Promossa in Ungheria dal Ministero per il Patrimonio Culturale Ungherese, dal Ministero dell’Economia e dei Trasporti e dal Ministero per l’Educazione, presentata in Italia dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dal Ministero degli Affari Esteri, la mostra è organizzata dalla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti in collaborazione con la Galleria Nazionale di Budapest, e si inserisce nel ventaglio di manifestazioni di Hungarofest, la stagione della cultura ungherese in Italia.
In occasione della Stagione della Cultura Ungherese in Italia, dal 4 ottobre al 5 gennaio 2003 Palazzo Pitti ospita 70 opere di artisti del bacino dei Carpazi che operarono fra il 1832 e il 1914.
Una produzione artistica contrassegnata da “un colorismo tutto ungherese”, che rappresenta una delle correnti più dinamiche dell’arte magiara del secolo diciannovesimo e ventesimo. Significativa la scelta di Palazzo Pitti come luogo d’incontro fra l’arte ungherese e quella italiana: nelle sale della Galleria d’arte moderna sono infatti esposte diverse opere della famiglia ungherese Markó, i cui membri costituiscono un collegamento forte fra l’arte dei due Paesi. Obiettivo della mostra è la divulgazione delle opere e degli artisti emersi in Ungheria mentre in Francia nasceva e si sviluppava la corrente impressionista.
Vengono esposte pertanto le opere più rappresentative della scuola ungherese di quel periodo, che comprende due tradizioni molto importanti: il realismo drammatico di Mihály Munkácsy e lo stile più leggero, impressionistico di Pál Szinyei Merse. I seguaci di queste due grandi correnti (Adolf Fényes, József Koszta, Károly Ferenczy, Béla Iványi Grünwald), gli artisti della colonia di pittori di Szolnok e Nagybánya, staccando con la concezione verista dell’arte e con la regola accademica, si proponevano di rappresentare l’istante fuggitivo attraverso tratti e contorni rapidissimi e una tecnica che riproducesse ciò che l’occhio vede.
I rappresentanti della nuova generazione – Béla Czóbel, Lajos Tihanyi, Sándor Ziffer, Csaba Vilmos Perlott - anche se influenzati dai maestri francesi, come Matisse e Gauguin, tenendo sempre presente l’arte del maestro ungherese, József Rippl-Rónai (che era uno dei più grandi pittori dell’arte moderna del Novecento), si proponevano di creare un mondo nuovo e sensibile pieno di colori e luci. Nella selezione ci sono anche i pittori che proprio con le loro opere eseguite in Italia hanno contribuito alla modernizzazione della pittura ungherese: apre infatti il percorso l’”Autoritratto fiorentino” di Sàndor Kozina.