Al meeting di Firenze sull’acqua la “Carta per il futuro dell’acqua, bene comune”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 marzo 2003 07:26
Al meeting di Firenze sull’acqua la “Carta per il futuro dell’acqua, bene comune”

FIRENZE- "Bisogna capire che l'acqua non è una risorsa illimitata, semmai è una risorsa che si rinnova entro certi limiti, ma solo se riusciamo a ridurre l'inquinamento e a sprecarla di meno. Anche per la Toscana, del resto, nonostante i risultati positivi raggiunti in questi anni bisogna ancora avanzare sulla strada della gestione sostenibile, in particolare in quelle realtà interessate dal fenomeno della salinizzazione o da un rilevante abbassamento della falda. E' stato calcolato che per i servizi di distribuzione, fognatura e depurazione siano necessari investimenti nei prossimi 20 anni per circa 2.500 milioni di euro".

Questo quanto ha voluto sottolineare l'assessore all'ambiente Tommaso Franci, che ieri mattina ha aperto al Teatro della Compagnia i lavori del meeting "L'acqua bene comune - L'esperienza della Toscana", organizzato dalla Regione alla vigilia del Forum mondiale sull'acqua che si svolgerà a Kyoto dal 16 al 23 marzo.
Un appuntamento mondiale a cui la Toscana, così come ha già fatto al vertice sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg, parteciperà con una sua delegazione e con una serie di proposte autonome, a partire dalla "Carta per il futuro dell'acqua, bene comune", la cui bozza è stata illustrata proprio nel corso dei lavori del meeting.

Il documento, tra le altre cose, sancisce che l'acqua non è un "prodotto commerciale", ma un "bene comune": "ogni persona ha pari diritto all'acqua per i propri bisogni basilari, mentre non ha diritto a consumare quantità d'acqua tali da impedire ad altri di godere del medesimo diritto". La Regione Toscana si impegna dunque ad attuare politiche pubbliche per l'acqua, definite di concerto con gli enti locali e con i soggetti sociali ed economici interessati, che abbiano per obiettivo, tra le altre cose, il riconoscimento in tutti gli atti costitutivi delle istituzioni del diritto umano dell'accesso all'acqua, la protezione dell'acqua quale bene comune, la priorità del consumo umano negli usi dell'acqua, la sostenibilità ambientale nel prelievo e nella restituzione dell'acqua, la definizione del giusto valore dell'acqua.
Impegni in cui si concretizzerà quello che ormai si può definire un vero e proprio "modello toscano": un modello che rifiuta la strada di una privatizzazione senza principi e senza regole, ma che punta semmai ad una attenta e controllata liberalizzazione della gestione - non della proprietà - dell'acqua, con la definizione di tariffe che, nel rispetto del principio del libero accesso per il consumo umano, consentano comunque di "liberare risorse pubbliche per investimenti sociali e per agevolare l'accesso all'acqua della popolazione più disagiata".

La Carta, che sarà oggetto di discussione e poi di esame da parte del Consiglio regionale, farà parte dei contributi che la Toscana porterà a Kyoto, assieme alla pubblicazione bilingue "La Toscana e l'acqua" e a un'opera di animazione - proiettata questa mattina per la prima volta, opera del disegnatore Joshua Held nell'ambito di un progetto di Michael March Fantacci - che illustra in maniera poetica il dramma dello spreco dell'acqua.
L’impegno della Toscana per la tutela e la salvaguardia della risorsa acqua prende corpo con la presentazione, da parte del presidente Claudio Martini, della “Carta per il futuro dell’acqua”, una sorta di statuto per affermare il diritto di tutti a questo bene essenziale, non commercializzabile, patrimonio da difendere in qualsiasi modo.

“L’acqua è un bene comune – ha affermato Martini presentando il documento, in occasione del meeting fiorentino – e come tale va preservato e tutelato. Io credo che questa esigenza, in futuro, diverrà la vera priorità e questa carta vuole sancire alcuni principi imprescindibili per proteggere questa risorsa preziosissima”.
Il presidente si è soffermato principalmente sul valore pubblico dell’acqua, bene che appartiene all’intera umanità, e sulla impossibilità di sottoporla alle regole del commercio.

