro moderno. Staffetta che porta sulla scena due frazionisti d’eccezione: Glauco Mauri, monumento incommensurabile all’arte della recitazione, e Roberto Sturno, da lungo tempo efficacissimo partner delle sue messinscena.

Affiancati da una compagnia di grande valore, Mauri e Sturno si addentrano in questo Goldoni sicuramente meno conosciuto di altri, incentrato sui personaggi della Commedia dell’Arte, e percorso dall’attualissimo tema della bugia come componente vitale che si oppone al bieco appiattimento dell’esistenza.
La Trama
In una splendida serata d’estate Beatrice e Rosaura (sorelle), sono sul terrazzino della loro casa di Venezia a godersi una serenata. Nessuna delle due, però, immagina chi può essere l’autore, tanto meno a chi è destinata.

L’artefice di tale serenata è Florindo, un giovane medico che vive nella loro casa per far pratica di medicina a fianco del Dottor Balanzone, padre delle due ragazze. Florindo è molto timido, e pur amando Rosaura, non riesce a confidarle il suo segreto amore.. Mentre la musica si diffonde in una magica notte di luna piena, dalla locanda dell’Aquila esce un uomo insieme al suo servitore. Costui è Lelio (il bugiardo), uomo di mondo, non più giovanissimo, pur tuttavia pieno di fascino e buone maniere.

Lelio non fa in tempo a scorgere Florindo, ma nota due splendide fanciulle che si trovano sul terrazzino. La sua naturale inclinazione lo induce ad essere temerario, e, nella speranza di un ‘ennesima avventura amorosa intuendo che le ragazze sono all’oscuro su chi può aver fatto quella serenata, decide di svelarsi come l’autore di essa.
Ma questa prima bugia , perché possa reggersi, ne ha bisogno di tante altre. Ed è così che Lelio viene a trovarsi "prigioniero" delle sue "spiritose invenzioni", trascinando in tale vortice persino il suo servitore, Arlecchino.

Ma al di là della ridda di bugie, si vengono a creare anche una serie di equivoci tra Lelio che brama Rosaura ed Ottavio, spasimante di Beatrice. I "colpi di scena" si susseguono, la comicità della situazione appare più tagliente delle lame che Lelio ed Ottavio incrociano in un furibondo duello d’onore difesa della loro amata.... che non è la stessa cui intende l’altro. In questa ingarbugliata situazione, quasi a buttare paglia sul fuoco, si inserisce Pantalone, ricco mercante veneziano e padre di Lelio.

Pantalone non vede suo figlio da più di venticinque anni, in quanto per motivi di studio, Lelio, aveva vissuto a Napoli dallo zio. I due non si riconoscono, e Lelio si presenta a suo padre sotto altro nome. Ma, il bugiardo viene subito scoperto e quando viene a sapere che suo padre aveva promesso al Dottor Balhe suo figlio Lelio avrebbe sposato la figlia Rosaura, egli tenta di liberarsi di tutte le precedenti bugie adducendone altre. Ma ormai e troppo tardi. Florindo, incoraggiato dal suo fedele e saggio servitore, Brighella, avrà il coraggio di dichiararsi alla sua amata Rosaura, Lelio, il bugiardo, verrà scacciato da tutti, persino da suo padre.

Ma per riscattare il suo onore, promette che non dirà più bugie, e per dimostrare di essersi totalmente ravveduto ordina ad Arlecchino di andare a chiamare la signora Cleonice Anselmi, una giovane romana alla quale egli aveva promesso il suo amore e che ora intende sposarla forse...
La Genesi dell’Opera
Il bugiardo" viene messo in scena dalla troupe di Girolamo Medebach prima a Mantova, poi a Milano; in autunno approda sul palcoscenico del Teatro di San Angelo a Venezia, ottenendo un buon successo.

Nella prefazione all'edizione Paperini (1753) Goldoni precisa con cura i modelli d'ispirazione: lo fa per sfuggire all’accusa d’"impostura", che suonerebbe incoerente all’interno di un lavoro contro l'inganno. Pur ispirandosi al "Menteur" (1642) che Corneille ha ricavato – a sua volta – dalla "Verdad sospechosa" (1630) di Alarcòn, Goldoni afferma di aver svolto l’intreccio in modo originale, adattandolo al gusto di un pubblico eterogeneo. Per dare "risalto" ad un carattere nefasto, lo oppone a quello di un "timido"; il congegno comico funziona per merito del fervore del bugiardo che, in balìa di un vizio assurdo, non sa fare a meno di enunciare una falsità dopo l’altra, con una fecondità tale "che una ne suol produr più di cento, e l’une han bisogno dell’altre per sostenersi".

Lelio non inventa sopra il nulla, ma cerca sempre un sistema di riferimento. Ecco allora che la sua mania, quello che gli altri giudicano un vizio, somiglia più ad un'arte insuperabile praticata da chi sa dosare le rivelazioni, tenendo celato sotto forma di "arcano" l'oggetto delle sue attenzioni; ad esempio: chi sarà fra le due figlie del Dottore la prescelta? Basterà che Arlecchino gli sussurri in segreto il nome delle sue interlocutrici, perché il mentitore compia un balzo in avanti nel delirio della seduzione; è un guizzo che serve a dargli l’ebbrezza dell’avventura, quella che sta per iniziare sulla scena.

Lelio stabilisce da sé quali siano le doti necessarie a chi vuol godere i benefici del mondo e le "spiritose invenzioni" risultano innocue, visto che sono adoperate per un fine amoroso. Eppure, c'è una zona oscura nel mentire del giovane, laddove, approfittando dell'ingenuità di un anonimo dispensatore di serenate e di doni, Lelio se ne appropria, spostandosi pericolosamente nella zona del furto. Ben al di là di tale macchia, però, la commedia finisce per esaltare le doti del mentitore: "Par che ti me conti un romanzo", dirà a un certo punto Pantalone al figlio.

Last Minute: i biglietti in vendita alla Rinascente
È in pieno svolgimento la sperimentazione della vendita di biglietti last minute al desk all’interno della Rinascente di piazza della Repubblica (4°piano – dal martedì al sabato 13.00/19.30 info 055.292508), gestito dal Teatro della Pergola in nome e per conto dell’Associazione Firenze dei Teatri.
Ogni giorno dal martedì al sabato, a partire dalle ore 16.00 e fino alle 19.00, saranno disponibili i biglietti della Pergola rimasti invenduti per lo spettacolo della sera stessa con una forte riduzione (fino al 50%).

L’offerta è ovviamente legata alla disponibilità di biglietti, e sarà disponibile esclusivamente presso il desk Rinascente.
In un prossimo futuro questo servizio potrebbe essere esteso anche agli altri teatri fiorentini.

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