"Teodia" con Franco Branciaroli lunedi 27 ottobre (ore 21.15) al Teatro Manzoni a Calenzano per "Autrici A Confronto"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 ottobre 2003 13:59

Teodìa, «monologo interrotto», è la tirata teatrale d’un attore che declama le proprie ragioni disponendosi a officiare un sacrificio teologico: consegnare alla morte una figlia in coma irreversibile, interrompendo i sinistri rituali dell’accanimento terapeutico; ma una povera donna e un enigmatico gatto frantumano con l’irruzione della pietà la delirante performance.
Ludovica Ripa di Meana è nata a Roma l’11 febbraio 1933.
Ha lavorato nell’editoria, nel giornalismo, nel cinema e in televisione (si ricordano un grande ritratto-intervista di C.

E. Gadda realizzato nel ’72, e nei primi Novanta, la serie degli «Intrattabili»).
Ha scritto per Adriano Celentano Il paradiso è un cavallo bianco che non suda mai (Sperling & Kupfer, 1982), e, per Federico Zeri, la rielaborazione di cinque lezioni d’arte: Dietro l’immagine (Longanesi, 1987). Da una lunga conversazione con Gianfranco Contini ha ricavato le pagine di Diligenza e voluttà (Mondadori, 1989).
Ha pubblicato tre romanzi in versi La sorella dell’Ave (Camunia, 1992), Rosabianca e la contessa (Camunia, 1994), Marzio e Marta (Il Saggiatore, 1998).
Per il teatro, oltre ai quattro monologhi di cui fa parte anche Teodia, ha scritto una commedia: Andiamo, e una tragedia in versi: Kouros (Aragno editore, 2002), che ha vinto il Premio Viareggio per la poesia 2002.

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