“Noi, parlo della nostra regione, non cederemo mai la proprietà delle risorse idriche. Crediamo semmai che sia possibile trovare delle intese con soggetti privati che, attraverso le proprie conoscenze e mezzi, siano in grado di permettere una gestione efficace ed efficiente dell’acqua da destinare a tutti i cittadini”. Infine Martini ha ribadito uno degli impegni concreti assunti dalla Regione Toscana a favore dei paesi più disagiati: “Abbiamo deciso di destinare un centesimo di euro per ogni metro cubo di acqua consumata in Toscana.

Alla fine di ogni anno dovrebbero essere messi a disposizione circa un milione di euro da destinare alla costruzione di opere idriche nei paesi del terzo mondo”.
La Toscana, per quanto concerne il consumo e l’uso delle risorse territoriali e ambientali, entra di diritto in quello che comunemente viene definito il “Nord del mondo”, ovvero a quel 15 per cento di popolazione mondiale che per avere acqua potabile deve solo aprire il rubinetto di casa. Eppure anche qui non mancano i problemi di impoverimento delle falde idriche, di siccità e salinizzazione, da una parte, e di sprechi dall'altra.
Attualmente in Toscana l’acqua a disposizione viene impiegata per usi civili per il 29%, nelle attività industriali per il 52% e per usi agricoli e zootecnici per il restante 19%.
Uno dei problemi più importanti legati alle risorse idriche riguarda la depurazione.

Per calcolare il cosiddetto “carico inquinante totale” gli esperti ricorrono al concetto di “abitanti equivalenti” (AE). Utilizzando questa unità di misura, è possibile affermare che una mucca produce un carico inquinante pari a 8,16 abitanti, un suino pari a quasi 2 abitanti, un pollo pari a un quinto di abitante.
Il carico inquinante potenziale in Toscana è pari a circa 12 milioni di abitanti equivalenti, su una popolazione effettiva di quasi 3 milioni e mezzo. Di questi 12 milioni, senza tenere conto del settore agricolo e zootecnico, che ha proprie forme di smaltimento, il sistema depurativo toscano è in grado di soddisfare le esigenze di circa 8,9 milioni di abitanti.

Questo grazie a 10 grandi impianti che garantiscono il 43% della capacità depurativa e ad altri 176 di dimensioni minori, in grado di far fronte al rimanente 57%. Dal bacino dell’Arno proviene il maggior contributo in termini di inquinamento idrico, circa il 60% del totale.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento, si calcola che, nella nostra regione, per soddisfare la richiesta per i vari usi, vengano prelevati 438 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Di questi il 73% proviene da pozzi o da sorgenti, il 25% da corsi d’acqua ed il restante 2% da laghi ed invasi.

Ad oggi si stima che in Toscana ci siano circa 250.000 pozzi ma per venire incontro ai problemi legati al consumo è stato avviato il monitoraggio di altri 316 pozzi e 72 sorgenti. Allo stesso tempo la Regione si pone l’obiettivo della riduzione dei prelievi in quanto un eccessivo sfruttamento degli acquiferi influisce sulla qualità delle falde e sulla loro disponibilità futura.
La distribuzione avviene attraverso una rete di acquedotti lunga quasi 25mila chilometri in grado di servire il 93,9 % della popolazione.

Va tuttavia evidenziato l’inefficienza del sistema di trasporto: circa il 40% dell’acqua immessa in rete viene infatti persa per strada. Gli Ato (ambiti territoriali ottimali) sono gli organismi introdotti con la legge regionale n. 81 del 1995 (recependo la legge n. 36 del 1994, “Disposizioni in materia di risorse idriche”) destinati a gestire il fabbisogno idrico toscano. La creazione degli Ato assolve all’importante compito di riorganizzare il servizio idrico integrato, inteso quale insieme dei servizi pubblici e privati di captazione, adduzione e distribuzione delle acque a uso civile, di fognatura e depurazione dei reflui allo scopo di consentire una gestione ecologicamente sostenibile della risorsa idrica.

La Regione Toscana è stata una tra le prime in Italia ad attuare la legislazione nazionale individuando 6 Ato: Toscana Nord, Basso Valdarno, Medio Valdarno, Alto Valdarno, Toscana Costa, Ombrone. Alla fine dell'intero processo di attuazione della riforma, da circa 300 gestori dei servizi si passerà a 6 gestori.

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