Acque minerali: al via una nuova legge
Biodiversità, definiti 156 "Siti di importanza regionale"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 settembre 2003 12:00
Acque minerali: al via una nuova legge<BR>Biodiversità, definiti 156

FIRENZE - Funzioni amministrative decentrate, riordino e razionalizzazione delle concessioni e dei canoni, regolamentazione degli aspetti igienico sanitari. Queste, in sintesi, le principali novità della proposta di legge regionale su acque minerali, di sorgente e termali che la giunta ha approvato nella sua ultima seduta. Il provvedimento, che sarà presto all'esame del consiglio, è destinato a sostituire la legge attualmente in vigore colmando alcune lacune e intervenendo in modo integrato sugli aspetti economici e sanitari della materia.
La prima novità riguarda le funzioni amministrative che, fino ad oggi, venivano esercitate dalla Regione in forma centralizzata.

La nuova legge prevede il trasferimento ai Comuni di tutto ciò che riguarda permessi di ricerca, concessioni, autorizzazioni igienico sanitarie. I Comuni toscani interessati da concessioni di sfruttamento di acque minerali e termali sono in tutto 52. La legge introduce inoltre innovazioni nella disciplina delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti, sulla vigilanza igienico sanitaria e sull'armonizzazione delle funzioni comunali. Uno degli aspetti più critici dell'attuale normativa è infatti quello dei canoni a carico dei concessionari, che oggi appaiono non proporzionati ai benefici economici che derivano dallo sfruttamento della risorsa.

Il provvedimento varato dalla giunta interviene consentendo ai Comuni di graduare l'applicazione secondo le quantità utilizzate, i valori di mercato, la qualità e le tipologie d'uso delle acque minerali e termali. Una riduzione del canone è prevista, fra l'altro, per l'imbottigliamento in vetro e per le acque termali utilizzate per cure convenzionate con il servizio sanitario nazionale. Si prevede inoltre che le risorse derivanti dai canoni siano impiegate in iniziative a beneficio del territorio interessato dalla concessione.


La razionalizzazione investe anche la natura delle concessioni: vengono eliminate quelle senza termini di tempo (la validità è fissata a un anno dalla doata di pubblicazione della legge, poi il Comune provvede al rinnovo con procedura di evidenza pubblica) mentre quelle a titolo perpetuo sono confermate per la durata di venti anni.
La Regione continuerà a provvedere al monitoraggio dello sfruttamento delle risorse idriche con l'obiettivo di tutelare il patrimonio toscano di acque minerali di sorgente e termali.

Sarà compito della Regione promuovere un uso sostenibile di questa risorsa, valorizzandone il contesto ambientale e idrogeologico.
"Il nuovo testo - spiega l'assessore alle attività produttive Ambrogio Brenna - rappresenta una razionalizzazione della materia e una semplificazione delle procedure amministrative. Per la prima volta, inoltre, la Regione si dota di una disciplina in materia igienico sanitaria che si ritrova nel testo perfettamente integrata con il resto della normativa. Tutto questo ci permetterà di avere una corretta gestione delle nostre risorse idriche, di valorizzare al meglio questo importante patrimonio sia dal punto di vista economico che da quello sanitario, turistico e ambientale, inserendo queste attività in una prospettiva di sviluppo sostenibile dell'intero territorio toscano".

La perimetrazione di dettaglio di ben 156 Siti di importanza regionale, per una superficie complessiva di oltre 312 mila ettari.

E' quanto ha approvato la giunta regionale, su proposta dell'assessore all'ambiente Tommaso Franci, completando così un passaggio di grande rilievo per l'attuazione delle direttive comunitarie in materia di tutela della biodiversità e per la protezione di specie e di habitat rari o in pericolo di estinzione. "Con questo provvedimento - spiega Franci - abbiamo individuato in dettaglio quegli ambiti territoriali di elevata naturalità che hanno mantenuto viva la loro struttura originaria e nei quali permane una corretta ed equilibrata integrazione fra le attività dell'uomo e i processi naturali.

E' un passaggio che ci consentirà di agire più concretamente per la conservazione di specie e di habitat, proprio attraverso la tutela di queste aree, in cui saranno adottate specifiche misure di protezione". L'elenco oggetto della delibera comprende sia le aree destinate a far parte della rete ecologica Natura 2000 - istituita dall'Unione europea per organizzare un sistema coordinato e coerente di aree destinate alla conservazione della diversità ecologica - sia 21 siti di importanza regionale che, in questa prima fase, non saranno compresi nella Rete europea.

L'atto approvato dalla giunta è passato adesso all'esame del consiglio, per l'approvazione definitiva, concludendo un percorso avviato con la legge regionae 56/2000 ("Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e delle faune selvatiche"). In questo modo si pongono importanti condizioni per tutelare sia specie molto note - come il lupo, l'aquila reale, il falco pellegrino, il fenicottero, il gabbiano corso, le tartarughe marine - che moltissime altre, sia di fauna che di flora, praticamente sconosciute ai non addetti ai lavori.

Si tratta per lo più di specie di piccole dimensioni, piante erbacee, invertebrati, pipistrelli, spesso presenti in pochissime aree del territorio regionale, alcune delle quali addirittura esclusive di una cima montuosa o di una piccola isola, come il fiordaliso del Monte Borla (che è presente, nel mondo, solo in un’area di poche centinaia di metri quadrati nelle Alpi Apuane), alcuni Limonium, piante tipiche delle scogliere e dei terreni salmastri, esclusivi di singole isole (come Pianosa) o isolotti (le Formiche di Grosseto), svariati insetti che si ritrovano solo in poche grotte o in una sola, come i Coleotteri del genere Duvalius.


Molti anche gli habitat, cioè i tipi di ambienti, da tutelare, dalle praterie sommerse di Posidonia ai boschi di leccio e di sughera, dalla vegetazione delle dune alle praterie di alta quota. Nella legge regionale, in particolare, sono stati inoltre elencati alcuni habitat peculiari della Toscana o almeno del centro Italia, come le “biancane” delle Crete Senesi e i ghiaioni rocciosi delle Alpi Apuane.
Ricordiamo, che solo per quanto riguarda le specie, la banca dati Renato segnala per la Toscana 124 specie in pericolo critico, delle quali 108 di flora (come il trifoglio acquatico comune, il garofano, il cisto laurino, il salice erbaceo, la genzianella stellata, la salvia nemorosa, l’erba vescica, il giunco natante), 1 di molluschi, 5 di insetti, 1 di rettili (la tartaruga comune di mare), 7 di uccelli (tra cui il tarabuso, il piccione selvatico, il fraticello e l’ortolano) e 2 di mammiferi (la lontra e il gatto selvatico) e 123 specie in pericolo, delle quali 83 di flora (come ad esempio il crescione dei Pirenei, il ribes multifloro, la cicerchia gorgonio, il cardo appenninico, l’asparago amaro), 4 di molluschi, 5 di insetti (tra questi la farfalla Apollo), 5 di pesci (come il cavedano dell’Ombrone e lo spinarello), 1 di rettili, 15 di uccelli (tra cui la berta minore, il falco di palude, la pernice rossa, il gabbiano corso) e 10 di mammiferi (segnaliamo la lepre italica, il topo quercino, la puzzola e la martora).

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